Scelte che contano, per una vita autentica

«Fate attenzione, oggi vi propongo la scelta tra vita e felicità da una parte, morte e sventura dall’altra» (Dt 30, 15).

Con queste parole del deuteronomio, il Signore propone un significativo avvertimento per l’uomo. Gli dice che può scegliere, determinare il proprio destino in libertà. Ma gli dice anche che la strada della felicità è di seguire la strada indicata: «Per questo oggi vi ordino di amare il Signore, vostro Dio, di seguire la sua strada e di osservare i suoi ordini, le sue leggi e le sue norme. Così vivrete…» (Dt 30 16). Dopo più di 3000 anni da queste affermazioni l’uomo moderno ne ha compreso il senso? Oggi c’è la tendenza a volersi sentire liberi, ma da cosa e per che cosa? Immensamente persi nella libertà, senza orientamento, scegliamo nella moltitudine della confusione. Spesso scegliamo e decidiamo per cose che non hanno valore perché abbiamo disimparato il senso del sacrificio. Dove tutto non è dovuto ma conquistato. Una certa cultura moderna ci ha abituati al tutto facile e gratis. Non siamo per niente disposti a pagare il prezzo per le cose che contano. Il più delle volte ci corrediamo di relazioni, di rapporti, di cose che nello zaino della vita sono nient’altro che peso e zavorra. Ci lamentiamo che siamo stanchi della vita. Forse lo siamo per davvero, se nello zaino ci sono più cose che non contano che quelle significative. Non mettiamo, nello zaino della nostra esistenza, le carezze, l’amore, il bene, la voglia di amicizia vera e autentica, il disinteresse, il non guardare all’altro con invidia e gelosia. Ma di certo ci mettiamo potere, arrivismo, prestigio e quant’altro ha a che vedere con la vita che non conta. E poi ci lamentiamo della noia, della depressione, dell’ansia, dell’insoddisfazione del vivere. Scegliere di non essere importante, ma di essere se stessi è quanto meno difficile, ma è una scelta che conta, perché oltre ad essere di valore nel presente si prefigura significativa per il futuro. Dopotutto, al rabbino, che in punta di morte è sorridente e felice, il discepolo gli chiede: «maestro proprio mentre stai per morire sorridi?». «Sì», risponde il maestro con un fil di voce: «perché dopotutto al cospetto Dio, non mi chiederà se sono stato Mosè ma semplicemente se sono stato me stesso». Inevitabile la riflessione.

E allora, nella nostra vita chiediamoci quante volte non siamo stati noi stessi optando per cose di poco conto.

Pasquale Riccardi

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