La statistica di Dio

Spesso si pensa a Dio nella sua sola accezione universale: Dio è nei cieli e osserva il mondo intero nel suo complesso. Una canzone di Cremonini dice di Dio “E’ troppo occupato a dipingere nuvole in cielo che  badare anche a me”…

Quando si vogliono studiare dei fenomeni per cui non è possibile rilevarne le caratteristiche su tutta la popolazione oggetto di studio si selezionano dei campioni di unità cioè delle sottopopolazioni di minori dimensioni; le caratteristiche vengono rilevate su tali campioni e i risultati vengono estesi all’intera popolazione con una certa probabilità. Ad esempio se si vogliono conoscere gli usi e costumi principali degli uomini biondi che vivono in territori freddi si selezionano in modo opportuno alcuni uomini biondi abitanti in alcuni territori più freddi, si intervistano e si studiano le loro caratteristiche per poi poter riferire tali caratteri rilevati a tutti gli uomini biondi abitanti di tutti i territori freddi.

Alcuni potrebbero pensare che la bontà dei risultati ottenibili su un campione dipende unicamente dal numero di individui che costituiscono il campione, nell’esempio dal numero di uomini biondi scelti; in realtà non solo il numero è importante ma anche e soprattutto il modo in cui le unità campionarie vengono selezionate.

Secondo tale principio un campione fatto di 1.000 unità scelte con metodo appropriato ha maggiore attendibilità di un campione di 2.000 unità scelte con metodo non appropriato. Il metodo di selezione è legato alle peculiarità dell’ unità sia osservabili (ad esempio: dove vive, la famiglia cui appartiene, quanto è alto, quanto pesa, etc..) che non osservabili (ad esempio quanto l’individuo è propenso a farsi intervistare).

Ora, senza scendere nei dettagli tecnici dell’appropriatezza del metodo statistico di selezione delle unità che dipende dal fenomeno oggetto di studio, tutto questo discorso fa pensare all’importanza della particolarità delle unità che si associa alla numerosità.

Nell’analisi molti a uno infatti la statistica si connette perfettamente  alla mentalità di Dio smentendo ancora una volta l’esistenza del grande distacco, come affermato da alcuni, tra fede e scienza.

Così come la statistica, Dio è interessato ai molti ma anche ai pochi e alle loro caratteristiche, peculiarità. In Giovanni 3 troviamo infatti che “Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna.  Infatti Dio non ha mandato suo Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è giudicato; chi non crede è già giudicato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio”.  Possiamo vedere che l’amore di Dio è universale, Dio ha amato e ama il mondo, tutto il mondo, tutti gli uomini tanto da sacrificare suo figlio per tutti; nello stesso tempo Dio lascia liberi gli uomini di accettarlo e da qui ne deriva un campione del mondo che questa volta si autoseleziona e questo è il campione dei figli di Dio, la Chiesa di Cristo. Il desiderio di Dio è che tutti lo conoscano e lo accettino nel cuore ma egli definisce il libero arbitrio il criterio, il metodo di selezione, alla base dell’accettazione di Lui e del caratterizzarsi come figli di Dio. E allora Dio è interessato alla grandezza del campione dei suoi figli, perché appunto vuole che questo campione sia sempre più grande perché sempre più persone siano salvate, nonché alle peculiarità di ognuno di essi, in altre parole Dio ama tutti e ama tutti in modo personale e unico rispettando la libera volontà dell’uomo di diventare figlio e conoscere così l’amore del Padre. Ai suoi figli Dio dice: “Io ti ho amato di amore eterno” (Geremia 31), “Anche se i monti si allontanassero e i colli fossero rimosi l’amore mio non si allontanerà da te..” (Isaia 54), “Io pensavo a te prima ancora di formarti nel ventre materno”(Geremia 1), “Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati” (Luca 12), “Perché presso Dio non c’è parzialità” (Romani 2) etc..Dio si rivolge a ogni “tu” in modo unico e particolare proprio perché ha creato ognuno in modo così diverso ed è proprio la diversità che identifica l’unicità sta a cuore a Lui.

E’ bello pensare all’importanza dei numeri , all’insieme di unità, il campione di Dio e cioè la sua Chiesa la sua Sposa istituita e desiderata fortemente dal Signore e che è centrata in Cristo ed è bello pensare a ogni componente di essa come individuo rinato con Cristo e che si identifica in Lui e a ogni persona del mondo non credente che è comunque amata da Dio anche se non lo sa. E’ bello l’amore del Padre che, come la statistica, è sia universale, sia campionario, sia individuale.

Irene Rocchetti

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