Storia di una vita trasformata dalla potenza di Dio

Personalmente sono stato graziato dal Signore, come troviamo scritto nel Libro dell’Esodo: “Farò grazia a chi farò grazia e avrò pietà di chi avrò pietà” (Esodo 33:19). Non che io abbia avuto meriti particolari, ma perché Egli ha avuto misericordia di me, peccatore, perdonandomi una moltitudine di peccati, anche gravi. All’età di tre anni circa, a causa della perdita di mia madre, i miei parenti mi affidarono a un istituto di suore e in quel luogo, in mezzo ad altri ragazzi, sacerdoti e assistenti, trascorsi gli anni della mia infanzia. Ogni giorno per me era uguale, con la messa la mattina e le varie funzioni della giornata (messe cantate e preghiere varie); in determinati giorni di festa si facevano delle funzioni cantate anche in latino, sono stato perfino a pregare per i morti nei cimiteri con le suore e anche a chiedere l’elemosina porta a porta, per sostentare l’Istituto. I giorni passavano monotoni, sempre con le stesse cerimonie.

Dopo aver completato gli studi della scuola primaria, fui trasferito in un altro istituto per iniziare la prima classe di avviamento professionale, lì conobbi altri ragazzi della mia stessa età, diventammo amici e formammo un gruppo. Incominciammo così a fare piccoli furti di piatti e bicchieri di alluminio, trafugandoli naturalmente dalla sala mensa; poi, allontanandoci di nascosto da coloro che ci custodivano, andavamo a venderli fuori dall’istituto. Rubammo anche in una tabaccheria e imparammo a fumare gratis. Un giorno, verso sera, il solito gruppetto di tre/quattro ragazzi, decidemmo di andare a rubare i frutti del giardino di fronte l’istituto, ma mentre scavalcavamo il muro di cinta per intrufolarci nel giardino, il sacerdote che abitava sul terrazzo ci scoprì e accendendo una specie di grossa lampada, come un riflettore, la puntò verso di noi che eravamo già dentro il giardino. Riconobbe, così, alcuni dei miei compagni intenti a rubare degli ortaggi da quel posto. Il sacerdote riconobbe gli altri ma non me; li chiamò per nome e li fece entrare nell’istituto e, dopo averli interrogati, venne a sapere che anch’io facevo parte del gruppo. Egli aspettò che io entrassi nella mia squadra, dove c’erano i ragazzi radunati in fila, e mi chiamò per nome. Dopo che andai da lui, con un bastone, cominciò a picchiarmi, mi diede tante botte, così tante che, mentre lui mi bastonava, io lo insultavo; ero un ragazzo monello e molto litigioso.

Gli anni passavano, io diventavo più grande e mi ero quasi convinto di dover restare parecchio in quell’istituto, ma mi sbagliavo. Un bel giorno, infatti, fui convocato nel parlatorio, dove si presentarono a me due donne, una era mia sorella e l’altra mia nonna materna. Io non mi ricordavo di loro ma esse si ricordavano di me e, anche se era passato molto tempo, capii che erano miei parenti stretti. Quello fu il giorno più bello della mia vita, ma fu anche un giorno triste nello stesso tempo; li abbracciai davvero commesso, poi mi portarono a casa. Ero contento, finalmente avevo una famiglia, ma per ricordo di quella vita di clausura che avevo passato, non entrai più in una Chiesa; avevo trascorso una vita amara e non volevo più sentirne parlare. Non avendo più il freno di quei prelati, iniziai a vivere nella libertà ricevuta, commettendo una moltitudine di peccati, di cui alcuni gravi: iniziai a bere e a ubriacarmi, divenni aggressivo e rissoso; un giorno, ad esempio, litigai con un ragazzo e gli diedi un sacco di botte. Mi degradavo, così, sempre di più e di questa mia condizione di peccato, dentro di me, ne soffrivo e bramavo una liberazione.

Un giorno sentii nel mio cuore il desiderio di cercare quel Dio di cui tanto mi avevano annunziato in istituto, così mi levai deciso ed entrai in una chiesa. Andai dal sacerdote, gli domandai se era disposto a confessarmi ed egli acconsentì. Entrai nel confessionale e gli elencai i miei peccati, quelli che ricordavo e che ritenevo più gravi. Egli mi ascoltò attentamente, infine mi disse che per me non ci poteva essere perdono, perché ero scomunicato. Me ne andai triste e malinconico, per non aver ricevuto il perdono sperato. Ero davvero distrutto! La Parola di Dio, nel Libro dei Proverbi 28:13, attesta che: “Chi copre le sue trasgressioni non prospererà, ma chi le confessa e le abbandona otterrà misericordia”. Contrariamente a quanto mi aveva riferito quel prelato, il Signore aveva un piano di salvezza anche per me, peccatore che non avevo meriti ma soltanto miserie. Dio ha usato benignità verso di me che ero da condannare per l’uomo. “Ma dove il peccato è abbondato, la grazia è soprabbondata” (Romani 5:20). Il Signore stese la sua mano e mi trasse fuori dal peccato, mi perdonò e mi attirò a sé con le sue corde d’amore.

Iniziai a frequentare i culti e a giubilare nella presenza di Dio, assieme a tutto il popolo; ascoltai dei meravigliosi canti che mi ristorarono il cuore e l’anima. Il Signore ci ministrava la Sua Parola attraverso il suo servo, cioè il Pastore della Chiesa, che fu per me come un secondo “padre spirituale”, sempre pronto a dare una parola di conforto, un aiuto nei momenti di bisogno e nelle necessità. Il Signore Dio rigenerò il mio cuore e il mio spirito, guarì le ferite spirituali che mi ero procurato a causa della mia condotta peccaminosa, mi fece grazia e smisi di fumare, mi tolse anche tutti gli altri vizi che avevo, cambiò la mia vita in bene, fece sì che io avessi un posto di lavoro stabile, in seguito anche un’abitazione e una famiglia che è il Popolo di Dio.

Lo ringrazio di vero cuore; Egli mi battezzò con lo Spirito Santo con l’evidenza del parlare in altre lingue, come troviamo scritto in Atti degli Apostoli 2:2-4, Egli fece “ogni cosa nuova” nella mia vita. Nel Libro del Profeta Ezechiele 36:25-29 troviamo scritto: “Spanderò su di voi acqua pura e sarete puri, vi purificherò da tutte le vostre impurità e da tutti i vostri idoli. Vi darò un cuore nuovo e metterò dentro di voi uno Spirito nuovo; toglierò dalla vostra carne il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne. Metterò dentro di voi il mio Spirito e vi farò camminare nei miei statuti, e voi osserverete e metterete in pratica i miei decreti, abiterete nel paese che io diedi ai vostri padri; voi sarete il mio popolo ed io il vostro Dio. Vi libererò da tutte le vostre impurità; chiamerò il frumento, lo farò abbondare e non manderò più contro di voi la fame”.

Cari lettori questo è quello che mi sento nel cuore di scrivervi e presentarvi in questa testimonianza. Io innalzo, glorifico e benedico quel Nome Glorioso che ci è stato donato per la nostra salvezza, il nome di Gesù Cristo e per la salvezza di tutti quelli che credono nel suo prezioso Nome. Vi invito nell’amore del Signore ad ascoltare la Sua Parola, predicata dai suoi servitori unti e a conoscere qual è la Sua volontà nella tua vita e giubilare assieme al Suo popolo nella presenza di Dio. La Bibbia dice: “Gustate e vedete quanto l’Eterno è buono; beato l’uomo che si rifugia in Lui” (Salmo 34:8). Gesù nel Vangelo di Giovanni 1:10-12 ci dice: “Egli era nel mondo, il mondo fu fatto per mezzo di Lui, ma il mondo non l’ha conosciuto. Egli è venuto in casa sua e i suoi non l’hanno ricevuto. Ma a tutti quelli che l’hanno ricevuto, Egli ha dato l’autorità di diventare figli di Dio, a quelli cioè che credono nel Suo Nome. In Deuteronomio 32:47 troviamo inoltre scritto: Poiché questa non è una parola vana per voi, per la quale non vi dovete per nulla curare, ma si tratta della vostra stessa vita. Il Signore ci benedica!

Fratello Carmelo

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