Il cristiano è un sapiente che non sa. È uno assioma tratto dal libro dei Proverbi.
L’inizio della conoscenza è il timore di Dio”. Ma cosa significa “sapere” in termini cristiani?
Se vogliamo scomodare un detto di Paolo in Fil. 3:1-12, è vergata l’affermazione di Paolo secondo la quale ha considerato la sua sapienza “spazzatura” in relazione a quella che è la sapienza intorno a Cristo.
E qui noi dobbiamo soffermarci. Come si conosce Cristo?
Vi sono due modi di approccio quello intellettuale-speculativo, che è caldeggiato dai Liberali e da una buona fetta di Conservatori, soprattutto, di stampo calvinista, e quello “proletario”, ossia da compagini ecclesiali che vengono dal popolo, che non hanno alcuna dimestichezza con gli astrusi sillogismi filosofico-religiosi e letterari, dove si sottolinea solo la predicazione e la lettura evangelica senza abbeverarsi alla fonte del dio Apollo, dio della conoscenza, della musica e della poesia, di Ceo, dio dell’intelletto, di Atena, dea della saggezza.
A dire il vero, il mondo evangelico è diviso tra saccenti e sapienti ignoranti. I primi fanno uso della propria sapienza dotta, grazie a impegnativi studi accademici, attraverso cui il mistero di Cristo è “afferrato” grazie alla loro dotta capacità di penetrazione culturale. I secondi, invece, si insuperbiscono della loro ignorante sapienza, ossia non sanno, ma credono di sapere e toccare il cielo con un dito, illudendosi di afferrare Cristo con le emozioni e con esperienze estatiche.
Ma qual è il ruolo cristiano della cultura e della sapienza all’interno dell’esperienza cristiana? Paolo ci dà un grande spaccato di sapienza. La sapienza cristiana nasce dalla “follia”: bisogna essere folli, sbarazzarsi delle categorie culturali e pseudoculturali di fronte alla scoperta della Verità, ovvero di fronte all’esperienza “del bagliore divino sulla via di Damasco”. Ecco, il paradosso, l’intellettuale sarà un uomo saggio in Cristo se rivoluzionerà il suo sapere e lo fonderà sul fondamento della comunione con Cristo. Qui, si richiede un grande atto di umiltà e di umiliazione, ossia l’intellettuale che sa molte cose, ma si illude di conoscere Cristo, quando conosce Cristo cestina le categorie filosofico-scientifiche e letterarie che lo hanno mosso fino a quel momento, reinterpretandole alla luce della Rivelazione divina.
Allo stesso modo l’ignorante, che crede di essere “intellettuale”, brucerà nel rogo dell’immondizia la sua presunta, illusoria conoscenza, valorizzando la sapienza umana in termini cristologici, faticando a leggere non solo la Scrittura, ma anche i classici greco-latini, gli scritti filosofici, i saggi storici, i classici letterari, gli scritti scientifici.
Il detto socratico, “so di non sapere”, è ben illustrato qualche secolo prima dalla sapienza biblica: “Il Cristiano è un sapiente che non sa”…
Paolo Brancè | Notiziecristiane.com
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