Alla tavola del Signore

Ne verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno, e sederanno a tavola nel regno di Dio.

Luca 13:29

La storia umana è scandita da cibo e pasti, dalla sveglia con colazione alla tisana prima di andare a dormire. La Bibbia è piena di racconti ove si menzionano pasti, e che hanno come scena un banchetto o il semplice stare a tavola. Il tema del cibo e le questione relative alla legge mosaica erano all’ordine del giorno per gli ebrei del tempo di Gesù, e dagli Atti conosciamo le resistenze opposte da Pietro e altri alle aperture di Paolo. La condivisione della tavola con cristiani di origine pagana, non giudei, faceva era un problema per i giudaizzanti. Significativa l’esperienza di Pietro, che aveva beneficiato di una visione e una voce dal cielo che gli aveva detto di recarsi senza temere in casa di Cornelio e di mangiare alla sua tavola (Atti 10). Le parole bibliche offrono indicazioni su cosa mangiare, come mangiare e anche con chi mangiare, e le tradizioni ebraica e cristiana hanno la tavola al centro di molte celebrazioni. Cibo e tavola rivelano qualcosa di fondamentale su Dio, finito grossolanamente nel tempo avvolto in norme e precetti alimentari. I profeti annunciano il regno messianico parlando di banchetti che facevano sognare i poveri, i quali spesso conoscevano fame e sete. A loro Isaia promette: “L’Eterno degli eserciti preparerà su questo monte a tutti i popoli un banchetto di cibi succulenti, un banchetto di vini vecchi, di cibi succulenti pieni di midollo, di vini vecchi e raffinati” (Isaia 25:6). Il salmista esultava al pensiero che il buon Pastore apparecchiasse “davanti a me la mensa in presenza dei miei nemici; tu ungi il mio capo con olio; la mia coppa trabocca” (Salmi 23:5).

Da uno sguardo sommario ai vangeli, è evidente come Gesù operi una rottura con l’etica religiosa dominante, giudicando la separazione tra puro e impuro una barriera da demolire. Ben oltre andava, quando dichiarava che nulla di ciò che entra nell’uomo lo rende impuro, ma lo rende impuro ciò che di malvagio esce dal suo cuore (Marco 7:18-23). La religiosità tende a normare, mentre lo Spirito supera le apparenze e le ipocrisie. Gesù ci lascerà il pane e il vino come elementi per ricordare la Sua opera, in attesa della Sua venuta. E quando Paolo ammaestra i cristiani di Corinto comanda loro come deve essere celebrata: fino a che il Signore venga, fino alla venuta nella gloria del Cristo Signore, fino a quando il regno di Dio sarà instaurato in modo definitivo e pieno (1Corinzi 11:26). A quel giorno ci proietta il testo del vangelo di Luca, e lo ribadisce anche successivamente: “Ed io vi assegno il regno, come il Padre mio lo ha assegnato a me, affinché mangiate e beviate alla mia tavola nel mio regno e sediate su troni per giudicare le dodici tribù d’Israele” (Luca 22:29-30). Questo banchetto non sarà riservato solo ai discepoli, ma “ne verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno”. Una schiera di anime da ogni dove popolerà il cielo, e per tutti ci sarà un posto a tavola, senza bisogno di corsa alcuna. Non ci saranno spazi per le ipocrisie e i compromessi terreni e non avrà alcun valore la condizione economica o lo stato sociale, perché nel regno di Dio tutto è ribaltato.

Ecco la nostra speranza, quel banchetto del Regno, dove avremo un posta a tavola, oltre quel vano desiderio quasi di invidia del commensale: “Beato chi mangerà il pane del regno di Dio” (Luca 14:15). Restiamo fiduciosi che in questa vita non ci mancherà il pane quotidiano, perché Colui che nutre gli uccelli del cielo provvederà anche per noi. Ma non lasciamo distrarre nella ricerca di ciò che è terreno e temporaneo (Matteo 6:11; Luca 11:3), perché già sentiamo in lontananza echeggiare le parole: “Beati coloro che sono invitati alla cena delle nozze dell’Agnello” (Apocalisse 19:9). L’invito è anche per te, è stato offerto direttamente da Gesù e non puoi rinunciarvi.

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