Apprendo dal sito www.corriere.it del 26 ottobre scorso che due medici di Pisa, un uomo ed una donna, “giocavano ai dottori” con pratiche sessuali sadomaso, usando anche strumenti chirurgici. Sembra che la procura della Repubblica abbia aperto un fascicolo per verificare eventuali reati, e dalle notizie di cronaca si rileva che tutto è nato casualmente, grazie ad una chiavetta Usb trovata in un camice in lavanderia; la pen-drive conteneva foto hard di pratiche sessuali con l’ausilio di strumentazione sanitaria e parti intime femminili suturate chirurgicamente. I medici coinvolti avrebbero spiegato che si tratta di immagini e di momenti intimi senza la partecipazione di altre persone, come a dire che è una questione di “sesso in privacy”! Davanti a questa notizia, c’è da rimanere allibiti, dato che la vicenda riguarda dei professionisti quali medici del SSN, ma è evidente che il peccato di Sodoma non guarda in faccia nessuno e che esso non ha limiti di ceto sociale. È chiaro che tutto ciò che ha a che fare con la sessualità distorta sta trovando terreno fertile in una società che vuol fare del “libertinaggio” una regola di vita (vedi riconoscimento coppie gay in Italia), ma è indubbio che il “principe di questo mondo” (Efesini 2:2) tiene nella sia morsa una moltitudine di persone che vive empiamente e, magari, come questi due sanitari, nasconde la propria perversione dietro un camice bianco; tuttavia, pochi riflettono seriamente sul carattere del mondo attuale, come se Dio non si accorgesse di quel che accade quaggiù e assistesse passivamente alle nostre malefatte.
Quando Yavhè farà sentire la sua voce, dove fuggiranno i fornicatori moderni? Gli abitanti di Pompei ed Ercolano furono arsi vivi da un’eruzione improvvisa del Vesuvio (79 d.C.), e nonostante la zona archeologica campana sia meta di un flusso ininterrotto di turisti da tutto il mondo, quanti han mai riflettuto sul perché di questa tragedia? Beh, giova ricordare che chi visita Pompei ed Ercolano può anche accedere nella zona dei c.d. “Lupanare”, luoghi dove si praticava il sesso libero e la prostituzione, come si può osservare dai dipinti ben conservati nella zona “hard” del sito e ricchi di esplicite scene di alto erotismo ed omosessualità, a dimostrazione dello stile di vita di queste due antiche cittadine del passato. E’ azzardato ipotizzare che la lava (fuoco) bruciò queste ridenti città per lo stesso motivo per cui vennero distrutte Sodoma e Gomorra? Tutti i reperti di quest’area archeologica, zona proibita ai visitatori sino agli anni ’60, sono nuovamente a disposizione del pubblico ad eccezione dei minori di anni 14 anni, i quali necessitano di un tutore o di autorizzazione scritta, ragion per cui di fronte alla notizia di questo gioco sadomaso a opera di due persone “per bene”, siamo certi che la mentalità di Pompei ed Ercolano appartiene al passato?
Salvatore Di Fede – notiziecristiane.com
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