Auguri; auguroni; in bocca al lupo.

La testimonianza di questa verità sconosciuta quasi a tutti e un po’ provocatoria. “Tanti auguri”; “Auguroni”; “In bocca al lupo”.
Ma siamo cristiani o cosa? Personalmente da quando sono nato le ho sempre sentite in bocca a tutti e, spesso e volentieri si usa questa tipologia di augurio.
Anche i cristiani non ne sono esenti. Mi ricordo che, quando mi sono convertito anni fa, si tendeva ad evitare di pronunciare la parola “auguri”. Non voglio apparire come il moralista di turno, ma semplicemente esprimere un concetto.
Se siamo cristiani, cristiani veri, e abbiamo conosciuto la grazia di Dio, le Sue benedizioni, perché dobbiamo uniformarci con espressioni abusate e inflazionate, che hanno perso tutto il loro vero significato, quando invece possiamo adoperarne altre molto più vere, sincere e complete tipo: “IL SIGNORE TI BENEDICA”; “IL SIGNORE TI PROTEGGA”; “IL SIGNORE TI GUARDI”.
Ripeto, non faccio il distinguo per apparire come un bigotto, ma solo per sentirmi consapevole del fatto che solo il Signore può davvero benedire, solo Lui può preservare dalle disgrazie, dalla morte.
Gli “auguri” non sono nulla, anzi, sono degli spiriti maligni, dei demoni. Gli “Auguri” (ho fatto delle ricerche), erano e sono tutt’oggi in giro camuffati da cartomanti e maghi. Gli “auguri” sono dei veggenti e c’è un gruppo che si chiama “Auspici” i cui aderenti leggono le viscere degli animali e trovano gli “Auspici”, oppure interpretano il volo degli uccelli traendone dei presagi.
Gli “Auspici” non dovevano predire la cosa migliore da fare ma orientarsi su quello che sembrava più accondiscendente per gli dei, quel qualcosa su cui si era già deciso che potesse incontrare l’approvazione degli dei. Ma quali dei?
Noi abbiamo un DIO VIVENTE, un DIO che è morto sulla croce per tutti, un Dio che si preoccupa del nostro vivere, un Dio che ci parla, che ci ama.
Eppure, proviamo disagio nel dire ad una persona: “DIO TI BENEDICA”. Certo il buongiorno lo riusciamo a dare, ma perché non proviamo a diffondere maggiormente le belle espressioni che “contengono” il Signore? Ad esempio: invece di dire “Auguri per il suo lavoro”, proviamo a dire “Il Signore benedica il tuo lavoro, la tua famiglia”.
A volte ci arrovelliamo la mente per trovare le parole adatte nel tentativo di evangelizzare. Se, invece, quando incontriamo qualcuno gli diciamo semplicemente “Il Signore ti benedica”, questo è già un mezzo di evangelizzazione più che concreto, un metodo per dare, trasmettere qualcosa agli altri.
Noi non possiamo continuare a nasconderci dietro un dito, non possiamo sentirci cristiani in chiesa o soltanto la domenica: noi siamo cristiani da quando ci alziamo dal letto al mattino fino a quando ci corichiamo di nuovo la sera.
Quando incontriamo persone che non hanno incontrato il Signore, esse ci diranno “auguri”. E noi rispondiamo “Dio ti benedica”, “il Signore ti protegga”. Non c’è bisogno di pronunciare slogan ad effetto. Anche se non siamo dei teologi, anche se non siamo dei pastori o dei ministri di culto, abbiamo questo privilegio. Non è forse un dovere poter dare agli altri quello che Dio ha dato ad ognuno di noi, e cioè la salvezza e le Sue Grandi benedizioni?
Quindi sappiamo ora come dire: “IL SIGNORE TI BENEDICA”, “IL SIGNORE TI PROTEGGA”, “IL SIGNORE TI GUARDI”, “IL SIGNORE TI SALVI”. Se poi loro ci guardano con occhi strani, questo non è certo un problema nostro.
Se pensano che apparteniamo a qualche setta, ignoriamo i loro pensieri e preghiamo per loro. Lasciamo a loro i loro giudizi. L’importante è che NOI SIAMO IL POPOLO CHE BENEDICE!
Dio benedica tutti noi! Amen!
Pastore Glauco Rabbitti
Ferrentino Francesco La Manna
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