di Elisabeth Elliot – La nostra speranza, spesso, è quella di essere risparmiati dalle difficoltà e dalle sofferenze, e sicuramente è legittimo pregare affinché lo siamo (“Non indurci in tentazione” è una preghiera che Gesù ci insegnò). Gesù stesso chiese al Padre di allontanare da lui il “calice”; Paolo pregò affinché fosse rimossa la sua “spina”. In entrambe le circostanze, la risposta fu no. Dio, però, non ha risposto semplicemente con un no e basta. Ha risposto con ciò che non era stato richiesto: la forza per resistere. Un angelo è stato immediatamente mandato nel Getsemani “per rafforzarlo” (Luca 22:43). Le sue sofferenze non finirono; infatti “essendo in agonia, egli pregava ancor più intensamente; e il suo sudore diventò come grosse gocce di sangue che cadevano in terra” (Luca 22:44).
Sembra che l’apostolo avesse delle sofferenze fisiche. Tale sofferenza fu chiamata “un angelo di Satana”, ed egli fece bene a chiederne la liberazione. La risposta, però, fu no, ma qualcosa di non richiesto fu elargito: la grazia. Ci fu abbondanza di grazia a dar forza a Paolo per resistere. Ciò che Dio ci dà, in risposta alle nostre preghiere, sarà sempre la cosa di cui abbiamo bisogno più urgente, e sarà sempre sufficiente.
Tratto da: http://www.chiesadiroma.it/
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