Perseguitati nel nome di Gesù. Storie di ordinaria santità

images126-e1411731758403di Clemente Sparaco – 

Perseguitati nel nome di Gesù

Assistiamo, soprattutto ad opera dell’estremismo islamico, a un fenomeno persecutorio intenso, grave, metodico e ideologizzato.

Fratelli musulmani, Talebani, Al Quaida, Boko Aram alimentano catene di odio e di stragi, specie fra le minoranze cristiane dei paesi a maggioranza islamica. Da quando poi l’Isis (Stato islamico dell’Iraq e del Levante) ha costituito in Siria e Iraq una compagine territoriale, violenze e delitti sono stati perpetrati ai danni dei cristiani e di chi non si converte all’islam sunnita. Gli uomini vestiti di nero dell’Isis hanno prima contrassegnato le case dei cristiani con una N (araba), che sta per Nazareni, e poi li hanno cacciati da Mosul e dal nord dell’Iraq, dove dall’epoca degli apostoli comunità cristiane erano state sempre presenti. Molte donne sono state vendute come schiave. Molti uomini sono stati torturati e crocifissi in piazza. Il patriarca cristiano dei Caldei di Babilonia, monsignor Louis Sako, ha gridato al disastro umanitario.Le chiese sono occupate, le croci sono state tolte – ha dichiarato. Ci sono 100.000 profughi cristiani che sono fuggiti con nient’altro che i loro vestiti addosso, alcuni a piedi, per raggiungere la regione del Kurdistan“.

Ma le atrocità del “Califfato islamico” si stanno diffondendo ben oltre il Medio Oriente: in Repubblica centro-africana, Mali, Libia, Sudan, Mauritania, minacciando altresì i governi dell’Egitto e dell’Algeria.

Non meno efferate sono le azioni del gruppo islamista nigeriano Boko Haram, che si è reso responsabile in Nigeria di una carneficina quantificata in circa 4 mila morti e in decine di migliaia di feriti, sfollati, senza tetto. Ecco la descrizione delle loro incursioni, che ne hanno fatto alcuni testimoni sfuggiti alle violenze (fonte Reuters riportata su Tempi.it dell’11 settembre):

Dopo l’uccisione degli uomini (…) i terroristi bruciano o demoliscono tutte le chiese e obbligano le donne cristiane a convertirsi all’islam minacciandole altrimenti di morte. Finito il massacro, i terroristipiantano la bandiera nera jihadista con all’interno le parole scritte in lingua hausa “Allahu Akbar”, Dio è il più grande, su tutti gli edifici principali della città e comincia la vita di tutti i giorni sotto la nuova regola islamista”.

Esecuzione in Iraq – Da notare la serenità nel volto di quest’uomo che va incontro alla morte con la pace negli occhi

Tuttavia, anche a prescindere dalle crudeltà degli estremisti, le minoranze cristiane, deboli ed emarginate, sono generalmente discriminate nei paesi musulmani. In molti di essi l’impedimento alla pratica pubblica della fede cristiana è prevista dalla legge (chi recita il Padre Nostro ad alta voce è perseguito fino alla condanna a morte). In alcuni Paesi vige anche la proibizione della conversione al cristianesimo.

In particolare, in Arabia Saudita la legge vieta di praticare religioni non musulmane sul proprio territorio (negando ai tanti lavoratori immigrati provenienti da paesi asiatici e del Medio Oriente, cristiani e indù, di praticare la propria fede). Ne viene il divieto di costruire chiese. Ed è notizia del 9 settembre (fonte: Zenit.org 9/9/2014) che 27 indiani di fede cristiana sono stati arrestati dalla famigerata polizia religiosasaudita mentre pregavano in casa, con l’accusa di aver trasformato la loro abitazione in luogo di incontro e di preghiera (zona di Khafaja, in Riyad).

In Pakistan grazie alla legge antiblasfemia si può condannare a morte i cristiani. E’ il caso di Asia Bibi, che, condannata a morte per blasfemia con sentenza emessa nel 2010 da una corte del distretto diNankana, provincia centrale del Punjab, attualmente si trova in carcere.

Ma i cristiani sono perseguitati anche in Paesi non musulmani, come la Cina e l’India.

In Cina decine di milioni di cristiani praticano la fede di nascosto in piccoli gruppi chiamati chiese domestiche. In India le violenze degli estremisti indù sono incessanti e spesso i cristiani sono costretti aconvertirsi con la forza.

Storie di ordinaria santità

A completare il quadro delle persecuzione e del martirio, bisogna considerare i tanti missionari, che con la loro opera quotidiana testimoniano l’amore e vivono la parola fino al sacrificio della vita.

Qui vogliamo ricordare soltanto le tre suore saveriane Olga Raschietti, Lucia Pulici, e Bernardetta Boggian, trucidate a Kamenge, in Burundi il 7 settembre, per cui è stato ipotizzato il movente della rapina, che convince poco, viste le efferate modalità dell’esecuzione.

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Esse, che hanno servito Cristo e i fratelli nell’umiltà e nel silenzio, sono state così descritte da una consorella:

Lucia aveva dato con gioia tanti anni soprattutto nel servizio di ostetrica e infermiera, prima per dieci anni in Brasile e poi per ventitré anni in Congo; negli ultimi sette anni, in Burundi, a Kamenge, continua a vivere la gioia del dono in tanti semplici servizi di accoglienza e carità e nella preghiera. Olga per circa quarant’anni in Congo aveva vissuto nella gioia di stare in mezzo alla gente, nel servizio della catechesi, desiderosa di far conoscere a tutti Gesù e avvicinarli alla vita della Chiesa; anche ora, in Burundi, pur con le forze diminuite, era una presenza di accoglienza, compassione, amicizia; era felice di accompagnare qualche anziano nella preparazione ai sacramenti. Bernardetta era partita per il Congo nel 1970 trascorrendovi la maggior parte degli anni successivi, impegnata nella pastorale, soprattutto nella formazione della donna, nell’alfabetizzazione degli adulti, con una grande carica di umanità e una capacità di voler bene a chiunque la avvicinava”. (fonte: misionline.org – rubrica Il diario  del 15-9-2014).

Olga, Lucia e Bernardetta riescono a trasmettere, con la propria vita, una certezza lontana dalla scienza e dal bisogno di prove: la certezza della fede che si protende nella speranza e alimenta un amore tenace che non si lascia né vincere né deprimere. Esse, nella loro disarmante fragilità, ci additano la via per allontanare ansie e paure e superare la nostra mediocrità.

Fonte: Riscossa Cristiana

Tratto da: http://www.losai.eu/

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