Jacqueline, alla ricerca di un papà

Festa-del-papa-poesieAnche se lontano dalla terra natìa, per Jacqueline la cosa più bella è sapere di avere un Padre celeste che si prende cura di lei in ogni momento della sua vita.

Il mio nome è Jacqueline, sono nata in Martinica, ultima di sei figli e orfana di padre. Da bambina non sapevo cosa significasse avere un papà, per questo motivo avevo un vuoto nel cuore e chiedevo a Dio il motivo di questa mia sofferenza.
Sono cresciuta nella Chiesa Cattolica, cantavo nella corale, avevo parte attiva nella comunità e mi sentivo a posto così. Pensavo di avere comunione con Dio: già da bambina dialogavo con Lui e gli facevo tante domande perché per me era l’unica persona alla quale potevo dire tutto.

Col passare del tempo una delle mie sorelle si sposò con un cristiano evangelico. Fra me e lui vi era una “guerra” perché spesso mi faceva considerare il mio peccato davanti a Dio. Io però non mi riconoscevo peccatrice, non avevo bisogno di pentirmi, di chiedere perdono a Dio: non avevo ucciso nessuno, non facevo niente di male, insomma, non ero colpevole di niente. Questo “conflitto” con mio cognato durò per un anno.

Nonostante questo, andavo spesso a casa di mia sorella e lì un giorno un pastore evangelico ci fece visita. Mi aspettavo di essere di nuovo accusata del mio peccato, ma quest’uomo di Dio aveva parole gentili per me, mi parlava in modo diverso, mi raccontava dell’amore di Dio. Mi presentò Dio come un Padre, proprio quel bisogno che avevo nella mia vita e per il quale nessuno sapeva quanto soffrivo. Per me che non avevo mai chiamato nessuno papà, questa era una cosa nuova che riempì il mio cuore di gioia.

Quel pastore mi disse che Dio era alla porta del mio cuore e che stava bussando, aspettando solo che io gli aprissi, com’è scritto nel libro dell’Apocalisse (Apocalisse 3:20). Queste parole occuparono i miei pensieri e il mio cuore perché avevo bisogno di un padre che mi ascoltasse e mi amasse e non di un Dio lontano a cui facevo tante domande senza ricevere risposta.

Quando tornai a casa, non provavo più gioia nel cantare come prima nella chiesa dove ero cresciuta, ma continuavo a pensare a quello che mi era successo e decisi di frequentare la chiesa evangelica locale.
Sebbene fossi molto giovane, avevo solo 18 anni, Dio mi chiamò a servirlo nella sua opera. Ero felice di aiutare le persone che avevano bisogno; si leggeva la Bibbia e si pregava insieme; avevo entusiasmo e crescevo spiritualmente; vi erano fratelli e sorelle anziani che ci ammaestravano nella vita quotidiana con la Parola di Dio. Insomma, avevo una nuova vita con Dio.

Sapere che abbiamo un Padre celeste che è sempre presente è la cosa più bella nella nostra vita.
Lui non ci delude mai, non si dimentica di noi, ci corregge per il nostro bene ed è sempre pronto ad ascoltarci.

Anche tu puoi avere un Padre così se vuoi: basta che gli apri la porta del tuo cuore, Lui sta aspettando che lo riconosci come Padre, perché solo Lui sa il bisogno che c’è nel tuo cuore e solo Lui lo può soddisfare.

Fonte: http://www.betaniachiesaevangelica.it/

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