La “marcia” di mobilitazione contro i cambiamenti climatici o “People’s climate march”, tenutasi a Roma e in molte altre città del mondo, dubito possa apportare concreti benefici per il semplice fatto che non sarà l’eventuale riduzione delle emissioni di CO2, e degli altri gas serra, a riportare il clima indietro nel tempo; infatti, gli obiettivi dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale dell’Onu, in vista del vertice dei capi di Stato che si svolgerà a New York fra qualche giorno su sollecito del segretario generale Onu, Ban Ki-Moon, si prefiggono di raggiungere un accordo globale per la riduzione dell’inquinamento atmosferico al 2030, proponendo un +40% di risparmio energetico, un +45% di fonti rinnovabili e un -55% di riduzione di anidride carbonica. Ammesso che i leader mondiali si impegnino seriamente a “ripulire” il clima, il livello di tossicità sul nostro pianeta registra dati così allarmanti al punto che gli oceani (bilancio 2013) non sono più in grado di assorbire l’inquinamento odierno.
Certamente l’uomo è chiamato a rispettare l’ambiente perché la terra ci è stata donata da Dio (Genesi 1,28), ma le calamità del tempo presente (uragani, frane, alluvioni, tifoni, siccità etc.) non sono una conseguenza esclusiva dell’incuria umana e/o del dissesto idrogeologico: quanto sta accadendo anche nella nostra nazione, che si credeva al riparo dai fenomeni climatici tipici dei climi tropicali (tornado, trombe d’aria), è la perfetta conferma delle profezie riferite agli “ultimi tempi” (Luca 21,25). Tuttavia, pur potendo apprezzare le varie iniziative delle autorità competenti, in realtà non c’è più tempo per attenuare o limitare gli effetti della variazione del clima, dato che nessuno può di certo impedire, ad esempio, che domani l’ennesima “bomba d’acqua” possa colpire a sorpresa un paese del nord o una cittadina del sud, né tanto meno possa impedire che un altro vulcano esploda senza preavviso; in verità, le recenti calamità nella nostra penisola, dall’alluvione estiva in Sardegna a quella di Refrontolo (TV), dalla bomba d’acqua a Peschici (l’intero litorale è stato cancellato dalle piogge) alla violenta grandinata e pioggia torrenziale di due giorni fa a Firenze, non sono eventi casuali frutto di una natura “bizzarra”, ma bensì sono un chiaro avvertimento biblico rivolto non solo all’Italia ma al resto delle nazioni! Io non discuto le tesi degli esperti, ovviamente più preparati di me nei loro studi, ma i fenomeni naturali del momento sono avvenimenti inconsueti che non hanno precedenti storici: un’estate piovosa come quella appena trascorsa, con nubifragi nell’arco della medesima giornata e con improvvise trombe d’aria che si formano in mare aperto, non l’abbiamo mai vista, almeno nell’ultimo cinquantennio. Lo stesso dicasi per i numerosi risvegli vulcanici nel mondo, con vulcani che eruttano simultaneamente o dopo secoli di inattività.
L’inosservanza delle norme a difesa del territorio, la speculazione edilizia e l’assenza di misure idonee per preservare i terreni agricoli, le piantagioni e l’alveo naturale di fiumi e torrenti hanno favorito l’entità dei fenomeni, ma ciò che a tutti sfugge è che sta cadendo dal cielo una quantità considerevole di pioggia che non si mai registrata. E su questo dato incontestabile, nessuna Marcia, nessun Protocollo di Kyoto e nessuna Conferenza di New York potranno mai trovare una soluzione. Pertanto, poiché la situazione climatica globale andrà a peggiorare, a chi dà la colpa a Dio per tutti queste disastri (se Dio c’è, perché non impedisce le disgrazie?) rispondo dicendo che il Creatore dei cieli e della terra non ha perso il “controllo” del pianeta e che, probabilmente (è un mio parere) Egli sta “permettendo” che la natura si ribelli contro l’uomo per fargli capire che la tutela della terra è un comandamento ormai calpestato dal mondo intero! Dio, comunque, non ha ancora aperto il Libro dei Sigilli apocalittici, perciò invito il lettore ad approfittare della “pazienza” del Signore affinché non ignori questi avvertimenti, dato che verrà il tempo in cui i ricchi e i potenti, gli schiavi e i liberi “grideranno alle montagne di seppellirli” (Apocalisse 6,15-17), perché sarà solo in quel tempo che essi comprenderanno di aver sfidato l’Eterno a lungo. Ma, ahimè, sarà troppo tardi per correre ai ripari.
[notiziecristiane.com – Salvatore Di Fede]
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