È evangelico l’evangelismo contemporaneo? una sintetica analisi storico-teologica dell’attuale evangelismo e le sue implicazioni etico-spirituali

Il pensiero della riforma: origine della riflessione teologica dei padri riformatori, sulla salvezza divina, il suo dogma e la sua evoluzione –  La Riforma protestante è un poderoso, rivoluzionario movimento religioso, che ha inciso anche nel tessuto socio-politico della società rinascimentale, conferendo alla Chiesa una visione nuova e innovativa della fede e della vita cristiana e creando le basi per una pluralità di comunità ecclesiali, sfidando il sistema monolitico della Chiesa Cattolica medievale.

L’idea che soggiace nella parola “Riforma” è quella del cambiamento, della trasformazione, cioè qualcosa di teologicamente importante deve modificare il sistema concettuale della teologia ufficiale che animava la chiesa Cattolica, analizzando criticamente le istituzioni le pratiche e le idee della Chiesa d’Occidente. Contro la sua corruzione spirituale e morale, si imponeva la ricerca di concetti evangelici, che dovevano rivitalizzarla, innaffiandola con una nuova comprensione del pensiero evangelico.

I Riformatori come Lutero, Zwingli, Calvino, Bucero indossarono i panni dei grandi Profeti biblici, la cui missione consisteva nel ritornare “all’età dell’oro della Chiesa, la cui purezza e vitalità venivano riesumate dallo strato dominante di un’epoca corrotta. E’ doveroso puntualizzare che l’imponente progetto di “Riforma” poteva essere attualizzato attraverso l’appoggio delle autorità secolari, evidenziando anche il pragmatismo dei Padri riformatori nell’intento di dar vita a quella rivoluzione spirituale, che avrebbe influito nell’organizzazione soci-politico e religiosa dell’Europa moderna e contemporanea.

Riforma o riforme?  – La parola “Riforma” implica storicamente una poliedricità di significati. Essa è usata per definire le azioni riformiste di personalità singole o movimenti: si possono elencare quattro “Riforme”, quella luterana, quella riformate zwingliana-calvinista, quella radicale. Tuttavia, in molte opere erudite, il termine “Riforma” è utilizzato per definire le prime tre, chiamata “Riforma classica” o “Magisterial Reformation”, evitando di includere quella radicale o anabattista, cioè quella “Riforma” voluta da Lutero, Zwingli, Calvino, Bucero con il sostegno politico delle autorità civili. Contro il pensiero della Riforma classica si mossero gli Anabattisti, che affermavano la piena libertà di azione senza avvalersi dell’ingerenza delle autorità secolari sugli affari della Chiesa. E’ necessario chiarire anche il significato storico della parola “Protestante”. Essa deriva dalle conseguenze delle decisioni prese alla Dieta di Spira del 1529, mettendo fine alla tolleranza del Luteranesimo in Germania (sei principi tedeschi e 14 città furono testimoni della propria fede, protestando contro le misure repressive e invocando la libertà di coscienza e i diritti delle minoranze religiose. Ciò fa risaltare l’inesattezza storica e l’anacronismo, quando si vuole definire “Protestante” una serie di avvenimenti anteriori all’aprile 1529 come se essi costituissero “la Riforma protestante”. In aggiunta, la parola “evangelico” o “evangelismo” è usata dagli storici per definire le prime correnti riformiste in ambito cattolico in Germania, in Francia, in Svizzera e in Italia.

 I concetti teologici dei padri riformatori –  I Padri riformatori erano sostenuti dall’idea teologica del ritorno alle fonti, secondo la quale il rinnovamento della fede cristiana e della chiesa era attuabile se si ritornava alla prassi della Chiesa primitiva. Tuttavia, la prima metà del primo millennio dell’era cristiana,, chiamato il periodo patristico, era considerato “l’età dell’oro del Cristianesimo”. Il detto latino “Christanismus Renascens (la rinascita del cristianesimo) riassumeva la visione riformatrice dei Padri Riformatori. In particolare, individuarono il periodo apostolico, cristallizzato nel NT, come l’era della Chiesa spiritualmente viva e vitalizzante. La necessità di tornare al Nt era imperante nell’azione riformatrice dei Riformatori. La ricerca delle idee teologiche fondamentali nella tradizione biblica poneva i Riformatori in aperto conflitto con la leadership della Chiesa Medievale, accusata di avere aggiunto idee spurie ed estranee nella tradizione biblico -teologica apostolica, distorcendo la fede cristiana e alimentando la corruzione morale e la superstizione popolare. In particolare, la dottrina del Purgatorio e la conseguente pratica della vendita delle indulgenze erano considerate pratiche e credenze cultuali sub-cristiani, speculando sulle speranze e sulle paure della gente comune.

 Gli scritti neotestamentari e i testi degli antichi scrittori cristiani si rivelavano preziosi documenti da cui attingere gli ideali originari della fede cristiana per riformare e rinnovare la chiesa. Inoltre, l’affermarsi dell’Umanesimo rinascimentale favoriva gli studi di ebraico e greco, dando vita a nuove e produttive tecniche di analisi testuale e filologica, di cui i riformatori si appropriarono, convinti che essere dessero un notevole contributo alla comprensione dei testi e del Cristianesimo antico. Il primo trentennio del XVI secolo dava vita a una nuova era cristiana, in cui risonava la voce dell’autentico cristianesimo, a lungo costretta a tacere.

La dottrina della grazia – Il dogma della salvezza per grazia mediante la fede è uno tra i fondamentali dogma del pensiero della Riforma. La “giustificazione” è un elemento costitutivo di un insieme di termini soteriologici utili a definire l’esperienza della redenzione del cristiano per mezzo di Gesù Cristo.

Quali sono queste espressioni di salvezza?

La salvezza come vittoria – Gesù attraverso la croce e la Risurrezione ha vinto il peccato, il male e la morte. La fede del cristiano lo abilita ad appropriarsi di questa vittoria.

La salvezza come cambiamento dello status giuridico – L’ubbidienza di Gesù Cristo nell’accettare la sua tragica missione di morire sulla croce ha fatto si che il credente ottenga il perdono e la remissione dei suoi peccati. La sua colpevolezza è stata mutata in uno stato di grazia, cancellata: il cristiano è ritenuto giusto.

La salvezza come mutamento delle relazioni personali – L’uomo, vinto dal peccato, è alienato da Dio, è preclusa la relazione con Lui. Attraverso la libera azione di Dio in virtù dell’evento -Gesù tale relazione viene ripristinata (cfr. 2^ Cro. 5:19), attuando un nuovo rapporto tra se stesso e l’umanità. La morte di Cristo relazione Dio con l’uomo pentito. Questo aspetto “sociologico” in verticale, trova risonanza nelle relazioni in orizzontale tra gli uomini attraverso il perdono e la riconciliazione.

La salvezza come liberazione – La morte di Cristo implica il superamento della morte attraverso la Sua risurrezione. Le forze oppressive del peccato, del male e della morte, che imprigionano l’uomo sono scardinate e imbrigliate, rendendo il credente libero, restituito alla vita.

Avendo sventagliato il poliedrico significato della giustificazione, possiamo adesso dare una definizione appropriata della teologia della grazia. La grazia è intesa come la libera azione di Dio di salvare l’uomo senza che egli abbia alcun merito. E’ una esclusiva azione d’amore del Signore.  Nel NT la parola “grazia” è particolarmente presente nelle lettere di Paolo. Negli scritti patristici i testi, che contengono la difesa e l’accurata elaborazione teologica, appartengono ad Agostino di Ippona.

La Riforma pose attenzione agli scritti di Paolo e di Agostino I Riformatori esposero una teologia della grazia che, sebbene differisse nella terminologia e nella sostanza, fondamentalmente esprimeva la libertà di Dio di salvare l’uomo senza alcun merito.

Paolo Brancè | Notiziecristiane.com

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