Ciao mi chiamo Giuditta, ho 30 anni e quello che vi voglio raccontare è la mia storia.
Comincerei dal fatto che, a differenza d’altri, io sono cresciuta in una famiglia quasi tutta cristiana, quindi ho avuto una educazione sana fino a quell’età difficile dell’adolescenza. In quei tempi ero giovanissima, appena 14 anni, e conobbi Luigi, che a distanza di anni poi è diventato mio marito e padre dei miei figli.
Io ero, come tutte le ragazze di quell’età, giovane, fresca, immatura, e con tanta voglia di rompere le regole, infatti finita la scuola ho subito cercato la mia indipendenza lavorando. In quel periodo il mio unico scopo era quello di guadagnare più soldi possibile per poter comprare tutto quello che i miei non potevano permettersi. Nel frattempo compii i miei 18 anni e fu come se esplose una bomba interiore: mi sentivo adulta, indipendente e l’ultimo impedimento alla mia libertà era il mio fidanzato e dopo un po’ cambiando lavoro, mollai anche lui . Fu allora che cominciai a vivere “il mondo”. Andai a lavorare in un albergo importante e come tutti i posti di lavoro, trovai un ambiente non proprio adatto a me. Conobbi tante persone e formai una comitiva di persone senza limiti e freni da nessun lato. Lavorando sempre insieme, 10/12 ore al giorno, si creò un affiatamento e quella complicità ci faceva fare le più cose pazze che mai avrei pensato di poter fare nella vita . Cominciai a fumare erba: quello stato di rallentamento dei sensi mi piaceva e dal fumare una volta alla settimana passai a fumare sempre più spesso, quando andavamo a ballare. Poi cominciammo a frequentare un pusher e da li divenne ancora più facile procurarla e trovare anche altro. Tutto questo la mia famiglia non sei ne accorse mai anche se vedevano il cambiamento. Mai avrebbero pensato male di me, anche perché io ero molto brava a nascondere.
Il primo segnale che ho avuto da DIO che cercava di farmi capire che quella strada non era giusta, fu quando, tornando da una serata come altre dove si beveva di tutto e si fumava qualunque cosa e qualcuno sniffava pure, inevitabilmente avemmo uno spaventoso incidente con la macchina dove miracolosamente quasi tutti ne uscimmo illesi sotto gli occhi increduli delle persone che ci soccorsero quella notte. Solo un’amica a seguito dell’incidente dovette subire un’ intervento e gli impiantarono una placca d’acciaio che deve portare per tutta la vita. Ma ancora una volta voltai le spalle e continuai a vivere la mia vita senza Gesù.
Poi col passar del tempo incominciai a frequentare il mio ex fidanzato e di li a poco decidemmo di mettere su famiglia … Dopo qualche mese rimasi incinta di due gemelle e anche se fu uno scioc da paura perché avevo solo 20 anni, fummo felici. Ci fu ancora un avvertimento da parte di Dio nel momento in cui nacquero le gemelle, fu un susseguirsi di brutte notizie: le bimbe premature non respiravano come dovevano ed io dopo un po’ ebbi un’emorragia dovuta ad un infezione. Ma anche allora Dio mi regalo un’altra possibilità: a quei tempi pensavo che la scienza poteva guarire tutto ma non era così, ebbi bisogno dell’intervento di Dio.
Avendo messo su una bella famiglia, decisi di tornare a lavorare quando le bambine erano un po’ più grandi. E le cose sembravano andare bene: avevo costruito un equilibrio abbastanza solido con mio marito, avevo dei bei figli e il lavoro non mancava. Si stava benissimo ma il vuoto che avevo nell’anima si allargava sempre di più.
Io ho sempre avuto un carattere forte, ribelle, tenace, al di sopra delle regole. Mi sono sempre affidata solo a me stessa e diffidente verso gli altri, sicura di me. Ma proprio nel momento che tutto andava bene e avevo tutto quello che volevo dalla vita che è cambiato tutto al’improvviso. Rimasi incinta del mio ultimo bambino e mi crollò il mondo addosso. Il mio carattere cambiò: ero insicura, piena di paure; mi sentivo sola, depressa, triste, non avevo ne’ la forza ne’ la voglia di vivere. Fu il momento più brutto della mia vita: vivere ogni giorno con il senso di soffocamento. Mi sentivo strana, non ero più io. Capivo cos’era la depressione: quel male dell’anima che nemmeno la scienza può guarire. Dopo un po’ di tempo andai da un dottore a cui confessai il mio problema e mi diede dei psicofarmaci che presi per un po’, ma grazie a Dio smisi di prendere perché mi facevano stare peggio. In quel periodo avevo paura di andare nei supermercati, non facevo più la spesa, guidavo solo quando ero sola, per strada il traffico mi metteva tanta ansia forse troppa e mi venivano spesso gli attacchi di panico. Era una situazione che non riuscivo a controllare, mi sentivo impotente d’avanti a questa cosa che non riuscivo a spiegare a nessuno perché nemmeno io sapevo come mai mi stava succedendo. Sapevo che nessuno mi poteva aiutare e che come sempre dovevo fare tutto da sola e questo mi scoraggiava ancora di più.
Un giorno mi venne a trovare mia sorella Steffy e parlammo molto e mi disse: “Tu ora sei in un punto senza ritorno. Hai toccato il fondo e sai anche che c’è solo un modo per rimetterti in piedi. Devi chiedere aiuto a Colui che ti ha dato la vita. Solo quando avrai chiesto perdono a Gesù, nella tua vita tutto cambierà!“. Quelle parole ebbero dentro di me un effetto devastante perché fino a quel giorno pensavo il motivo per cui Dio non mi aiutava se era misericordioso come dicevano. Così qualche tempo andai in chiesa anche se non troppo convinta. Una sera mi inginocchiai d’avanti a Dio e chiesi perdono per i miei peccati ed chiesi di tornare a vivere con gioia e avere un senso nella mia vita. Mi ricordo che piansi tanto.
Quella sera tornando a casa mi sono sentita libera e questo è stato possibile grazie all’amore che Dio ha per me. Mi ha rialzato nel momento in cui non avevo più la volontà di vivere e solo oggi comprendo che se non avessi attraversato quel lunghissimo periodo non sarei tornata a Lui. Lo ringrazio perché quel giorno sono rinata e sono diventata una persona diversa.
Una persona migliore.
Giuditta di Capua
Tratto da: http://www.chiesaemmanuel.com/
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