Questo mese vi presentiamo la toccante storia di una madre che aspetta di riabbracciare il proprio figlio così come Dio ha voluto riabbracciare lei che si era allontanata da Lui, “Poiché così dice il Signore, l’Eterno: «Ecco, io stesso andrò in cerca delle mie pecore e ne avrò cura […] Io cercherò la perduta, ricondurrò la smarrita, fascerò la ferita, fortificherò la malata […]” (Ezechiele 34:11,16).
Mi chiamo Graziella, sono cresciuta in una famiglia numerosa, composta da 4 fratelli e 2 sorelle. Mia mamma era cristiana evangelica, con lei e i miei fratelli andavo ai culti nella chiesa locale e fin da piccola ho frequentato la scuola domenicale.
Mia mamma aveva un carattere piuttosto autoritario, spesso correggeva i nostri atteggiamenti con parole di giudizio e così nacque in me la ribellione, non amavo il Signore, avevo paura di Dio e delle sue minacce, non mi sentivo libera ma obbligata in ogni cosa.
Cominciai ad accendere la radio quando lei non c’era, facevo le cose di nascosto e mi sembrava di essere libera, nella mia mente cresceva il pensiero di trovare al più presto un uomo per sposarmi ed uscire di casa ed essere così finalmente libera!
Frequentai un corso di sarta da mia cugina, conobbi due ragazze, erano simpatiche, mi trovavo bene con loro e poco dopo mi fidanzai con il loro fratello.
Mi trasferii a Como per lavoro e, dopo due anni di fidanzamento, quando ero prossima al matrimonio, mia suocera mi avvertì del rischio a cui andavo incontro, infatti lui non aveva voglia di lavorare ma, pur di salvare la mia reputazione, non ebbi il coraggio di tornare indietro. Lui incolpava i suoi genitori facendomi credere che dissipavano i suoi soldi, mi prometteva che con una famiglia sua sarebbe stato “casa e lavoro” e così mi convinse.
Ci sposammo, ci stabilimmo a Como e cominciarono i guai. Mio marito non trovava lavoro, oppure se lo trovava, in fabbrica diceva che non riusciva a restare al chiuso, e nell’edilizia era sempre in malattia. Dopo 10 mesi nacque il mio primo figlio, non potevo stare a casa dal lavoro per curarlo, qui al nord ero sola, non avevo nessun aiuto. Mia sorella si offrì di prendersi cura di mio figlio insieme ai suoi cinque figli e così lasciai il mio bambino quando aveva solo un mese con una sofferenza troppo grande nel mio cuore.
Più tardi mia cognata che non aveva figli, si offrì per accudire mio figlio per tre anni fino a quando non sarebbe andato all’asilo. Ma in questo modo gli zii si appropriarono del suo affetto e non insegnarono a mio figlio chi fosse veramente sua madre.
Avevo solo 20 anni e la mia vita era combattuta tra litigate con mio marito, che non lavorava ma passava tutto il giorno al bar facendo debiti in continuazione, e il pensiero di mio figlio, che più i giorni passavano e più perdevo la speranza di riaverlo.
Mio figlio quando mi vedeva scappava, per lui ero un’estranea cattiva. Un giorno decisi a tutti i costi di riportarlo a casa perché tutte le volte che lo chiedevo ai miei cognati mi dicevano: “È questo il bene che ti abbiamo fatto, che ora te lo vuoi riprendere?”. Mi rivolsi ad un avvocato per i miei diritti di madre e mi disse che potevo prendere il bambino solo con l’intervento dei carabinieri; per me era una crudeltà e per il bene del bambino lasciai perdere. In seguito, mio figlio fu adottato dagli zii e questo provocò una separazione completa tra noi due.
Cominciai a staccarmi anche da mio marito, soffrivo troppo, e lui diventò un estraneo per me. Mi sentivo sfruttata da lui, non c’era rispetto, arrivava ubriaco la sera e disprezzava il cibo che gli preparavo, ero sola e disperata senza un po’ d’amore. Dopo due anni arrivò la mia seconda figlia, ma grazie a Dio questa volta c’era mia madre ad aiutarmi perché sapeva che avevo tanto bisogno.
Mia figlia crebbe tra le liti e le preoccupazioni e io arrivai al punto di non sopportare più mio marito. Trovavo un po’ di serenità con gli amici al lavoro e per la disperazione mi rivolsi a cartomanti, ma il bene che trovavo era solo momentaneo, poi tornavo vuota e delusa.
Mi separai e il Signore provvide una casa per me, ma mio marito per ogni suo bisogno mi cercava e io caddi in depressione, imbottita di farmaci, non ce la facevo più a venirne fuori, non avevo più pace, stavo male. Un giorno pregai e dissi: “Signore aiutami, fammi incontrare un’anima evangelica che mi porti ai tuoi piedi”, invocavo sempre il Signore con tutto il mio cuore e Lui venne in mio aiuto. Dio rispose alla mia preghiera.
Quando il medico mi consigliò di tornare al lavoro, per poter vedere un miglioramento nella mia vita, sentii parlare di “suor Maria”, questo mi incuriosì e tra me pensavo: “È possibile che una suora lavori in fabbrica?”. Spinta dalla curiosità, chiesi di conoscere questa persona perché mi dicevano che parlava sempre di Dio. Mi dissero che era la segretaria e io aspettavo sempre di vederla passare, il giorno in cui la vidi, mi avvicinai e le chiesi di che religione era e lei mi rispose: “Sono cristiana evangelica”. Non posso descrivere la gioia che ho provato in quel momento! Il Signore nella sua misericordia aveva ascoltato la mia preghiera!
Cominciai a frequentare la chiesa e subito sentii la presenza del Signore in me, finalmente trovai quel calore che la mia anima cercava, i visi delle sorelle e dei fratelli mi riempivano il cuore. Piangevo di gioia, chiedevo perdono a Dio, e il Signore Gesù mi riempiva con il suo amore. Il Signore mi guarì subito dalla depressione e lasciai gli psicofarmaci.
Oggi, non ho odio verso i miei cognati, sono disposta a riabbracciarli e li perdono nell’amore del Signore, e in quanto a mio figlio, non ho mai smesso di amarlo, la mia speranza è che un giorno lui conosca la verità e aspetto che il Signore compia in lui un’opera di salvezza, così come l’ha compiuta in mia figlia che è credente e frequenta i culti con me.
Che questa mia testimonianza possa servire a tutti quei giovani che stanno pensando di lasciare la chiesa per un abbaglio falso che offre il mondo. Nel mondo c’è solo sofferenza e inganno e le sue promesse sono bugiarde e vuote. Solo il Signore dà la sicurezza interiore e con Lui a fianco si può affrontare questa vita perché da soli e ascoltando i consigli terreni non ci edifichiamo ma ci distruggiamo e perdiamo la vita eterna.
Fonte: http://www.betaniachiesaevangelica.it/
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