GETTIAMO IL CARICO IN MARE.

Come potrà l’umanità uscire da questa crisi? E non parlo soltanto del Covid-19, ma di un tempo che ormai di frequente ci porta drammatici avvenimenti.

Epidemie (e in questi anni ne abbiamo viste diverse) ma anche crisi economiche a livello mondiale di cui sentiamo ancora i malefici influssi della più recente, disastri ambientali, terremoti, tsunami. Mai come in questa epoca il peso è stato così gravoso.

L’uomo è arrabbiato, in molti percepiscono di non avere più quella aurea protettiva che scendendo dall’alto ci fa sentire che nulla di così terribilmente estremo può accadere.

Altro che civiltà, ho davanti ai miei occhi un branco di cani selvatici che si azzuffa.

La politica esposta così com’è dai media non fa che rimandare una eco di minaccia a livello mondiale. In parlamento vediamo gente che si insulta sbraitando e persino le religioni, baluardo dell’Amore, fanno la guerra.

L’individuo erige se stesso sopra ogni cosa, certo così non può funzionare.

Pare che l’umanità abbia preso una piega difficile da “stirare” se una luce ha guidato l’uomo per millenni ora pare spenta, quantomeno fievole.

La stella del mattino che orientava gli uomini è nascosta dalle nubi e la barca naviga senza timone in una notte buia, che fare?

Sarebbe utile ritrovare un assetto equilibrato, così potente da mettere in ordine, mantenendola, ogni diversità.

Ogni cosa nell’universo ha un centro, un fulcro attorno a quale girare. Nella materia e anche nello spirito.

È facile stabilire tra due punti una fase di equilibrio, si trova sempre al centro tra di essi. Ma tra cento punti, mille punti, un miliardo di punti o otto miliardi di teste, anime e cuori, come trovare una ragione comune?

È indispensabile che ciascuno getti il suo carico in mare.

Atti 17:14 Ma poco dopo si scatenò giù dall’isola un vento impetuoso, chiamato Euroaquilone; 15 la nave fu trascinata via e, non potendo resistere al vento, la lasciammo andare ed eravamo portati alla deriva. 16 Passati rapidamente sotto un’isoletta chiamata Clauda, a stento potemmo impadronirci della scialuppa. 17 Dopo averla issata a bordo, utilizzavano dei mezzi di rinforzo, cingendo la nave di sotto; e, temendo di finire incagliati nelle Sirti, calarono l’àncora galleggiante, e si andava così alla deriva. 18 Siccome eravamo sbattuti violentemente dalla tempesta, il giorno dopo cominciarono a gettare il carico. 19 Il terzo giorno, con le loro proprie mani, buttarono in mare l’attrezzatura della nave. 20 Già da molti giorni non si vedevano né sole né stelle, e sopra di noi infuriava una forte tempesta, sicché ogni speranza di scampare era ormai persa.

Ho trovato questo passo molto calzante.

La nave è un luogo comune da condividere per un tempo. Essa raccoglie viaggiatori in ogni porto, ogni uno con i suoi bagagli e le sue merci. La diversità è il suo carico, l’ignoto e il suo destino, poiché pur avendo una meta non può essere sicura di raggiungerla. In questo caso poi è in mezzo ad una grande tempesta.

I TUMULTI DI QUESTA EPOCA SONO BEN PIÙ GRAVI DI UN MARE IN TEMPESTA.

Quale conquista resta ancora da fare all’uomo? Ha viaggiato nello spazio, scandagliato tutti i mari, raggiunto ogni alta vetta, preso possesso del pianeta ” violentandolo”, scruta i recessi della mente, scinde l’atomo, e poi ancora…

Cosa c’è ancora da scoprire più avanti?

Forse nel nostro cammino non ci siamo accorti di avere oltrepassato (senza prenderla in considerazione) una via stretta, attraverso la quale, per passare, bisogna lasciare ogni bagaglio. Una via che forse ci avrebbe condotti ad una visione diversa, una via che forse vale ancora la pena di essere percorsa.

GETTARE IL CARICO IN ACQUA…

Mediamente l’uomo direbbe “gettiamo prima il tuo e dopo il mio” cosicché se dovesse bastare il mio resterebbe a me.

Ecco proprio questa è la prima zavorra, questo modello di pensiero non ci tiene a “galla”, pensare agli altri come a se stessi è un buon inizio. Odio, egoismo, Ego, sono carichi pesanti, valgono quanto la menzogna e l’omicidio.

Per poter fare questo c’è bisogno di un punto che orienti ogni mente, ogni, cuore, ogni potenza. Un punto che È eternamente al di fuori delle parti. Una ragione incorruttibile che palesa costantemente (a chi la vuole vedere) la verità a cui attenersi.

Lo so l’uomo spesso rigurgita davanti a questo nome, inghiotte la saliva, si rifiuta e gira le spalle. Questo nome è Dio, quello che per essere così grande è unico.

Non mi spaventano coloro che hanno un altro dio, spero che la loro ricerca li porti sul giusto cammino. Mi spaventano coloro che credono in se stessi, come otto miliardi di piccoli stati che si fanno guerra per conquistare il mondo.

Spero che l’uomo veramente getti i suoi carichi in mare, spero che incominci a pensare che la vita è fatta di alleanza, che non devo conquistare il tuo, ma condividere il mio con te, con te…con te… e ancora perché la vita è un bene comune, il pianeta è un bene comune, Dio è un bene comune.

Orientare il nostro pensiero ad est da dove sorge il sole, la luce, come apertura alla conoscenza per comprendere che ogni cosa è governata dal Signore, che in Dio non c’è diversità (se non nelle visioni degli uomini), per comprendere che un orientamento comune porterà tutti sulla spiaggia (salvezza) al giusto prezzo della perdita del carico.

Atti 17:39 Quando fu giorno, non riuscivamo a riconoscere il paese; ma scorsero un’insenatura con spiaggia, e decisero, se possibile, di spingervi la nave. 40 Staccate le ancore, le lasciarono andare in mare; sciolsero al tempo stesso i legami dei timoni e, alzata la vela maestra al vento, si diressero verso la spiaggia. 41 Ma essendo incappati in un luogo che aveva il mare dai due lati, vi fecero arenare la nave; e mentre la prua, incagliata, rimaneva immobile, la poppa si sfasciava per la violenza delle onde.

42 Il parere dei soldati era di uccidere i prigionieri, perché nessuno fuggisse a nuoto. 43 Ma il centurione, volendo salvare Paolo, li distolse da quel proposito, e ordinò che per primi si gettassero in mare quelli che sapevano nuotare, per giungere a terra, 44 e gli altri, chi sopra tavole, e chi su rottami della nave. E così avvenne che tutti giunsero salvi a terra.

copyright©francescoblaganò 5/2020

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