PRIVI DI MURA

Da Esedra a Neemia, il tempio è stato ricostruito, le mura non ancora. Quello che abbiamo costruito nella nostra sfera spirituale, in prima battuta, è esposto ad attacchi e cadute.

Tornati dalla deportazione, dalla cattività, gli israeliti ricostruirono l’altare del Signore e il Tempio. Esso tuttavia non era ancora protetto, Gerusalemme era priva di mura e di porte. Possibile preda di invasioni e attacchi da parte dei nemici del Signore…

In questi due libri trovo questa mattina un eccellente motivo di riflessione.

Non è difficile scorgere nella cattività narrata nella Bibbia, un uomo spirituale smarrito nel mondo.

Molti di coloro che hanno un cuore per il Signore a volte non hanno conosciuto intimamente il Signore, vivono nel “mondo” in deportazione, non hanno ancora incontrato Cristo non hanno ancora avuto un’esperienza spirituale diretta, intima.

Pare ad essi che gli eventi emotivi conducano alle regioni interiori profonde, là dove lo spirito comunica liberamente con Dio ed è svincolato da ogni “convenzione”.

Si prostrano soggiogati dai sentimenti e dalla sensualità umana, accettano come “deportati “miti e ubbidienti, i canoni della fede religiosa.

Ger 46:27 «Tu dunque non temere, Giacobbe mio servitore, non ti sgomentare, Israele!
Poiché, ecco, io ti salverò dal lontano paese, salverò la tua discendenza dalla terra della sua deportazione;

Giacobbe ritornerà, sarà in riposo, sarà tranquillo; nessuno più lo spaventerà.

Accadrà certamente ai cuori veri, che un giorno Gesù, il Signore, toccherà il loro intimo e il richiamo della Gerusalemme celeste, il cui avamposto è nel nostro cuore, diventerà irresistibile.

Finalmente lo Spirito Santo compungerà di verità l’anima nostra lasciandoci comprendere chiaramente le leggi fondamentali dell’amore divino. Quei precetti che vanno oltre le congetture umane, così facili da comprendere e così difficili da mettere in pratica. In questa circostanza diventa impossibile non metterli in pratica, non senza rischiare di diventare menzogneri. È così che pietra su pietra incominceremo a costruire l’altare e il tempio che lo contiene, ma le mura di protezione, le porte che proteggono da invasioni negative sono ancora lungi da venire.

Il re guardò Neemia, vide il suo viso tormentato, egli desiderava ricostruire ciò che era andato distrutto e non solo, si preoccupò che il tutto fosse protetto. Egli sapeva bene la fine che fece il primo tempio del quale non restarono che macerie.

Accade al credente oggi più o meno la stessa cosa, arrivati al Signore a motivo dello zelo che subito ci sostiene erigiamo uno stupendo altare, la nostra casa, la chiesa e i fratelli che la compongono sono il nostro tempio, ma mancanti di conoscenza siamo esposti, privi di mura.

È facile che il mondo torni ad insinuarsi nel nostro cuore, lo zelo non è sufficiente a proteggerci… non ci mette al sicuro dalla menzogna, dalla malizia, dalla codardia, dall’invidia, quella nostra e quella altrui.

Per essere riparati da ciò occorre una cinta muraria ben edificata, conoscere Gesù è la prima pietra di questo muro, conoscere la Sua vita come uomo e come Dio dai tempi della creazione fino alla croce e anche dopo, ci aiuterà a mettere una sull’altra le altre pietre, poi porte, stipiti e chiavistelli.

Esse possono serrarsi ma anche aprirsi per accogliere chi a giusto titolo sarà trovato in regola per entrare.

Ogni pietra è un mattone a se, essa deve essere ben squadrata, lavorata secondo un criterio unico perché il costruttore possa utilizzarla.

Essa viene lavorata personalmente ma utilizzando dei principi validi per tutti, questo senza modificare la “sua natura”. Alcune pietre grosse potranno essere utilizzate per le fondamenta e via via a salire, altre pietre più piccole serviranno per puntellare. Tutte dovranno “adattarsi” le une alle altre per non lasciare varchi, avere la stessa durezza a ciò che può corroderle o smuoverle, cosicché tutto il muro non possa traballare o addirittura crollare.

In questi libri leggiamo che altre persone vogliono partecipare alla costruzione del tempio prima e delle mura dopo ma respinti tentarono di fermare la costruzione prima e boicottarono il lavoro poi.

LE PIETRE RIBELLI

L’esperienza di fede a senso solo se siamo disposti a cambiare, il Signore non è adattabile, il cammino nella conoscenza vuole renderci conformi.

Esdra 4:1 Quando i nemici di Giuda e di Beniamino vennero a sapere che i reduci dall’esilio costruivano un tempio al Signore, Dio d’Israele, si avvicinarono a Zorobabele e ai capi famiglia e dissero loro: «Noi vogliamo costruire con voi, perché, come voi, noi cerchiamo il vostro Dio, e gli offriamo sacrifici dal tempo di Esar-Addon, re d’Assiria, che ci ha fatti venire in questo paese». Ma Zorobabele, Iesua, e gli altri capi famiglia d’Israele risposero loro: «Non è compito vostro costruire insieme a noi una casa al nostro Dio; noi la costruiremo da soli al SIGNORE, Dio d’Israele, come Ciro, re di Persia, ci ha ordinato».

Chiamandoli nemici questo passo ci lascia intendere che queste persone non appartenessero al popolo d’Israele, infatti continua… come voi, noi cerchiamo il vostro Dio.

Insomma pietre di un’altra cava, non lo stesso materiale, non la stessa consistenza, uomini di atri popoli che facilmente avrebbero potuto corrompere a idolatria gli uomini di Giuda.

Credenti “moderni” che agiscono nella chiesa o verso la chiesa attraverso spiriti religiosi, cercando di adattare la fede alle proprie dinamiche dottrinali.

Esse non conoscono la loro propria natura, chi è pietra? chi è Malta? ma il costruttore che le utilizza le prende in mano le guarda in ogni loro aspetto da ogni lato, le conosce e sa esattamente dove collocarle… prova e riprova, insiste, ma a volte la pietra dura, cocciuta, vorrebbe essere messa proprio lì dove gli pare.

Così il costruttore dopo diverse prove le accantona in un mucchio in attesa di decidere come e se utilizzarle.

Una pietra insicura potrebbe rendere la cinta fragile e la fortificazione non sarebbe così sicura. Potrebbe mettere a repentaglio proprio ciò che deve proteggere.

Così il mucchio delle “pietre” inutilizzate cresce ma il costruttore paziente continua a tenerlo lì chissà forse qualche “pezzo” potrà tornare utile.

Con il tempo il lavoro volge al termine le mura ormai sono finite, non c’è più bisogno di altro “materiale”.

Lì dov’è ingombra, fa disordine è ora di caricarlo su di un carro e portarlo lontano. Così lontano che non possa essere utilizzato come arma dal nemico che assedia le mura. Anzi a pensarci bene… è meglio gettarlo nel fiume là dove la corrente disperde ogni idolatria.

Francesco Blaganò | Notiziecristiane.com

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