Come superare l’autocommiserazione

autocommiserazionedi  TIM LAHAYE  –  La pietà verso se stessi non è solo un peccato, è anche una cattiva abitudine. Più uno si lascia trasportare da essa e più sprofonda in un certo modo di pensare nel quale cercherà rifugio ogni volta che gli accadrà qualcosa di sgradevole. Nella maggior parte le nostre reazioni sono dettate dall’abitudine e sono messe in moto dai nostri istinti e dalle circostanze esterne. Ogni volta che le nostre reazioni ci portano verso un certo tipo di pensieri, questi pensieri si fisseranno sempre di più in noi fino a diventare una parte del nostro essere. Le abitudini sono soltanto una forma che denota un «condizionamento del comportamento».

Dobbiamo renderci conto che non dobbiamo diventare schiavi delle nostre abitudini anche se la maggior parte degli uomini pensa che sia giusto vivere in tal modo. Le abitudini possono venir cambiate.

A molte persone di natura depressiva ho dato i seguenti consigli per superare la commiserazione verso sé stessi. Quelli che sono stati disposti a seguire i miei consigli sono migliorati in modo sensibile. Quelli che invece sono rimasti ancorati alla loro pietà non ne hanno ricavato nessun giovamento. Sarete forse sorpresi se vi dico che per molti la commiserazione di sé stessi è una sorta di occupazione nella quale si compiacciono anche se la depressione che ne segue non è affatto gradevole.

  1. Identificate la commiserazione verso sé stessi come un peccato.

Fate ogni cosa senza mormorii e senza dispute« (Filippesi 2,14). Il primo passo da compiere per liberarsi dalla schiavitù di questa forma di autopietà è quello di riconoscere che essa è un peccato. Questo è anche il passo più difficile perché, considerata dal punto di vista umano, la pietà verso sé stessi è più che giustificabile.

Invece di impietosirvi sulla vostra sorte e dare la colpa agli altri per le offese, gli insulti, gli avvilimenti e le tragedie, cercate di rendervi conto che, coltivando questi pensieri, state peccando con la vostra mente e che quindi non potrete sfuggire ad una giusta condanna.

Se non volete dare il nome di peccato al sentimento che provate, non riuscirete mai a liberarvene. Quando un’abitudine è talmente radicata in noi, l’unico modo per sradicarla è di riconoscere che è cattiva e che noi ne siamo diventati le vittime.

Non cercate mai di trovare una scusa per giustificare la pietà verso voi stessi anche se questa soluzione, dal punto di vista umano, può sembrare la più facile. Forse i vostri genitori non vi hanno accettato o forse qualcuno in cui avevate fiducia vi ha deluso, forse avete dovuto accettare un posto di lavoro che non offre possibilità di carriera oppure siete vittima di un coniuge molto egoista. Può darsi anche che abbiate qualche difetto fisico o che dobbiate vivere separati dalla persona che vi é più cara. Umanamente le situazioni che abbiamo citato offrono un terreno adatto per lo sviluppo dell’autocommiserazione. Una cosa è però certa: questo sentimento, indipendentemente dalla sua causa, vi condurrà alla depressione.

Questo peccato, che indebolisce la fede, vi impedirà di far uso di quella potenza che Dio mette a vostra disposizione attraverso lo Spirito Santo. Anche se siete figli di Dio, diventerete deboli come quelli che non sono cristiani nel momento in cui bloccate il flusso della Spirito di Dio nel vostro spirito. Quanto prima riconoscerete che il vostro modo di pensare è peccaminoso, tanto più sarete vicini alla guarigione.

  1. Riconoscete che l’autocommiserazione è un peccato.

«Se confessiamo i nostri peccati, Egli è fedele e giusto da rimettere i peccati e purificarci da ogni iniquità» (1 Giovanni 1:9). Il nostro Padre celeste è un Dio misericordioso, sempre pronto a perdonare quando confessiamo i nostri peccati nel nome del Suo Figlio Gesù Cristo. Confessare significa dare ragione a Dio. »Ho peccato nel momento in cui mi sono lasciato andare ad avere compassione per me stesso.« Quanto prima riconoscerete la autocommiserazione come una colpa, tanto più rapida sarà la vostra liberazione da questo sentimento deleterio.

  1. Chiedete a Dio di darvi la vittoria.

«E questa è la confidenza che abbiamo in lui; che se domandiamo qualcosa secondo la sua volontà, Egli ci esaudisce; e se sappiamo ch’Egli ci esaudisce in quel che gli chiediamo, noi sappiamo di avere le cose che abbiamo domandato» (1 Giovanni 5,14-15).

Dio ha già emesso la sua sentenza su questo peccato, possiamo quindi essere certi che ci darà la vittoria, se glielo chiediamo in preghiera. Pensate che un Cristiano ha delle sorgenti di forza a sua disposizione che sono sconosciute a quelli che non sono Cristiani. Ci tengo quindi a sottolineare che un Cristiano non ha bisogno di diventar schiavo delle sue abitudini tiranniche.

Alcuni anni fa il Dott. Henry Brandt ha detto ad un gruppo di pastori a San Diego: «Potete scusare il vostro comportamento appellandovi alle vostre origini famigliari e alle influenze dell’ambiente fino al momento in cui siete divenuti Cristiani. A questo punto tutte le scuse non valgono più. »

Quando una persona accetta Gesù nella sua vita, riceve una nuova forza che lo spinge a lottare vittoriosamente contro tutte le vecchie abitudini (2 Corinzi 5,17). Con tutto il rispetto che possiamo avere per la disciplina e per il controllo di sé stessi dimostrato da molti uomini e donne, dobbiamo ammettere che, nella maggior parte dei casi, manca la forza di carattere necessaria per eliminare completamente la pietà per sé stessi. Se però lo Spirito di Gesù Cristo entra in un carattere «prettamente umano», esso gli dona una forza soprannaturale che lo mette in condizione di riportare una vittoria. Quello che ha detto l’Apostolo Paolo vale per ognuno di noi: «Io posso ogni cosa in Colui che mi fortifica» (Filippesi 4,13).

  1. Ringraziate Dio in ogni situazione della vostra vita.

«Rendendo del continuo grazie d’ogni cosa a Dio e Padre, nel nome del Signor nostro Gesù Cristo» (Efesini 5:20). La vittoria dipende proprio dalla nostra gratitudine! Nel momento in cui, con l’aiuto di Dio e in obbedienza al suo comandamento, vi dimostrate grati in ogni situazione, la vostra pietà non potrà farsi avanti ed alimentare la depressione e lo scoraggiamento che vanno con essa di pari passo. Dovete comprendere che l’atto di ringraziare «in ogni cosa» ha un doppio effetto: innanzitutto lo Spirito di Dio non può fluire in noi se non siamo grati verso il Signore e in secondo luogo questa gratitudine sarà come un balsamo salutare per la nostra anima.

Non possiamo sempre ringraziare Dio per la situazione in cui ci troviamo, ma sarà sempre opportuno ringraziare in qualunque situazione.

La Bibbia dice: «Non siate con ansietà solleciti di cosa alcuna; ma in ogni cosa siano le vostre richieste rese note a Dio in preghiera e supplicazione, con azioni di grazie. E la pace di Dio che sopravanza ogni intelligenza, guarderà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù». (Filippesi 4,6-7).

Una preghiera fatta in modo giusto ci aiuta sempre a raggiungere un risultato positivo, ma dobbiamo rivolgerci a Dio con cuore riconoscente. Se siete veramente convinti che Dio risponde alle vostre preghiere e che è in grado di fare qualcosa per voi, prendete l’abitudine di ringraziarlo prima ancora di aver ricevuto aiuto. Una tal preghiera vi guarirà. La preghiera fatta senza fede potrà riuscire invece perfino dannosa e riempirvi di amarezza. Se, dopo aver pregato, vi sentite ancor più stanchi e depressi di prima, fate una prova e controllate l’attitudine del vostro cuore. Forse avete trascurato la riconoscenza.

  1. Chiedete a Dio di essere riempiti dello Spirito Santo.

«Se voi dunque, che siete malvagi, sapete dare buoni doni ai vostri figliuoli, quanto più il vostro Padre celeste donerà lo Spirito Santo a coloro che glielo domandano!» (Luca 11:13). Avete riconosciuto i vostri peccati e li avete confessati. Avete quindi ricevuto il perdono. Avete chiesto a Dio di liberarvi della «pietà verso voi stessi» e Lo avete già ringraziato in anticipo. A questo punto potete venir riempiti dallo Spirito Santo. Mi viene spesso chiesto: «Quante volte posso chiedere di venir riempito dallo Spirito Santo? »  La mia risposta è: «Ogni volta che vi sentite spiritualmente vuoti». Efesini 5:18 ci dice chiaramente che dobbiamo cercare sempre di essere in armonia con lo Spirito Santo.

Potete riandare attraverso questi punti che vi sono stati indicati ogni volta che sentite in voi la tendenza ad impietosirvi di voi stessi, ad autocommiserarvi. La vittoria su questo sentimento e sulla depressione è vostra se siete un Cristiano, ma solamente se farete uso di quella forza spirituale che vi è offerta nella pienezza dello Spirito di Dio nella vostra vita.

Tratto da: http://www.chiesadiroma.it/

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