Essere Cristiani dove c’è l’ISIS

Ci sono posti dove vivere la fede è molto pericoloso.
C’è una donna che racconta come il marito, un pastore, sia stato ucciso. Questa donna di nome Kadija racconta: “Quando mi giunse notizia della tortura e dell’omicidio di Sucri (questo è il nome del marito ucciso), rimasi paralizzata per quasi un’ora. Come potevo combattere contro la volontà di Dio? Fu Dio, Dio stesso che ci inviò a Mosul a portare il profumo di Cristo in questa città oscura e malvagia. Siccome avevamo pregato, capimmo che un giorno saremmo morti martiri per il nome glorioso del Signore Gesù Cristo e sarebbe stato per noi un onore. Ora che Sucri era morto, non capivo quale fosse l’onore.

Scrivo queste parole alcuni mesi dopo la perdita del mio amato Sucri, prima non ero sicura di essere in grado di calmarmi e dare voce ai miei sentimenti. Soffro per la sua mancanza ed è difficile descrivere quanto mi manca mio marito. Mi amava come l’amore di Cristo! I nostri figli Sara e Valid si sono sentiti perduti senza il loro amato papà. La grazia del Signore sta ricostruendo i loro cuori distrutti. Dove ce ne andremo lontano dal Signore? Dio ci ha posto in Iraq e qui resteremo. Forse anche voi siete stati chiamati a persistere in qualcosa a cui Dio vi ha destinati. Sono convinta che sia nostro dovere di servitori dell’Altissimo, rimanere, andare o continuare o fare qualunque cosa ci abbia comandato fino a quando Egli non ci ordini diversamente. Voglio anche farvi sapere che le due coppie che vennero a casa nostra dopo il primo venerdì in cui Sucri andò alla Moschea sono diventati discepoli di Gesù. Il giorno in cui credettero, insegnammo loro come condividere loro la propria fede e adesso il nostro gruppo conta 23 persone che si riuniscono di notte per lodare Gesù. Pericoloso? Si, ma molti altri si interessano del nostro meraviglioso Salvatore! Sono disperatamente spaventati dall’ISIS e hanno bisogno della speranza che solo il Vangelo può dare loro.

Rimanendo in Iraq dimostriamo che Gesù è il nostro Protettore e che non temiamo le minacciose azioni degli uomini. Sucri era un tesoro in terra che avrò anche nel cielo. Nel frattempo molte cose mi mancano di lui, per prima cosa la passione per Dio; in più amavo le sue battute! Allentava la tensione in ogni situazione con il suo costante umorismo; suppongo che mi mancherà per sempre, anche il suo bel sorriso! L’aspetto più terribile nel parlarne è la crudeltà e la tortura a cui è stato sottoposto prima di morire! Squarciarono il suo corpo con dei coltelli prima di sparargli alla testa e al petto, almeno 10 volte. Lo trascinarono via e lo seppellirono in un terreno sabbioso. La polizia mi chiamò per identificare il suo corpo, e quando arrivai lo avevano già tirato fuori dalla fossa. Mi mostrarono l’avviso che l’ISIS aveva appuntato sulla camicia di Sucri e mi dissero che quando lo avevano trovato la mano destra di Sucri spuntava dalla sabbia puntando verso il cielo. Soltanto una cosa mi ha aiutato a sopportare la vista del mio amato Sucri, disteso a terra sanguinante, massacrato e senza vita: stava sorridendo. GLORIA A DIO! Dio benedica tutti i Cristiani perseguitati e non ci lamentiamo se qualche volta ci manca del superfluo.
Fonte: Porte Aperte!
Testimonianza trascritta da un video
Ferrentino La Manna Francesco

Dopo aver letto questa testimonianza mi sono vergognato della mia cristianità. Fare la volontà di Dio non è solo e sempre chiedere, chiedere e chiedere… ma soprattutto UBBIDIRE come un buon soldato fa. La parola discepolo o servo in realtà ha ancora un altro significato, il vero significato è schiavo. Può uno schiavo ribellarsi al Suo Padrone? Anche se il Nostro Padrone ci ama e ci chiama figli ed eredi del Suo Regno saremo sempre Suoi schiavi, liberi di accettare o meno. Ma quante benedizioni che ci perdiamo…
Francesco

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