Quando la mia vita è andata in frantumi, ho avuto bisogno di una Bibbia

“Non penso di potercela fare a sopportare questo dolore. Non vedo come”.

Ho sentito questa frase numerose volte, con tutta la disperazione che porta con sé.  L’ho detto anche io. Nella sofferenza o nel dolore, quando ogni giorno è sempre più difficile del precedente, senza poter vedere una fine, mi sono chiesta come avrei fatto a superare tutto questo, per non parlare di come avrei potuto trovare gioia e appagamento.

Anni fa, un’amica fidata mi ha offerto parole di saggezza che ha ricordato da Charles Spurgeon: “Una Bibbia che sta cadendo a pezzi di solito appartiene a qualcuno che non lo è”.

Nel mio dolore, mi ha detto di leggere la Bibbia e pregare. Mi ha esortato ad innamorarmi della Parola perché mi avrebbe aiutato a superare qualsiasi cosa.

Ho annuito, ma desideravo qualcosa di più. Un libro da leggere che mi avrebbe ispirato. Un sermone commovente da ascoltare. Qualche consiglio pratico da seguire. Una conferenza a cui partecipare. Una pillola da ingerire. Volevo sentirmi meglio il più velocemente possibile; le Scritture sembravano distanti e difficili, un’obbligo più che una fonte di aiuto.

Leggendo la Bibbia mi sentivo come se stessi mangiando del cartone: secco, difficile da deglutire e insoddisfacente. Nei momenti difficili mi sono allontanata dalla sua lettura, cercando invece “il pensiero del giorno” o una voce amica che mi avrebbe incoraggiata. Promettevano un sollievo più veloce delle pesanti e intimidatorie pagine di un vecchio libro.

Eppure, nonostante tutte le mie prove, niente ha avuto un impatto duraturo su di me come leggere la Bibbia.

Un aiuto vero

Quando mio figlio ancora neonato, Paul, è morto a causa dell’errore di un medico, ho smesso di leggere le Scritture perché ho sentito che non potevo avere fiducia in Dio. Ma quando finalmente sono tornata a Lui, ho trovato conforto nei salmi di lamentazione. Mi diedero parole quando non ne avevo, e quando le ripetevo a Dio, ero sorpresa dal loro potere nel cambiarmi.

Quando mi fu diagnosticata la sindrome post-polio, una condizione dolorosa che mi avrebbe potuto far diventare tetraplegica, compresi di nuovo le promesse di Dio. Lui sarebbe stato la mia forza e il mio scudo.

E poi dopo, quando mio marito mi lasciò a crescere da sola due adolescenti, non avevo nessun altro posto in cui cercare saggezza, conforto o speranza, ma sono andata alla Parola di Dio per ogni cosa di cui avevo bisogno.

Dopo qualche settimana, iniziai sistematicamente e regolarmente a leggere la Bibbia, compresi i libri dell’Antico Testamento che avevo sempre ignorato. Lessi intenzionalmente piuttosto che girare le pagine meccanicamente, sperando che qualcosa colpisse la mia attenzione.

Feci diventare il mio tempo con Dio una priorità piuttosto che svegliarmi sempre tardi e promettere di fare meglio il giorno dopo. Meditavo su quello che leggevo, scrivevo su un diario e ai margini delle pagine della Bibbia, attaccavo versetti alla mia bacheca. Chiedevo a Dio di rivelare se stesso, la sua volontà e la sua saggezza mentre leggevo. Ascoltavo, mi lamentavo e pregavo attraverso la Bibbia fino a quando il mio tempo con Dio diventò più come una conversazione che dei noiosi compiti a casa.

Cambiamenti reali

Leggere la Bibbia intenzionalmente e sistematicamente in quei mesi successivi al fallimento del mio matrimonio mi diede un’intuizione inaspettata: idee e incoraggiamenti che non avevo mai notato prima.

Durante la giornata pregavo il Salmo 119:25: “L’anima mia è avvilita nella polvere; ravvivami secondo la tua parola”, inserendo le promesse di Dio per il suo popolo e dichiarazioni di appartenenza a Lui. Ricordo chiaramente che una mattina lessi Isaia 30 e scrissi con cura i versetti 19-21:

Sì, o popolo di Sion che abiti a Gerusalemme, tu non piangerai più! Egli, certo, ti farà grazia all’udire il tuo grido; appena ti avrà udito, ti risponderà. Il Signore vi darà, sì, del pane d’angoscia e dell’acqua di oppressione, ma quelli che ti insegnano non dovranno più nascondersi; e i tuoi occhi vedranno chi ti insegna. Quando andrete a destra o quando andrete a sinistra, le tue orecchie udranno dietro a te una voce che dirà: «Questa è la via; camminate per essa!»”.

Quei versetti mi diedero nuovo vigore. Avevo bisogno di sapere che Dio stava ascoltando le mie grida e che avrebbe risposto. Desideravo sentire la sua presenza, e avevo bisogno di saggezza per le innumerevoli decisioni quotidiane, dall’essere genitore alle finanze.

Lo Spirito Santo dimora in tutti i credenti e può illuminare un passaggio a chiunque Lui scelga, che sia un cristiano appena convertito, un sofferente disperato o un santo maturo. Dio ci parla nella sua Parola, facendo ardere i nostri cuori dentro di noi mentre apriamo le Scritture (Luca 24:32).  L’autore ci cambia lentamente mentre leggiamo.

 Vero nutrimento

Dall’inizio delle mie sofferenze fino ad oggi, le Scritture sono diventate più preziose del cibo. Con Geremia posso dire: “Appena ho trovato le tue parole, io le ho divorate; le tue parole sono state la mia gioia, la delizia del mio cuore, perché il tuo nome è invocato su di me, SIGNORE, Dio degli eserciti” (Geremia 15:16). Ho sperimentato in prima persona la verità che “l’uomo non vive soltanto di pane, ma che vive di tutto quello che procede dalla bocca del SIGNORE” (Deuteronomio 8:3).

Sì, sono stato ispirata dai grandi sermoni, leggo blog commoventi, ascolto podcast profondi. Gli amici mi hanno detto la verità. Nessuna di quella saggezza comune, tuttavia, mi ha cambiato tanto quanto la Parola di Dio.

Quella manna inizialmente insipida divenne più dolce del miele (Salmo 119:103).  E più ne mangiavo, più cambiavo.  Era davvero il mio segreto per sopravvivere alle tempeste della vita. Le esperienze appariscenti e drammatiche che spesso ho cercato non sono durate e non hanno potuto sostenermi: è stato il lavoro quotidiano e ordinario della Parola che ha trasformato la mia vita.

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