Separazione lampo. Piace ai tribunali, non alle famiglie. La parola dell’avvocato

torta-nuziale-divorzio_650x447-jpg-crop_displaySe gli avvocati indagassero di più sulle cause che portano una coppia a dividersi ce ne sarebbero meno, spiega l’avvocato Massimiliano Fiorin, esperto di diritto coniugale.

«La separazione lampo è stata pensata per snellire il traffico dei tribunali italiani. Non certo per venire incontro alle coppie. È meglio togliere subito di mezzo questa inesattezza di termini e di significato», spiega a tempi.it l’avvocano con il marito. Un discorso che poteva andare bene prima, quando la maggior parte delle donne non lavoravano, e che ora contribuisce solo al degrado psicologico e sociale in cui vivono molti padri separati».

CHIEDERE PERCHE’. La separazione era stata inizialmente intesa dal codice civile come periodo transitorio verso una possibile riappacificazione. Ma ora sembra solo una fastidiosa formalità verso il divorzio diretto: «Quando una coppia si reca dall’avvocato, la prima domanda alla quale dovrebbe rispondere dovrebbe essere “perché?”. Oggi nessuno quasi lo chiede più. Quando sono io a domandarlo ai miei clienti mi trovo davanti facce perplesse, come se mi stessi permettendo di fare una domanda troppo personale. Sapere il perché invece è fondamentale, ragionando su quello si potrebbe arrivare a una soluzione, e quindi non necessariamente andare verso un divorzio. Quando una coppia decide di separarsi dovrebbe trovare di fronte un aiuto, non un’agevolazione a porre fine alla relazione più in fretta. Un avvocato non è certo un terapista di coppia, ed è per questo che da qualche mese con altri esperti in materia abbiamo dato vita a un centro di conciliazione familiare. Salvare il salvabile, letteralmente, è fondamentale. Oggi ci si lascia per una vaga incompatibilità caratteriale che, come dice l’articolo 151 del codice civile, “rende intollerabile la prosecuzione della convivenza o reca grave pregiudizio all’educazione della prole”».

SEMPRE MENO MATRIMONI. Ci si lascia sempre più spesso e nelle grandi città le percentuali di separazioni e divorzi sono altissime. Nel 2014 a Milano sono aumentate del 52 per cento, stando a quanto riferisce l’anagrafe. «Ci si lascia perché le aspettative vengono disilluse. Ci si sposa sull’onda del sentimento e poi ci si scontra con la realtà. Un matrimonio in Italia dura in media 14 anni, ma io credo che in questo momento potremmo trovarci a un punto di controtendenza, perché ci si sposa meno e di conseguenza ci saranno anche meno divorzi».
Si parla spesso di turismo del divorzio, una pratica che permette di andare a divorziare in tempi più brevi all’estero, sfruttando l’escamotage di una residenza temporanea fuori dall’Italia: «L’Istat non ha ancora parlato chiaramente di questo fenomeno, le cifre che circolano non sono per il momento verificabili, né possiamo dire che siano in crescita, e che le coppie che hanno così fretta di dividersi non aspettino altro che il divorzio breve. Sicuramente il fenomeno c’è, e ricordo di recente la sentenza di un giudice britannico che si era proprio rifiutato di dare divorzio a una coppia italiana che figurava residente all’estero».

Elisabetta Longo

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