La sfida al desiderio, tra psicologia e cristianesimo per un sano ben-essere

Da sempre la pubblicità sfrutta i nostri desideri anche quando non vi è una reale necessità. Il desiderare fa parte dell’attività psichica, ma quando questa normale attività è sfruttata dai poteri forti di una macroeconomia, dal marketing, da persone autoritarie ha il controllo sulla nostra libertà interna. Questi poteri trasformano il desiderare in stato di bisogno e la frittata è fatta, siamo governati dal nostro stesso IO.

Il Bisogno, è un qualcosa di fondamentale, spesso parte dalle funzioni corporali come una spinta interna, una pulsione; mangiare, bere, dormire, scaldarsi, la sessualità. Serve a regolare l’omeostasi interna dell’organismo. Una volta raggiunto l’organismo riprende il suo equilibrio interno rotto dalla tensione del bisogno. Il Desiderio, invece è un qualcosa che può essere superfluo, sebbene provochi tensione mentale. Non è una mancanza che sta nel corpo, ma è un vissuto, un processo, un’azione psichica. Si può avere il bisogno di mangiare una caramella per far salire la glicemia, ma si può desiderare una caramella anche quando non vi è bisogno di far salire la glicemia. Ecco la differenza. Un autentico bisogno va soddisfatto, il desiderio può essere controllato ed è su questo punto che sin dalle origini, l’antropologia biblica pone un accento significativo. Tutto Il decimo comandamento afferma: “Non concupire la casa del tuo prossimo; non concupire la moglie del tuo prossimo, né il suo servo, né la sua serva, né il suo bue, né il suo asino, né cosa alcuna che sia del tuo prossimo” (Esodo 20:17). Il termine “concupire” è un’espressione arcaica delle antiche scritture, che significa non soltanto desiderare, ma desiderare con passione, bramare, bruciarsi dal desiderare. Dio smaschera così questo nemico crudele della serenità umana con l’imperativo “non concupire”, non desiderare con passione, non bramare illegittimamente. Attenzione si potrebbe pensare che la cultura biblica inviti alla negazione del desiderio, tutt’altro, invita a distinguere i buoni e i sani desideri e la funzionale azione di essa. Difatti si consiglia, nella cultura biblica, di non rifiutare la felicità che deriva dal desiderare cose legittime: “Non privarti di un giorno felice; non ti sfugga alcuna parte di un buon desiderio” (Sir. 14,14). Emblematica è la differenza con la tradizione buddista, per il quale lo stato di perfetta felicità si ottiene con la soppressione di tutti i desideri affermando che l’origine dei mali è il desiderio, nelle nobili quatto verità buddhiste; Nel pensiero cristiano, diversamente, si afferma che il desiderio va orientato verso cose legittime, non peccaminose, come per esempio desiderare ardentemente di uscire dal marasma della morte spirituale. Contrario alla logica della materialità che spinge a desiderare ciò che non è legittimo e funzionale, ciò di cui non si ha una reale necessità come tratteggiato dalla teoria dello psicoanalista Erich Fromm (1900 –1980) circa le “qualità umane autentiche” che sono legate alla soddisfazione di 5 bisogni psicologici umani Bisogno di relazioni/intimità; 2 – Bisogno di trascendenza; 3 – Bisogno di radicamento; 4 – Bisogno di un sistema di orientamento; 5 – Bisogno d’identità).

Ma per ben chiarire come controllare la logica che ci rende schiavi di noi stessi, delle nostre passioni, dei nostri desideri è necessario partire dalla definizione di salute perché è un dato di fatto che l’epoca della tecnologia e della scienza si accompagna all’epoca della insoddisfazione.  Nel ’48 l’OMS (organizzazione mondiale della salute) indicava la Salute come “uno stato di completo benessere fisico, mentale, psicologico, emotivo e sociale”. Con le nuove conoscenze, dal 2011, la nuova definizione di SALUTE, da parte dell’OMS, viene indicata come “la capacità di adattamento e di auto gestirsi di fronte alle sfide sociali, fisiche ed emotive”.  Come si può notare, nella nuova definizione emerge il concetto di Sfida. Sfidare sta per contrastare, combattere, ma cosa? In primis l’immagine di se, siamo quello che siamo nella nostra essenza o ciò che appare di noi? Abbiamo la nostra identità o oscilliamo tra il conformismo e il totalitarismo? E poi la sfida della sessualità a buon mercato, oramai noto a tutti la politica gender. La sfida al narcisismo in una società che cura l’immagine (istagramm e tv talk show), il mi piace, che fa presa sull’immagine.

Ma il cristiano sa che la grande sfida è il senso di vuoto per una vita piena e vincitrice perfino sulla morte. Per il professionista della salute mentale è una chiara identità, senza la quale l’uomo si sente perso, senza uno scopo nella vita; manca anche di direzione. L’uomo è fatto a immagine e somiglianza di Dio, questa la base dell’identità per l’antropologia cristiana, ecco perché il salmista recita «Che cos’è l’uomo perché te ne curi?» (salmo 8).

Chi è allora l’essere umano? e una realtà Fisica – Psichica – Spirituale.

Della realtà fisica e psichica sappiamo molto dalla scienza. Il corpo è regolato da processi bio-fisiologici, mentre la psiche da processi psicologici, entrambe realtà si inter-influenzano; parliamo di psicosomatica. Ma sulla realtà spirituale l’uomo del terzo millennio difetta, ha paura perché si ha sempre timore di ciò che non si conosce, dell’ignoto.  O forse perché non si vuole vedere la verità? quella che rende liberi e non schiavi di se stessi: «Conoscerete la verità e la verità vi renderà liberi» (GV 8,31). Il dato certo è che il potere, la forza, il coraggio, la capacità del governo del desiderare illegittimo è nella dimensione spirituale. E’ in essa che si annoverano le capacità di prendere distanza, la volitività, la trascendenza, la resilienza (scientifica) la forza d’animo comunemente detta in ambito spirituale. (Riccardi P., Ogni vita è una vocazione, per un sano ben-essere, Ed. Cittadella Editrici, 2014).

Il discorso della spiritualità, che tanto ci fa paura ci riporta all’interiorità per portare ad una perfetta maturazione l’uomo nascosto nel cuore; (inconscio, inconsapevolezza corpo-psiche, dimensione fisica e psicologica ecc..).Ab exterioribus ad intima, ex intimis ad Deum” (Dalle realtà esterne a quelle profonde e dalle realtà profonde a Dio). (S. Antonio Maria Zaccaria). Con questa sintesi si profilano le tappe del percorso spirituale che diventa anche percorso di crescita. Per passare dall’esteriore all’interiore il primo passaggio è il distacco dalle cose terrene perché «là dov’è il tuo tesoro è il tuo cuore» (Mt 6, 19-23). Allora chiediamoci da cristiani, quale è il proprio tesoro? Forse l’immagine idealizzata di se stessi? il proprio apparire, la propria sessualità? Il proprio desiderare illegittimo.

Entrare nell’interiore significa imboccare la via del cuore dove le esperienze e le vicissitudini della vita ci aprono alla conoscenza del vero se autentico. Quel se che fa schiarire da dentro il proprio tesoro. Cardine della vita spirituale è allora l’attitudine alla rinuncia o giusto distacco, (P. Riccardi, Psicoterapia del cuore, e Beatitudini ed. Cittadella 2017). «Così chiunque di voi non rinunzia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo». (Lc 14,33).

Principio psicologico della rinuncia e del distacco, è il sapere orientare i propri desideri. Ora l’uomo deve riorientare la usa natura, di immagine e somiglianza, attraverso il governo del desiderare (epitymia) Dio nell’uomo. Questo contribuisce alla salute psicofisica e spirituale. L’uomo di oggi che fa? Sposta il desiderio/desiderare sulle cose sensibili, venendo preso da un aspetto carnale per se stesso, amore di se: PHILAUTIA, trae da se stesso, attraverso i sensi del corpo e della psiche il «piacere». Amore di se, esaltazione della immagine, cultura dell’apparire sono le nuove sfide psicologiche dell’uomo del terzo millennio.

Pasquale Riccardi D’Alise | Notiziecristiane.com

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