Pastore o Pastora, alla luce della bibbia

Pastore o pastora? Dilemma ancora attuale e oggetto di contesa in ambito riformato, per cui cercherò di fare un esame equilibrato sulla tematica in semplicità.

Quand’ero ragazzo e, quindi, vivevo ancora in famiglia, assolvevo in maniera naturale al mio ruolo di figlio sottomesso ai genitori sino a quando non mi sono sposato. Divenuto adulto e unitomi in matrimonio con mia moglie, sempre in via naturale ho smesso di essere figlio per rivestire il ruolo di marito e padre. Poi, quando si diventa nonni, si adempie a questo compito in modo naturale per la cura e l’istruzione di figli e nipoti. Orbene, se Dio ha costituito in seno alla famiglia uguale responsabilità ma diversità di ruoli fra padre e madre, tra figli e genitori, tra marito e moglie, tutte figure comunque di pari dignità dinanzi al Signore ma non in opposizione gli uni agli altri, perché in ambito ecclesiale questa diversità viene osteggiata anziché essere accolta? Possibile mai che dal momento del Risveglio Pentecostale del 1906 (Azusa Street – California) e dalla Riforma Protestante del 1517 (Lutero) sino ai tempi nostri, il mondo evangelico avrebbe clamorosamente toppato laddove ha negato sino ad oggi alla donna i medesimi ruoli pastorali concessi all’uomo secondo 1^ Timoteo 3 e Tito 1:6? Possibile mai che il Messia medesimo non abbia esplicitamente delegato alla donna lo stesso ruolo degli uomini come conduzione di comunità cristiane, pur sapendo che poteva essere tacciato di eccesso di maschilismo? Va bene per i Leviti (tutti maschi), va bene per gli Apostoli (tutti maschi), ma quando si citano certi personaggi per avvalorare il pastorato femminile, ossia Ester, Deborah e le due Marie al sepolcro in Gerusalemme (Matteo 28:1), non si è abbastanza indagato sulle scritture perché tali esempi non reggono la tesi dell’eguaglianza di ruoli nella guida di una chiesa, ad eccezione delle funzioni esercitate dalle donne diaconesse e dalle profetesse. Ester rimase regina e moglie del re Assuero poiché fu lo zio Mardocheo a guidare gli ebrei, Deborah (Giudici 4:4) fu profetessa ma non assunse mai la conduzione del popolo d’Israele, pur avendo svolto il compito di giudice temporaneamente, e Maria Maddalena non fu incaricata di fare la donna-pastore alla resurrezione di Gesù: quindi? In verità, lo scambio dei ruoli maschili e femminili in ambito di chiesa, peraltro introdotto in alcune realtà evangeliche (Battisti, Valdesi, Luterani), è frutto della emancipazione della donna, circostanza che ha aperto le porte al modernismo e all’equiparazione dei ruoli in ogni campo: qualche esempio? Margareth Thatcher, britannica, nota come “lady di ferro” (è scomparsa nel 2013), l’attuale leader inglese Teresa May e la cancelliera tedesca Angela Merkel, nonostante siano diverse le donne al potere nella politica internazionale. Poi c’è la regina Elisabetta d’Inghilterra, la quale offusca del tutto la figura del marito Filippo, quantunque sia lui il Re di questa grande nazione. Ciò conferma come Elisabetta II, che è anche Capo Supremo della Chiesa Anglicana (.), abbia stravolto i ruoli non solo in ambito familiare ma anche in quello dignitario tanto da relegare il marito novantottenne in secondo piano. Poi ci sono le tante star femminili del cinema, dello sport, del lavoro, della musica e dello spazio (Samanta Cristoforetti), tant’è che sarà una donna ad andare sulla luna nel 2024 con la missione Artemis. Indubbiamente la donna, aiuto “convenevole” (Genesi 2:18) che svolge egregiamente funzioni equipollenti a quelli maschili (vedi nel campo sanitario), rappresenta una grande risorsa ma in ambito della comunità ella deve mantenere una posizione di sottomissione al conduttore: difatti, come la chioma le è data a segno di ornamento-velo e di autorità da parte del marito, così costei deve mostrare sottomissione a Dio nella stessa misura in cui Cristo è sottomesso al Padre (1^ Corinzi 11:3). E non penso di esagerare affermando che la preponderante realtà omosessuale abbia potuto trovare un sostegno morale anche in questa inversione di ruoli, laddove la donna, forse insoddisfatta dagli uomini, ha rivolto la sua attenzione verso persone dello stesso sesso analogamente agli uomini, delusi dalla donna e attirati da altri uomini. Per non parlare della teoria Gender, triste epilogo di questo disequilibrio nell’ordine costituito da Dio con la famiglia naturale formata da uomo e donna.

Noi non possiamo avere la presunzione di capire tutte le cose di Dio, ma l’ubbidienza resta una delle note caratteristiche del cammino cristiano, sia del credente vissuto al tempo del Primo Patto o Antico Testamento che di quello vissuto nel Nuovo Patto, ragion per cui invito il lettore a riflettere attentamente se lo scambio dei ruoli in assemblea non rappresenti un vero e proprio atto di disubbidienza e di ribellione verso Yavhè, invece che essere considerato come una nota di modernità al passo coi tempi.

Salvatore Di Fede | Notiziecristiane.com

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