MALDICENZA E CALUNNIA

Il chiaro insegnamento della Scrittura, dei Proverbi in particolare quella del pettegolezzo è diventata una triste abitudine anche in mezzo ai figli di Dio. Cosa penseremmo se qualcuno ci dicesse che fare della maldicenza o della calunnia è altrettanto grave quanto bestemmiare, rubare o tradire il proprio coniuge? E cosa dovremmo fare se fosse chiaro che questo “qualcuno” è Dio?

Definizioni chiare!

Si può partire dalle definizioni.

E`maldicenza il riferire agli altri, che non hanno nè il diritto nè il dovere di conoscere, delle azioni moralmente riprovevoli avvenute davvero, con nome e circostanze che permettono di identificare l’autore del male. La maldicenza fa torto a tre persone: innanzitutto a quella che parla, poi a quella di cui si parla, infine a quella che ascolta.

“…quando non c’è maldicente, cessano le contese” (Pr 26:20).

“L’uomo perverso semina contese, il maldicente disunisce gli amici migliori” (Pr 16:28).

Calunnia invece è quando si attribuiscono ad un innocente dei comportamenti cattivi mai avvenuti. Si intuisce la ragione del disordine che è proprio della calunnia. Una persona ha il diritto al proprio buon nome così che l’incrinare la stima è una ferita ingiustamente provocata.

“…chi sparge calunnia è uno stolto” (Pr 10:18).

“Non spargere voci calunniose e non favorire l’empio attestando il falso” (Es23:1)

“Trattieni la tua lingua dal male e le tue labbra da parole bugiarde” (SI 34:13).

Perchè un comandamento cosi perentorio da parte del Signore?

Ce lo spiega Giacomo: “La lingua è un fuoco, è il mondo dell’iniquita. Posta com’è fra le nostre membra, contamina tutto il corpo e, infiammata dalla geenna, da fuoco al ciclo della vita”
(Gm 3:6).

L’insegnamento è chiarissimo: la lingua è come un fiammifero acceso gettato in un pagliaio!
“E` meglio scivolare con i piedi che con la lingua” recita un vecchio proverbio armeno.

La maldicenza è peccato?

Supponiamo che vi confidassi che un vostro vicino ha un’amante e che sua moglie intende divorziare. “Che scandalo” pensereste. Infatti una situazione che comporta la diretta violazione della legge di Dio è davvero seria. Bisogna però chiedersi: avevo io alcun diritto a divulgare i problemi del mio vicino? Possiamo sentirci giustificati nel riferire a terze persone pettegolezzi, dicerie e commenti offensivi sul conto di qualcuno?

“Chi copre gli sbagli si procura amore, ma chi sempre vi torna su disunisce gli amici migliori” (Pr 17:9).

Se poi professiamo di essere cristiani, ci dobbiamo chiedere se al cospetto di Dio agire così non sia peccato. Gli sbagli non dovrebbero essere mai coperti dal silenzio, ma bisogna affrontarli secondo le indicazioni divine riportate nella Scrittura, portandoli all’attenzione di coloro che ne sono responsabili (Mt 18:15-17). Questo processo necessario sarà danneggiato dalla contaminazione che deriva da una maldicenza.

Molti saranno certamente d’accordo nel riconoscere che criticare e sparlare degli altri è una “brutta, abitudine” da evitare. Oggi, però, pochi sono disposti ad ammettere che lo spargere voci sia un peccato equiparabile all’adulterio e al furto. Eppure, agli occhi di Dio lo è!

Notate il chiaro insegnamento di Gesù sui pericoli insiti in comunicazioni negative e deleterie:”L’uomo buono dal suo buon tesoro trae cose buone; e l’uomo malvagio dal suo malvagio tesoro trae cose malvagie. Io vi dico che di ogni parola oziosa che avranno detta, gli uomini renderanno conto nel giorno del giudizio; poichè in base alle tue parole sarai giustificato, e in base alle tue parole sarai condannato” (Mt 12:35-37). Notiamo qui che le nostre comunicazioni con gli altri sono divise da Gesù in due distinte categorie: “cose buone” e “cose malvagie”. Non esiste una via di mezzo! In quale di queste due categorie fareste dunque rientrare il pettegolezzo e la maldicenza? Salomone lo rese chiaro con queste parole: “Chi va sparlando svela i segreti, ma chi ha lo spirito leale tiene celata la cosa” (Pr 11:13).

Vediamo quindi che la maldicenza non può essere considerata “un peccato minore” o una piccola mancanza da prendere alla leggera. Agli occhi di Dio la maldicenza è un “cosa malvagia”, cioè un peccato, perchè denota in chi la pratica una totale mancanza di amore e di preoccupazione per il prossimo.

I veri cristiani, coloro cioè che hanno ricevuto lo Spirito Santo di Dio (Ro 8:9) non hanno certa nessuna scusa per una condotta così dannosa. Alla conversione, infatti, Dio pone nel cuore di chi accetta la sua chiamata il suo amore stesso (Ro 5:5), unitamente al potere di frenare la lingua e di impedire gli eccessi (2Ti 1:7).

Giacomo mette a fuoco l’importanza del badare a quello che diciamo. Notate il suo semplice ed essenziale insegnamento: “Se uno pensa di essere religioso, ma poi non tiene a freno la sua lingua e inganna se stesso, la sua religione è vana” (Gm 1:26). Questa è un’affermazione straordinaria!

Noi possiamo considerarci “persone religiose” (cioè che frequentano regolarmente gli incontri di una chiesa, che pregano e che osservano molte delle leggi di Dio) eppure, se non teniamo a freno la nostra lingua, tutto ciò può risultare vano.

L. Caruso

Pierpaolo Ridolfi

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