Io e la chiesa che Dio mi ha affidato

Sono nato a Campobello di Mazara (TP) il 26 Gennaio del 1954. Per i primi cinque anni della mia vita sono vissuto a Bivona (AG), poi a Racalmuto (AG)  per quattro anni per poi tornare a Campobello fino a 18 anni.

Dal ’72 sono stato a Roma finché il Signore nel 1977 mi portò a Vittoria, una cittadina in provincia di Ragusa, dove vivo da allora con mia moglie Giovanna e i miei due figli, Elia ed Elisabetta. Sono insegnante di musica e pastore della chiesa  evangelica “La Parola della Grazia”.
In questa città sono arrivato per lavoro ma anche per una chiamata divina e adesso servo il Signore insieme a mia moglie e ai credenti della chiesa.
Le mie radici spirituali sono cattoliche, infatti, la mia famiglia seguiva questa fede e solo dopo anni di fervente cattolicesimo  approdò alla fede cristiana pentecostale. Il primo a convertirsi all’evangelo fu mio padre. Io all’epoca avevo solo 11 anni e in quel periodo la quiete della mia famiglia era turbata da disturbi spirituali: frequenti incubi notturni e paure di ogni genere. Mio padre si convertì grazie ad un suo collega di lavoro che era un cristiano evangelico. Fu allora che in famiglia s’iniziò a leggere la Sacra Bibbia e a pregare e in poco tempo incubi e  paure sparirono; iniziammo così a frequentare la chiesa evangelica di Campobello di Mazara.
Io, contento di quello che facevo e di ciò che stavo sperimentando, ne parlavo a scuola con i miei compagni e con gli insegnanti, ma da loro non venivo capito anzi ero deriso e ci stavo male. In quel tempo si era molto prevenuti nei confronti degli evangelici, quindi nessuno mi dava la possibilità di parlare. Questo mi faceva scoraggiare tanto e molto spesso tendevo ad isolarmi perché non mi sentivo capito.
Nel 1968 poi,  nella mia vita accadde un evento bruttissimo: un terremoto molto forte colpì la valle del Belice, dei piccoli paesi furono distrutti dalla scossa e vi furono parecchi morti. Anche nel mio paese si avvertirono delle scosse molto forti e dentro di me percepii una sensazione negativa: la possibilità di morire. Questa paura mi spinse a prendere una decisione, un impegno serio con Dio e a prepararmi per l’eternità.
All’età di 16 anni decisi di farmi battezzare per immersione secondo l’insegnamento biblico ricevuto e in  quell’anno ci furono solo due battesimi, ma era già un grande risultato per l’epoca e per il posto in cui mi trovavo. Ma anche dopo essermi battezzato in acqua sentivo un grande travaglio dentro di me; da una parte  desideravo stare vicino a Dio e  servirlo, dall’altra desideravo tutto ciò che è proibito e peccaminoso agli occhi del Signore.
All’età di diciotto anni mentre studiavo al Conservatorio di Palermo  decisi di arruolarmi nella banda del corpo della Guardia di Finanza e contemporaneamente studiare al Conservatorio di S. Cecilia a Roma. Lì iniziai a frequentare una chiesa per poter in qualche modo respirare un’aria familiare.
Delle prove durissime ed inevitabili, però, arrivarono nella mia vita. Mi fu impedito di proseguire gli studi ai quali tenevo molto, il lavoro andava male per qualche motivo; l’amore sentimentale era assente e gli affetti familiari vacillavano. Tutto questo provocò in me una profonda depressione, a volte mi ritrovavo a piangere e la  vita mi sembrava una giungla dove il più forte predomina  sul più debole e a me a volte mancava  la forza e la voglia di reagire. Fu allora che cominciai a pensare seriamente al  suicidio e per oltre tre mesi  questo fu uno dei miei pensieri più costanti. Devo dire che una delle cose che m’impedì di farlo fu  l’amore per mia madre; immaginavo già la consegna del telegramma con la notizia della mia avvenuta morte. Volevo andarmene, ma senza rimorsi e soprattutto non volevo arrecare dolore alle persone a cui volevo bene.
Un giorno mi invitò a  pranzo  un responsabile della chiesa, Cesare Cananzi che, oltre ad accogliermi con tanto affetto, cominciò a dirmi che non era sufficiente frequentare una chiesa se non c’era stata l’esperienza della nuova nascita, cioè un incontro personale con Gesù. Il suo modo di parlare mi sembrava  strano, credevo che frequentando la chiesa potessi ritenermi un buon cristiano, ma con il mio ragionamento non riuscivo a spiegarmi il perché di quella depressione che mi attanagliava ed il tormento di quei pensieri così negativi.
Aveva ragione lui, fino a quel momento ero stato solo un frequentatore di chiese, educato e ben informato su ciò che Dio dice nella Sua Parola, ma nulla di più.
Fu così che, un giorno, presi la decisione di aprire il mio cuore a  Gesù, di cercare in Lui la soluzione per il mio disagio e soprattutto di affidargli la mia vita ed avere la certezza della salvezza che a quel punto mi rendevo conto di non possedere. Approfittando della libera uscita degli allievi finanzieri cercai un luogo isolato, lontano da tutti e iniziai a pregare parlando a tu per tu con Dio. Chiesi perdono per i miei peccati e Gli rivelai tutti i problemi che mi affliggevano, invocando fortemente la Sua benedizione nella mia vita. Ad un tratto sentii qualcosa vicino a me, una Presenza così reale che mai avevo provato prima; avvertivo una gioia profonda, ero euforico.
Al loro rientro i miei colleghi si accorsero che qualcosa era cambiato, ma non capivano cosa. Io aspettavo ormai con gioia il momento speciale in cui poter stare da solo e sentire il dolce amore di Dio inondarmi e farmi diventare una persona nuova. L’idea del suicidio che per tanto tempo mi aveva assillato ormai non esisteva più.
Continuavo a frequentare la chiesa con un cuore diverso e con un continuo dialogo con Dio, leggevo la Bibbia con un’altra attitudine e ogni parola, per me, era come bere acqua viva.
In quel tempo venne a Roma un gruppo missionario una tenda formato da tanti giovani provenienti da diverse nazioni, convertiti dall’esperienza hippy all’evangelo. Si trattava della missione itinerante  “Cristo è la risposta”, si mobilitarono tutte le  comunità evangeliche di Roma le quali si fecero carico di molte  necessità pratiche che quei ragazzi potevano avere, dai materassi, ai viveri e a qualsiasi altro tipo d’aiuto.
Una sera andai alle loro riunioni, erano veramente innamorati di Gesù, cantavano con una gioia visibile ed anche il predicatore parlava in maniera molto pratica e semplice dell’amore infinito di Dio e riusciva a trasmettere la grande passione che aveva dentro per la responsabilità di salvare le persone lontane da Dio.
Nei  giorni precedenti avevo sperimentato quello che loro stavano dicendo e quando ci fu l’appello per tutti quelli che volevano seguire Gesù e testimoniare pubblicamente la loro fede,  sentii una  chiamata dentro di me ad andare avanti, ma inizialmente ero bloccato dalle circostanze: cosa avrebbero pensato gli altri? Alla fine mi  abbandonai all’amore di Dio,  sono andato lì davanti e, insieme con altre persone, mi sono inginocchiato. Pregarono per ognuno di noi e quando  arrivarono da me, chiesero allo Spirito Santo di mettere chiarezza nella mia vita e di cambiarmi.
Da allora, cominciai a parlare di Gesù nel mio posto di lavoro e ad ogni persona e a mostrare la verità delle Scritture agli altri, cercando di far capire la necessità della nuova nascita; ero passato dalla povertà alla ricchezza spirituale, da una vita piena  di problemi ad un mondo di soluzioni; ogni difficoltà era andata via, dissolvendosi come nebbia  al sole.
Cominciai anche ad impegnarmi attivamente nella chiesa curata dal pastore Roberto Bracco: seguivo i bambini della scuola domenicale e suonavo il “trombone a tiro”. Facevo ogni cosa con grande passione, ma quello che mi riusciva meglio era evangelizzare qualunque persona mi capitasse davanti, Dio aveva messo questa responsabilità in me e da allora non ho più smesso.
Sembrava non mi mancasse cosa alcuna, ma non era proprio così. Ero a Roma già da circa quattro anni, mi ero diplomato al Conservatorio e un giorno venne in chiesa  un ragazzo nuovo. Come mia abitudine, perchè sapevo per esperienza cosa significava trovarsi solo in una grande città,  mi avvicinai per conoscerlo e sapere qualcosa di più sul suo conto. Si trattava di un  giovane di Ragusa che prestava servizio militare a Roma. Tra noi s’instaurò subito un buon rapporto d’amicizia, iniziammo a parlare dei nostri problemi e a confidarci tutto anche le nostre piccole delusioni; fu proprio così che  mi aprii, raccontandogli delle difficoltà che avevo anche a trovare la persona giusta per me. Lui mi parlò delle belle ragazze siciliane e si soffermò soprattutto sulla sorella della sua fidanzata. Quando si congedò mi chiese in prestito una valigia per riportare tutte le sue cose in Sicilia e questo fu un buon pretesto per scendere giù, in un paesino del profondo Sud per conoscere la ragazza della quale mi aveva tanto parlato.
Era il giorno di natale del 1976 quando mi ritrovai in una chiesa evangelica di Vittoria e lì conobbi Giovanna, la mia attuale moglie. Purtroppo il tempo a disposizione per noi quella sera fu poco e dovetti aspettare altri due mesi prima di rivederla, ma nel frattempo, ci sentivamo spesso al telefono e ci spedivamo lettere e foto per cercare di conoscerci meglio.
Il nostro amore  sbocciò a distanza, scoprimmo di avere alcune affinità e soprattutto una passione incondizionata per Dio, e così, il 14 febbraio del 1977, sono tornato in Sicilia e da allora io e Giovanna abbiamo iniziato il nostro cammino insieme.
Dopo qualche mese di fidanzamento, decisi di lasciare il mio lavoro a Roma e trasferirmi in Sicilia, così ho presentato domande d’insegnamento di Educazione musicale in ogni istituto della provincia di Ragusa e, grazie a Dio, alla fine di Ottobre dello stesso anno, arrivò il telegramma con una bellissima comunicazione: ero titolare di cattedra all’Istituto Magistrale di Vittoria a partire dal 3 Novembre. Dall’età di 23 anni ad ora questo è sempre stato  il mio lavoro.
Nel Luglio del 1978 ci siamo sposati e, da quel momento, la nostra vita è stata consacrata  al Signore. Io a scuola insegnavo la mia disciplina con passione ma quando vedevo qualcuno afflitto, allora presentavo la grazia di Dio come unica soluzione ai problemi della vita ai miei alunni e ai colleghi con meravigliosi risultati da parte di Dio attraverso soluzioni divine, e miracoli; poi con mia moglie continuavamo la cura d’anime organizzando delle piccole riunioni a casa nostra durante la settimana nelle ore pomeridiane.
Purtroppo, questo fu poco gradito al pastore della nostra chiesa che ci mise nelle condizioni di smettere. Io ero demotivato e, insieme a mia moglie, ci hanno obbligato a scegliere tra seguire il nostro lavoro missionario (anche se era in appoggio alla chiesa e non indipendente) o lasciare la chiesa, in quanto il nostro modo di voler servire il Signore era diverso dal loro. Abbiamo frequentato altre chiese evangeliche esistenti, abbiamo fatto altre brutte esperienze sempre per lo stesso motivo, abbiamo attraversato un periodo di deserto spirituale, poi, durante i mesi di una gravidanza difficile di mia moglie costretta a letto, abbiamo seguito con successo un corso di studi biblici per corrispondenza. Di tanto in tanto frequentavamo la chiesa di Catania guidata dal past. Filippo Wiles e seguivamo il culto evangelico alla Radio la domenica mattina alle ore 7.30.
Era la fine di Agosto del 1985, quando Dio mandò un Suo ministro, il Pastore Gilberto Perri da Reggio Calabria, per dirci chiaramente da parte di Dio che  dovevamo iniziare un’opera libera da schemi e tradizionalismi in cui lo Spirito Santo si sarebbe mosso liberamente attraverso le manifestazioni del soprannaturale. Così, scottato dalle esperienze precedenti e in ubbidienza al Padre Celeste,  iniziai a tenere culti a casa mia ogni domenica mattina, confidando solo nel Signore, che ha sempre provveduto il cibo spirituale per le persone che Lui stesso ci metteva davanti.
Col passare dei mesi, però, casa nostra diventò troppo piccola per contenere le persone che pian piano si aggiungevano, così  abbiamo preso in affitto una casetta in campagna che avevamo chiamato “La casa di preghiera”. Lì era ancora più facile evangelizzare perché soprattutto i giovani accettavano volentieri l’invito a fare una scampagnata, e poi quando erano confermati nella fede invitavano i loro  familiari, amici e parenti e “Dio aggiungeva alla chiesa coloro che erano sulla via della salvezza” (Atti 2:47).
Il passo successivo è stato quello di avere un locale nel centro abitato e, così, da lì a poco, è nata la nostra chiesa.
Servire il Signore è stato sempre il sogno più grande della mia vita. Dio mi ha dato grazia di realizzarlo e sto credendo in un risveglio nazionale.
Dio ti benedica e ti conduca verso la strada della salvezza, del risveglio, della prosperità e della gioia e comunione con lo Spirito Santo di una vita cristiana esuberante anche  con l’ausilio delle nostre storie di vita.

Il Pastore Antonio Stallone

da: Pdgvittoria.it/

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