TI AMO …PER FORZA.

Forse molte volte ci siamo chiesti cosa D-o voglia dalle nostre esistenze. 

Quale sarà il mio compito o il mio servizio, in quale maniera sarò utile al regno, che senso ha la mia esperienza di fede nella vita.

Certo le domande sulla propria esistenza, sui motivi di essa, in generale ed in particolare appartengono da sempre ai grandi quesiti dell’uomo.

In senso Cristiano molte sono le risposte che vengono a galla. Lentamente come bolle salgono in superficie e si propongono. 

Premesse importanti senza le quali nessuna risposta nella fede prende forza.

La prima risposta da darsi riguarda l’amore o l’amare, propulsore e carburante allo stesso modo di ogni concretezza nel credo.

Ma…In quale forma è l’amore che D-o gradisce?

 

IL RITORNO DI CRISTO E IL “ TUTTO È COMPIUTO “

 

Molti concetti da tempo ruotano nella nostra mente, insegnamenti che la dottrina pone come caposaldo …” dare è meglio che ricevere “ ad esempio, ma ( spesso ) non libero da interpretazione.

Nelle prime pagine della Bibbia troviamo una storia importante a riguardo: Caino e Abele. 

Due fratelli due offerte, una riflessione poco profonda ci muove a simpatia verso Caino. 

In fondo che aveva fatto di male? Ha offerto al Signore quanto di meglio il suo lavoro dava, del resto Abele fece lo stesso, solo, avevano due mestieri diversi, uno contadino l’altro pastore.

L’offerta di Caino però non fu gradita e ciò provocò la sua ira.

Così mi viene da pensare al mio rapporto con D-o, di quanto spesso “ offro “ ciò di cui dispongo, di quanto spesso offro il di più o il qualunque. 

Ciò non si può chiamare privazione o sacrificio, ma è un gesto rituale che non produce nulla di più.

Cogliere dei frutti o degli ortaggi ( che di per se sono già una donazione divina…D-o volle che la terra producesse in perpetuo piante e arbusti utili all’uomo ) non è un privarsi. 

Donare una vita, viceversa, ( anche se è animale ) è privare per sempre quell’essere della sua essenza. Certo nasceranno altri agnelli con altra vita, ma ad ogni essere appartiene la propria vita.

 

Le offerte dei figli di Adamo ed Eva furono entrambe generose, ma, una inconsapevole, spontanea, l’altra essenziale, profonda.

 

La domanda all’inizio di questo breve scritto è:” cosa voglia D-o dalle nostre vite “ la risposta è :” nulla, assolutamente nulla! ” se non dare Lui ancora, qualcosa a noi.

In verità parliamo di Salvezza, di quella Salvezza che pensiamo di avere in qualche modo già acquisito a motivo della Fede che abbiamo in Cristo, nel suo essere uno con il Padre, nella sua morte, della Sua risurrezione.

In questo pensiero imperfetto risiede ancora la domanda….” ma allora a me cosa compete: essere buono?…osservare? obbedire? Mi pare un’offerta troppo da Caino! Dare semplicemente ciò che si ha!

Mi domando ancora come mi sarà utile l’esperienza della fede? Oppure :” ma, a me che ne viene della sofferenza di Cristo?” 

Non può essere stato un gesto solo per la “ raccolta “ è certamente un insegnamento, un invito alla conoscenza. 

Una scuola che insegna il sacrificio di Abele, ovvero: a come dare dal profondo ( senza secolare ricompensa ) qualcosa come la vita che se violata non torna.

 

Tutto è compiuto significa:” ecco, la via è aperta “ che sarà mai essere di Cristo senza appartenere alla sua sofferenza? Donare con risentimento ( o peggio ancora con umana bontà) ciò che ci cade dalla tasca? 

La croce sta lì per dire una verità divina, che l’amore non è questione di umana disposizione al bene ( che pure non guasta ), qualcosa che viene dell’educazione, da dispensare a coloro verso i quali siamo ben disposti. Ma un ordine, una condizione dell’essere per effondere la natura dello Spirito Divino nella Creazione. 

Non è cosa naturale che dall’uomo buono esca spontanea e l’altro invece ignaro agirà come una bestia.

L’amore è come una lingua nuova da imparare e se soggiorni in terra straniera devi parlarla è basta!

L’amore è uno sforzo, qualcosa che costa, qualcosa che va messo in pratica al di là di ogni, giusta, umana risposta. Perché non è dalla mente che viene, ne dalla carne, né dall’anima disposta, ma dallo spirito che in Dio Dimora, e lì il senso, è la sua essenza.

 

II cronache 26:4 Egli fece ciò che è giusto agli occhi del SIGNORE, interamente come aveva fatto Amasia suo padre. 5 Si diede con diligenza a cercare Dio mentre visse Zaccaria, che aveva l’intelligenza delle visioni di Dio; e finché cercò il SIGNORE, Dio lo fece prosperare.

 

Molti sono coloro che attendono il ritorno di Gesù e Gesù verrà! come sta scritto. 

In effetti Egli è venuto e ha lasciato la Sua presenza, non ci ha abbandonato. Sarò con voi fino alla fine dell’età presente, ha detto.

La fede di molti perdura anche se le dottrine hanno confuso e assoggettato all’umana comprensione la semplicità del messaggio di Cristo.

Egli non disse amatevi, ma amatevi come io vi ho amato. 

Apostolo Paolo l’ha chiamata la via per l’eccellenza e non a caso sostiene che non imputa nulla. Infatti non aggiunge pesi, semmai li leva con il perdono.

Molti aspettano il ritorno di Cristo e Cristo verrà. 

Alcuni cercano d’interpretare le profezie, altri fanno calcoli, altri ancora interpretano segni.

Sarò rapito?Apparterrò alla Sua sposa? Che ne sarà dei miei cari?

Cristo verrà e il mondo come lo conosciamo sarà sconvolto, così com’è scritto nelle “rivelazioni”…per alcuni un evento drammatico per altri una festa di nozze.

 

Sereno dovrà essere colui che ha dato la sua vita come un’offerta. 

Colui che fronteggiando se stesso, negli anni della sua vita, non si è accontentato di esser buono, di far del bene, di essere onesto senza mai oltrepassare la carnale misura. Così come cogliere qualcosa dal campo e farne un’offerta.

Piuttosto, togliersi la vita! quella effimera, falsa, quella che il mondo ci lascia immaginare come la nostra esistenza. 

Che invece sfiorisce come l’erba dei campi che si brucia, di cui nulla resta. Quella esistenza che a nulla serve senza la Sua essenza ( e qui sta l’insegnamento di Cristo ) amore puro e semplice distillato dalla Sua sofferenza.

 

II cronache 30:18 Infatti una gran parte del popolo, molti di Efraim, di Manasse, d’Issacar e di Zabulon non si erano purificati, e mangiarono la Pasqua, senza conformarsi a quanto è prescritto. Ma Ezechia pregò per loro, e disse: «Il SIGNORE, che è buono, perdoni 19 chiunque ha disposto il proprio cuore alla ricerca di Dio, il SIGNORE, Dio dei suoi padri, anche senza avere la purificazione richiesta dal santuario». 

 

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