Testimonianza di salvezza nel Signore del fratello Alessandro Elmo

945833_381504161968255_502227739_nMi chiamo Giuseppe Alessandro Elmo, voglio raccontarvi la mia storia di vita fin dalla mia infanzia sino al giorno di oggi, tale peso che ho nel cuore è da parte del Signore, e con fede e speranza in lui,spero che la mia storia possa essere ai molti di incoraggiamento alla perseveranza della ricerca di Dio.

Sono nato in Taranto,una città della Puglia; la mia madre non ha vissuto una vita facile,infatti il mio nonno non si curava di lei ma solo della sua bottiglia di vino,mentre la mia nonna lavorava in fabbrica e cercava di mantenere la sua famiglia e tutti i suoi 7 figli: la vita per la mia madre andava avanti tra degradi totali famigliari, nello stesso tempo andava avanti anche la sua crescita fisica, così si ritrovò sposata con rito cattolico molto giovane. Tra mio padre e la mia madre non correva buon rapporto,ma il loro rapporto era basato su maltrattamenti continui fisici e psicologici, tuttavia, la mia madre era in stato interessante,ma perse il suo figlio, dopo un po di tempo rimase nuovamente in stato interessante della mia sorella Anna Maria, dopo due anni dalla nascita della mia sorella, la mia madre rimase nuovamente in uno stato interessante, e per ciò che oggi ella stessa mi ha rivelato, non voleva che io venissi al mondo, così, studiò il modo per poter fare aborto acquisendo medicinali di tutti i tipi. Il mio padre continuava a maltrattare la mia madre e molto spesso pur essendo in gravidanza,la picchiava nel ventre. Nulla di tutto ciò permise l’aborto, così il 15/03/1974 la mia madre mi partorì in casa ed io venni alla luce ! Intanto i rapporti con il mio padre si inasprivano giorno dopo giorno;e le acque tra di loro erano sempre più agitate. Abitavamo in una casa che era un a vera topaia una stanza e cucina in cui vivevamo tutti, ricordo che sopra di noi al primo piano interno abitava la mia nonna e spesso ero da lei, fin da piccolino la mia madre sfogava i suoi vissuti arcaici su di me colpendomi con mazze o cose simili, e ricordo che all’età di tre anni piccolo come ero uscii il portone di casa per recarmi dalla mia nonna in cui trovavo amore e affetto,ma anche in quell’occasione ebbi dei maltrattamenti. Giunse il tempo in cui la mia madre lasciò mio padre e conobbe un’altra persona con cui poi ha convissuto per circa venti anni. Ben presto fui lasciato con la mia sorella Anna Maria presso un istituto di suore per me e la mia sorella fu un trauma maggiore poiché ci sentivamo abbandonati più di quanto noi non lo fossimo già, all’interno di tale istituto vi erano tanti bimbi orfani o in attesa che qualche magistrato decidesse per loro e le loro famiglie, ma non so come, non molto tardi, rividi la mia madre e mi venne a prendere, poiché il magistrato decise che io dovevo vivere con la mia madre e la mia sorella col mio papà. Il rientro a casa fu tanto traumatico poiché la persona con cui la mia madre conviveva ben presto mi incominciò a maltrattare senza motivo alcuno; avevo all’incirca sei sette anni e mi era impedito di possedere giocattoli o cose simili per poter trascorrere l’infanzia come quasi tutti i bambini del mondo, molto spesso venivo legato a delle sedie e picchiato con cinghie che si usano per i pantaloni da uomo,a volte con la frusta fatta di osso per cavalli. Man mano che crescevo tra maltrattamenti di quasi ogni tipo, il mio odio verso il mondo cresceva sempre di più, cresceva verso i miei compagni di scuola poiché vedevo l’affetto e l’amore che avevano dai loro genitori e mi sentivo diverso da loro come se io stesso ero uno sbaglio per il mondo. Come detto,la mia sorella viveva col mio padre, e di rado veniva a farmi visita, per me era fonte di gioia e di allegrezza poiché ella mi difendeva sempre dai maltrattamenti e mi sentivo veramente protetto dal suo amore e dalle sue parole e dal suo modo di reagire verso il compagno della mia madre, avevo tuttavia grande dolore e vuoto nel mio cuore malgrado mi sentissi “protetto” dalla mia sorella. Ricordo ancora quando nell’anno 1982 mia sorella venne a farmi visita, giocavamo insieme nel landrone di casa poiché abitavamo a pian terreno,giocavamo con le molle che si stendono i panni e mia sorella si inventava di tutto pur di farmi giocare e sorridere un po, come detto giocavamo, e mia sorella entrò in casa per andare in bagno,rimasi solo per una manciata di minuti sempre giocando con le molle, all’improvviso udii una voce come di tuono e mi impaurii perché quella voce chiamò mia sorella e me con i nostri nomi, rimasi impietrito e per tutto quello che vivevo nel mio io e sulla mia pelle ebbi paura,corsi in casa e chiamai mia sorella pensando che lei mi facesse scherzi, ma ella era in bagno,quindi uscii nuovamente nel landrone di casa impaurito, ma era come se qualcuno mi spingesse ad uscire malgrado avevo paura,così uscendo nel landrone nuovamente, quella voce mi chiamò per ben quattro volte, scappai in casa e non uscii più per giocare con la mia sorella, lei mi spronava ad uscire ma io gli raccontai l’accaduto e ricordo che mi accarezzò in quell’ occasione non aprendo bocca. La sera, la mia sorella andò via da mio papà, poi feci cena e dopo andai a letto per dormire, feci un sogno, vidi la madre vicino il lavabo che lavava le stoviglie e che discorreva col suo compagno e che parlavano di affari di famiglia,il mattino seguente,mi alzai e andai a scuola,al ritorno pranzammo e al termine la mia madre si mise a disfare tavola e a lavare i piatti, nel contempo ero nell’altra stanza nel fare i compiti scolastici e mi alzai per andare a fare i miei bisogni in bagno, dovevo passare per forza dalla parte della cucina per giungere in bagno, così quando entrai in cucina mi bloccai poiché rividi e udi le stesse parole del sogno della notte prima, rimasi stupefatto e meravigliato, così quando poi il compagno della mia madre si andò a riposare mi avvicinai alla mia madre e gli raccontai che la notte precedente l’avevo sognata e avevo sognato quel momento e le sue parole, ma lei mi guardò e non mi disse cosa alcuna.
Gli anni continuavano a trascorrere,e in me vi era tanto deserto e non sapevo come dare acqua in me per far germogliare almeno un piccolo fiore affinché io fossi amato,non trovavo neanche un piccolo seme in me e nelle cose di tutti i giorni che mi circondavano,quasi sempre rimanevo solo in casa e mi mettevano a letto mentre la mia madre e il suo compagno andavano a ballare, non potevo vedere neanche il tv in loro assenza e se qualche volta ci provavo,al loro ritorno mettevano la loro mano dietro il tv per vedere se era caldo o meno,e se questi era caldo incominciavano i maltrattamenti. Quando andavo a scuola vedevo i miei compagni di classe felici e rilassati e guardavo loro con il cuore pieno di invidia e di odio e dicevo a me stesso perché non potevo essere amato alla loro stessa maniera;nel momento di pausa di ricreazione vedevo le cose squisite che portavano con loro comperate dai loro genitori,ero invidioso di tutto ciò e ben presto incominciai a rubare le loro cose,uscivo fuori dalla scuola per poterli nascondere con la scusa di andare in bagno,ma ben presto fui scoperto dalla maestra così fu convocata la mia madre dal preside e gli mostrò tutto ciò che avevo rubato o fatto,fui allontanato dalla scuola e mi ritrovai già da piccolo a lavorare come muratore nel campo edilizio con il compagno della mia madre. Stanco dei maltrattamenti che si susseguivano con persistenza da anni e anni,decisi di scappare di casa e andai dall’assistente sociale che aveva curato il mio caso fin da quando ero piccino,gli esposi ogni cosa e gli dissi che non c’è la facevo a sopportare tutto ciò,nell’immediatezza l’assistente sociale mandò un fax di urgenza al magistrato competente e nel contempo della stessa giornata fu convocata d’urgenza la mia madre e il suo compagno,all’assistente sociale dissi che non volevo rientrare in casa e che volevo essere rinchiuso in qualche luogo per fuggire dall’orrore che vivevo;il magistrato del tribunale dei minori esaminò con cura ogni cosa e dispose in maniera urgente il mio allontanamento dalla mia famiglia e dispose che fossi portato il giorno successivo presso l’istituto terziari cappuccini dell’addolorata di Lecce città della Puglia. Mi accompagnò la mia madre con mio zio Francesco,come entrai in quel luogo ricevetti subito un caloroso ben venuto da parte di tali frati cappuccini:avevo all’incirca sedici anni quando tutto questo avvenne,così rimasi in quel luogo per un anno e mezzo. In quell’ istituto vi erano orfani e coloro che avevano commesso reati di ogni genere,era una specie di casa di rieducazione,ma rieducazione non ve ne era tanta poiché conoscendo tali personaggi incominciai più e più volte a scappare con loro da quel luogo e quando ci riuscivamo andavamo in giro a rubare macchine ad ubriacarci e a fumare erba, cannabis e altro. Venivamo sempre presi dalla polizia e riportati in dietro da dove eravamo usciti,nel contempo frequentavo la scuola per divenire saldatore specializzato e riuscii malgrado tutto ciò che combinavo a prendere la specializzazione ricordo che giunsi come secondo in graduatoria. A diciassette anni e mezzo, il magistrato dispose che potevo ritornare a casa visto che dopo sei mesi entravo nella maggiore età, entrato in casa il compagno della mia madre non volle tenermi in casa così andai a vivere in uno stanzino dove viveva mio zio che era nello stesso palazzo in cui abitava la mia madre. Nel contempo andavo a rubare e spacciare poiché instaurai dei legami con ragazzi poco raccomandabili, facevamo di tutto dalle rapine ai furti allo spaccio di droghe. Mi sentivo appagato da questo male e tutto ciò mi affascinava poiché finalmente riuscivo ad ottenere tutto ciò che desideravo. Una notte al rientro a casa come di consueto andai a letto e incominciai a dormire, d’un tratto e non capivo allora il perché durante la notte aprii i miei occhi alzai gli occhi al soffitto e vidi una corona fatta di stelle, mi impaurii grandemente e svegliai mio zio Luigi dicendogli impaurito, ma mio zio mi disse che non vedeva niente, all’improvviso la corona scomparve,così passai la notte in bianco, il mattino seguente come di consueto,scesi di casa ed incontrai un amico che mi disse che stava facendo domanda per arruolarsi come volontario nelle forze armate, lui era maggiorenne a me mancavano pochi mesi, e chiesi lui come potessi fare affinché potessi fare come lui, e mi disse che essendo minorenne doveva firmare la mia madre o il mio padre, mi convinse e andai con lui a ritirare le domande presso gli uffici delle forze armate,ricordo che chiesi se la richiesta si poteva fare anche dopo quattro mesi essendo che divenivo maggiorenne e mi fu detto che non era possibile in quanto le domande di presentazione si dovevano presentare entro la data stabilita cioè in pochi giorni e che poi avrei dovuto attendere al prossimo concorso e non si sapeva quando questi veniva pubblicato. Presi la domanda e andai dalla mia madre,così mia madre mi firmò il foglio affinché partissi volontario alle forze armate,il giorno seguente presentai la domanda presso il distretto del Ministero della Difesa. Dopo un paio di settimane mi mandarono la cartolina di presentazione alle visite mediche ed i quiz, erano quiz semplicissimi anche un bambino sarebbe riuscito a rispondere alle domande giuste. Così dopo un mese circa della mia visita e dei quiz, mi giunse il foglio dal Ministero della Difesa e mi dissero che ero riuscito a passare e mi chiesero di presentarmi presso la caserma Guglielmo Pepe in Lido di Venezia; così partii e mi presentai in caserma e fui arruolato. Le cose all’interno della caserma non andavano bene e litigavo con tutti del continuo arrivando anche alle mani. Feci tutti gli addestramenti e feci giuramento alla patria, era l’anno 1992 quando ci giunse notizia che era scoppiata guerra in Cossovo, così il Generale di caserma ci riunì tutti e ci comunicò i nomi di coloro che dovevano essere trasferiti presso dei reparti strategici pronti per partire in missione, così io fui mandato a Malcontenta vicino Pordenone e Udine come assaltatore fuciliere scelto. Credevo che fosse una passeggiata la carriera militare, avevo paura di partire così studiai il modo di non andare in guerra. Il dottore militare ricordo che era della Puglia e avevo molta confidenza con lui poiché provenivamo tutti e due dallo stesso territorio,così il mattino marcai visita e spiegai al dottore amico che avevo paura di andare in guerra, così lui vide il da farsi per non farmi partire. Non so come fece o quali carte imbrogliò ma da lì fui trasferito all’ospedale militare di Taranto, L’amico dottore mi disse che il generale dell’armata era suo amico e così al mio posto di partenza misero un altro soldato. Intanto mi recai all’ospedale militare di Taranto,un altro dottore già sapeva tutto di me,e mi diede 15 giorni da trascorrere in famiglia visto il mio “ stress “; quei 15 giorni mi servirono per riflettere molto, tornato poi in caserma lasciai le forze armate e mi congedai e ritornai al mio paese. Avevo conosciuto una donna che diede al mondo la mia prima figlia, in tanto ritornai alla mia solita vita di delinquente e mi ritrovai ben presto in carcere per rapina. Entrato in carcere vidi un mondo tutto nuovo persone di un certo calibro che ne avevo sentito parlare ma mai conosciuto prima,feci ben presto amicizia con loro e mi facevano tante domande su come stavano le cose fuori con chi facevo le rapine o con chi andavo a chiedere le estorsioni,il tempo trascorreva e dopo due mesi andai dal magistrato e patteggiai la pena ad un anno e mezzo e fui scarcerato con la condizionale. Uscito dal carcere incominciai a fare dei favori a coloro che erano in carcere e mi sentivo come se possedessi tutto il mondo e che potevo fare tutto ciò che mi pareva,mi sentivo rispettato e apprezzato in quel mondo. Arrivò il giorno del mio “matrimonio” e mi sposai in comune,ricordo che la mia madre mi diceva che non era per me quella donna e che andava con altri uomini in segreto,ma io non le ho mai voluto credere,era nato anche il secondo figlio e credevo che era una cosa giusta “ sposarsi “; dopo due mesi del matrimonio fui nuovamente arrestato questa volta per spaccio di droga poiché mi ero messo con persone che erano concordi tra di loro per la distribuzione di droga nella zona antica di Taranto. Così entrato in carcere mi chiamarono e mi dissero che dovevo fare un rito di affiliazione, così scesi per l’ora d’aria, ci radunammo in cerchio con molti di questi personaggi noti del borgo antico di Taranto, recitai a memoria le cose che dovevo dire,così bruciammo delle immagini di “santi” e mi tagliai il polso per mischiare il mio sangue del patto con colui al quale avrei dedicato tutta la mia vita. Uscii dal carcere nuovamente patteggiando la mia pena,ma il magistrato questa volta mi diede la sorveglianza e andavo anche a firmare ai carabinieri due volte al giorno. Mi lasciai con colei che avevo sposato poiché io stesso vidi in più occasioni che andava con altri uomini e ciò che diceva mia madre era fondato,intanto i miei due figli furono adottati a causa della mia vita e quella della ex,così conobbi altra donna. Nel frattempo la mia vita criminale continuava ero immerso anche nel traffico di armi,custodivo armi per altri,infatti erano sorti dei contrasti tra molti di coloro che frequentavo così decisero di spararsi a vicenda,vennero da me e mi dissero di preparare le armi e di portarle presso l’abitazione di questi miei amici,preparato il tutto lo portai. Il mattino seguente si decise di scendere tutti insieme,io facevo il palo affinché se avrei visto passare gli avversari opposti avrei dovuto comunicare a chi di dovere;come uscimmo,io ero all’angolo della strada e gli altri presero le moto,nel frattempo anche gli avversari ci cercavano,coloro che portavano le moto si incrociarono e ci trovammo nel mezzo della sparatoria ,mentre si sparava,giungeva una macchina che si fermò al centro della strada coloro che si sparavano si ripararono entrambe ai lati di questa macchina e mentre continuavano a spararsi, la bimba che era dietro il sedile posteriore della macchina fu presa ad un occhio,i proiettili finirono e ci dileguammo tutti. Il papà della bambina che era in macchina scappo in ospedale e da lì a poco, l’anticrimine prese coloro che avevano aperto il fuoco e li arrestarono. La vita continuava per me e facevo andirivieni tra carcere e libertà fisica,dentro di me sentivo che cera tanto vuoto tanta solitudine e che avevo bisogni di qualcosa che appagasse il mio deserto qualcuno che mi amasse seriamente e credevo che questo amore era nelle donne ma così non era,venivo spesse volte arrestato per reati che non commettevo e scontavo pene che non mi competevano e credevo che il mondo era così credevo che l’orgoglio di un uomo fosse quello. Nell’anno 1997 ero in carcere e scattò un bliz delle forze dell’ordine,molti di coloro che frequentavo e praticavo all’esterno e all’interno del carcere furono accusati chi di omicidio,chi di spaccio e di rapine come nel mio caso e chi di associazione per delinquere,pagai una lunga condanna per spaccio delle cose che riuscirono a dimostrare gli inquirenti,tuttavia,era l’anno 2001 ed ero ancora in carcere quando il pomeriggio vidi giungere l’agente penitenziario con la posta in mano,mi diede una lettera era della mia cugina Chiara, in grande sulla busta vi era scritto: <<Gesù ti ama >>,incuriosito aprii la lettera e la lessi,gli risposi quello stesso pomeriggio che non mi interessavano le sue fantasie religiose,ma dopo una settimana la mia cugina mi riscrisse dicendomi:<< Forse non hai capito ! Gesù ti ama a vuole donarti la Salvezza in lui ! >>. Decisi quindi di prendere una Bibbia e di incominciare a leggerla per vedere se le cose che ella mi diceva erano veraci,colpì il mio cuore quando aprendo la Bibbia per la prima volta lessi questo passo in Giovanni 15:16:<>. Io credevo che Gesù era come me lo presentavano,che era una immagine scolpita,credevo che il Signore era come me lo descriveva il prete,andai in confusione, e la sera pregai, e dissi:<<Signore,se tu sei vivo come mi ha detto la mia cugina Chiara, se sei in grado di trasformare la mia vita e di riempire il mio cuore con l’amore che mi manca,manifestati ed io crederò in tè>>. Dopo tre giorni da quella preghiera, il Signore mi visitò ! Era notte e dormivo e sognai un uomo con una veste bianca candida e lunga,il suo volto era meraviglioso,i suoi occhi stessi emanavano amore,mentre lo guardava nello stesso momento in me vivevo una gran pace mescolato a tanto amore che mai avevo vissuto o che mai alcuno mi abbia dato tanto,ero seduto su di una panca lunga,dietro di me vi erano tante panche vuote,non vi erano immagini intorno a noi ,ma al finire delle panche dietro vi era uno vestito di nero che mi guardava,mi voltai per vedere nuovamente il Signore e lui prese la mia mano e notai che nel palmo della mia mano vi era un taglio lungo e profondo,all’improvviso il Signore pregava e strofinò i suoi pollici sulla mia ferita, la ferita si rimarginò all’istante, non sentivo la voce del Signore poiché pregava in silenzio per me,così come la ferita si rimarginò,il sogno meraviglioso scomparve e io aprii i miei occhi e vidi la luce del giorno. Mi alzai in fretta e pregai ringraziando il Signore, e scrissi con immediatezza alla mia cugina Chiara di ciò che era avvenuto. In tanto la mia cugina continuava a scrivermi istruendomi e guidandomi nella parola. Dopo molte settimane feci un’ altro sogno,incominciai a vivere tormento nelle mie viscere era un tormento molto brutto era come se la mia anima stesse per essere trascinata da sotto invocai il Signore Gesù mentre dormivo e pian piano mentre invocavo il Signore incominciai a rivivere quella pace che avevo vissuto la prima volta. Intanto i mesi trascorrevano,e in me vi era il desiderio di uscire dal carcere e chiesi al Signore in preghiera quando sarei uscito,Il signore mi visitò nuovamente e mi disse: dopo la sua pasqua uscirai. Era ormai giunta la pasqua e la passai in carcere,ma dopo tre giorni che la pasqua passò venne di pomeriggio l’agente penitenziario e mi disse che dovevo prepararmi gli indumenti perché il magistrato mi aveva concesso gli arresti domiciliari. Tutto gioioso uscii dal carcere e ritornai a casa, il magistrato mi diede anche l’ordine di raggiungere la mia casa con le mie gambe entro un’ora dalla scarcerazione. Fuori mi attendeva la nuova donna che tempo prima avevo conosciuto fu avvisato dal legale che curava la mia causa,così uscito andammo a casa. Vennero dopo pochi giorni a farmi visita mia cugina con alcuni dei fratelli e sorelle per condividere la Parola del Signore,per ringraziarlo con inni di lode e di supplica mediante la preghiera e alcuni canti. Il tempo trascorreva e pregai il Signore di farmi uscire dagli arresti domiciliari, Gesù ascoltò la mia preghiera e a sorpresa ricevetti il foglio di scarcerazione per decorrenza massima della custodia cautelare;incominciai a frequentare la chiesa facendo corso di discepolato al suo interno e così arrivai al giorno del battesimo,promisi al Signore di dedicare tutta la mia vita per amor suo e dell’evangelo del regno,così andavo con fratello Angelo a predicare nelle case l’ha dove vi era bisogno di conforto e di consolazione mediante la parola del Signore,il Signore nel contempo operava meravigliosamente nella mia vita e mi diede un lavoro stabile presso l’I.L.V.A. Di Taranto ed ero stato assunto come carpentiere saldatore di 3 livello. Giunto ormai nel fine anno del 2007 la Procura della Repubblica di Taranto mi notificò un cumulo di pena di cinque anni sei mesi e ventotto giorni,così fui condotto presso la Casa Circondariale di Taranto,per me fu un trauma rientrare in quel luogo;persi il lavoro e il mio stato emotivo non era dei migliori .Rientrato in carcere come detto incontrai le solite vecchie conoscenze ancora più radicati e fondati nel male rispetto a come li avevo lasciati anni in dietro,per incoraggiarmi,incominciai a predicare l’evangelo e ben presto incominciarono gli attacchi da parte di coloro che erano miei vecchi amici tuttavia,vedevo nei loro occhi il timore nei miei confronti poiché parlavo loro del Signore Gesù ed era per questo che mia attaccavano con ogni sorta di comportamento scorretto a livello di rapporto interpersonale,comunque andavo avanti confidando nel Signore. I colloqui familiari continuavano ed io incoraggiavo la mia ex coniuge nell’andare in chiesa e di perseverare con le preghiere,ma non andava in chiesa pur avendola ad un angolo di casa. Nel 2008 fui trasferito presso il carcere di Bari così i miei familiari venivano una volta a settimana a farmi visita;quel trasferimento fu cruciale per la mia famiglia che mi ero creato,erano ormai passati tre anni circa e la ex moglie decise di andarsene con altro uomo trascinando nel suo peccato anche i due figli che abbiamo,chiesi a mia madre al principio di scrutare ogni cosa poiché i comportamenti della ex erano cambiati nei miei confronti, mia madre si diede da fare per scoprire cosa le stesse accadendo così in un colloquio, mia madre mi disse la verità poiché scoprì i suoi adulteri continui. Ogni cosa in me crollò avevo il cuore a pezzi piangevo come un bambino,continuavo a scriverle lettere per riportarla alla ragione, ma non ricevevo risposta,così il 25 aprile del 2010 entrai nel bagno della cella e mi chiusi dentro invocai il Signore con tutto il mio cuore piangendo con disperazione,dopo tre giorni dalla preghiera,mi misi a letto la sera come di consueto,mi si appesantirono d’improvviso gli occhi e mi addormentai, e incomincia a sognare che mi ritrovavo dietro un muro antico altissimo,la curiosità mi spinse a vedere cosa vi era dietro quel muro,così scorsi il mio capo e da lontano vidi Gerusalemme. Decisi di avviarmi verso il sentiero che conduceva alla città,mentre camminavo notavo che la terra che calcavo era pura di un marroncino limpido,ora alla mia destra vi era un’altra stradina e ai suoi bordi vi erano delle pietre vive che seguivano lungo tutta la via per formare la strada,mentre mi avviavo nella città incominciavo a vedere un cielo cupo e nero su Gerusalemme,udivo la gente che si disperava, che piangeva,era come se fossero tormentati da qualche male incurabile, mentre mi ancora camminavo,scorsi dal mio lato destro della stradina uomini in vesti bianche che risalivano da Gerusalemme,erano sei uomini e come incrociammo il nostro andare,questi uomini si fermano e mi guardano e mi sorridono,non so come ma riconobbi Stefano,Giacomo fratello del Signore, e Paolo,guardandomi e sorridendomi,ad un certo punto abbassano i loro capi per proseguire il loro cammino,ma più in avanti a loro vi era un altro uomo,come mi cingo a guardarlo,ad un batter di occhio me lo ritrovo alla mia destra,come lo guardo, riconobbi il Signore Gesù,sorridendomi egli mi dice:<>,come mi diede la sua mano,nel mio corpo incominciai a vivere una pace meravigliosa,i miei abiti che portavo all’improvviso divenne come una veste lunga e bianca risplendente, il Signore mi riportò in dietro e man mano che camminavo con lui mano nella mano abbassavo lo sguardo ma con la coda dell’occhio vedevo il Signore che mi guardava e mi sorrideva. Mi portò al luogo dove egli fu crocefisso,come giungemmo lì io gli dissi:<>Il Signore come guardò quel luogo la sua espressione cambiò e il suo volto divenne come uno che soffriva,come il Signore lasciò la mia mano,si elevò in alto,e scomparve dalla mia vista. Mi svegliai con gioia quella mattina, e andai in preghiera ringraziando il Signore per la sua visita e per la sua consolazione. Incominciai a predicare con più efficacia l’evangelo, era come se i cuori venissero compunti dalla parola del Signore,e in molti fecero presto domanda per essere seguiti spiritualmente da un pastore evangelico. Fui chiamato dal cappellano del carcere inerente alle richieste che altri facevano poiché in molti non frequentavano più la cappella dal carcere ed il sermone del prete,in quel colloquio dissi la verità a don Saverio e gli dissi che il Signore mi aveva visitato,ma gli dissi anche come in una notte,incominciai a vivere tormento mentre dormivo nelle mie viscere e di come aprii i miei occhi durante la notte ed invocavo il Signore ,vidi il Nemico tutto di nero ai piedi del mio letto e mi diceva lascialo è mio ! Stavo evangelizzando ad Antonio compagno di cella in quel tempo, allora mentre vivevo questo tormento insopportabile, vidi il Signore attraverso la parete camminare per il corridoio, entrò nella stanza attraversando il muro della cella,come egli entrò, disse al nemico: vidi il nemico come dissolversi nell’aria,guardavo il Signore e incominciai a rivivere quella pace meravigliosa e stupenda che non si può descrivere, il Signore rimase ai piedi del mio letto fin quando non mi addormentai. Il cappellano del carcere pianse in mia presenza, e gli dissi che il Signore non è raffigurato in immagini o cose simili ma che il suo tempio è in noi nel nostro cuore; egli mi propose che se volevo mi avrebbe fatto uscire inviandomi in un convento per studiare la parola, ma rifiutai, e mi chiese di scrivere la mia testimonianza per i detenuti. Dopo l’incontro con il cappellano, andai in preghiera e chiesi al Signore il perché di tutte quelle manifestazioni, e sempre la stessa notte,udii ai miei orecchi una voce imponente,essa era vera ed è come se tu senti la voce di uno che ti parla faccia a faccia. E mi disse:<< Io sono colui che è colui che era e colui che ha da venire>>. Intanto, il Signore si usava di me per fare istanze di indulto ai detenuti per farli uscire dal carcere poiché i loro avvocati dicevano che non potevano fruire di indulto uscito il 1 luglio del 2007, ma essendo io molto bravo nell’Ordinamento Penitenziario e nel codice penale, i detenuti uscivano,la matricola non voleva inviare le istanze, così decisi di uscire tali istanze tramite pacco nascosto nei panni da restituire alla famiglia. La cosa venne risaputa dalla direzione e dagli agenti penitenziari e mi chiamarono un pomeriggio e mi circondarono nel loro gabbiotto e mi dissero perché fai uscire questa gente?  Gli risposi che non guardavo al loro peccato quantunque lo avrebbero commesso, ma guardavo loro con lo sguardo di Gesù e con il cuore di lui. In quel tempo mi incoraggiavano anche le lettere che ricevevo dai fratelli e dalle sorelle, dal Pastore Giuseppe Cappalonga che mi inviava i sui libri edificati e ricchi di speranza nel Signore,mi confortava pastore che veniva a farmi visita come terza persona, così la direzione ben presto impedì al pastore che mi veniva a fare visita di entrare,ci avevano considerati pazzi, anche alcuni libri che il pastore Cappalonga mi inviava non volevano darmi e dovevo trovare una guardia compiacente per farmeli dare nel segreto. Un pomeriggio uscii al passeggio e fui affiancato da un amico di sezione e mi disse:<< Stai, attento Alessandro poiché le guardi hanno puntato gli occhi su di te!>>;mi voltai e gli dissi:<>. L’Aprile del 2011 il giorno della pasqua, intorno alle 04:00 del mattino, fui svegliato dalla guardia di turno e mi disse di prepararmi le borse che ero stato trasferito,mi preparai di tutta fretta, il mio compagno di cella che nel contempo era cambiato poiché quello vecchio Antonio era uscito mediante le suppliche e le preghiere al Signore, mi preparò il caffè, così per il trasferimento, trovai molte degli agenti che avevo parlato del Signore e che erano veramente spiaciuti per il mio trasferimento: così fui portato al super carcere di Lecce ( Puglia ) giunto lì, ricordo che la prima cosa che feci e di scrivere al Pastore Cappalaonga e ai fratelli e sorelle per avvisarli del mio cambiamento di carcere. Anche in quel luogo continuai a fare il mio dovere cioè a portare la parola del Signore,anche durante una preghiera pomeridiana ricordo come se fosse oggi la voce del Signore e mi disse:<>.La mia scarcerazione giungeva così giunto nel 13/12/2011 uscii per fine della pena, e riacquistai la libertà fisica. Uscito dal carcere trovai mia madre e mio fratello e fu subito gran gioia. Oggi il Signore ha fatto cose nuove nella mia vita e continuo a vedere ogni giorno i suoi miracoli su di me e per coloro che prego,Ringrazio il Signore con tutto il mio cuore per avermi sottratto dalla tenebra, da una vita di non vita da tutto ciò che non mi permetteva di vedere la sua luce,solo lui è in grado si spezzare ogni legame materiale e spirituale, oggi ho una nuova famiglia, una sorella in fede come me il Signore Gesù nostro tutto. Confido nel Signore che questa storia della mia vita possa compungere i cuori aprendoli alla fede nel Figliol di Dio Cristo Gesù Re di Gloria amen !

Giuseppe Alessandro Elmo.

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