La testimonianza di Paolo Bagato

Mi chiamo Bagato Paolo, sono nato in un paesino della Valtellina il 23 dicembre 1949.

Fino all’età di 9 anni ho vissuto  come tutti i bambini; casa, scuola, giochi nei cortili e nelle campagne che circondavano la mia casa di Cusano Milanino,  dove ci eravamo trasferiti per il lavoro di mio padre. Come tutti i buoni cattolici mio padre e mia madre mi avevano battezzato, poi mi hanno fatto fare prima comunione e cresima; insomma fino ad allora eravamo la classica famiglia italiana di ceto medio che conduceva una vita tranquilla e, oserei dire, serena. Ma all’improvviso mia madre si ammalò di tubercolosi e tutto cambiò; lei fu ricoverata in un sanatorio della Valtellina e io finii in un collegio in via Giambellino a Milano.

Per due anni rimasi in quel collegio e in quel periodo vidi ben poche volte mia madre, un po’ per  il pericolo di contagio della malattia e un po’ perché mio padre non veniva certo spesso a trovarmi per portarmi da lei. Non fu un bel periodo ma già allora il Signore mi preservò da molte situazioni poco edificanti che vedevo accadere intorno a me.

Un giorno mio padre arrivò con mia madre e con mia somma sorpresa mi portarono via dal collegio e dopo qualche giorno andammo in Francia a trovare una mia zia, sorella di mia madre, che fino ad allora avevo sentito nominare ma che non ricordavo d’aver mai visto. Seppi poi che la zia Carla, così si chiamava, era diventata evangelica e aveva detto a mia madre che Gesù poteva guarirla; questo era il motivo per cui eravamo andati da lei.

Una domenica pomeriggio mio papà, mia mamma e mia zia uscirono di casa assieme mentre io rimasi con mio cugino Antonio e mio zio Guido. Dopo qualche ora rientrarono e vidi con sorpresa e anche con preoccupazione che mia mamma come mio padre e mia zia avevano gli occhi lucidi di pianto; mia madre capì il mio stato d’animo e mi tranquillizzò dicendomi:  “Non ti spaventare, quelle che vedi nei miei occhi sono lacrime di gioia  perché Gesù ha toccato il mio cuore e anche il mio fisico; ora sono sicura che sono guarita e potremo presto tornare a stare insieme per sempre!”.

Fu veramente così! Infatti dopo un paio di mesi tornai definitivamente a casa e cominciò per noi un periodo  che credo di poter definire il più bello mai vissuto in famiglia; c’erano sempre fratelli in casa nostra e quando non erano loro a venire da noi  andavamo noi da loro. Tutte le domeniche andavamo al culto in una comunità evangelica nel centro di Milano e poi abbiamo cominciato a fare viaggi in giro per l’Italia: Bologna, Genova, Torre Pellice, Roma, Napoli, Foggia e ovunque andavamo mia mamma dava la sua testimonianza di come Gesù l’aveva guarita e i fratelli erano sempre contenti e io mi sentivo al settimo cielo! Ho conosciuto tanta gente in quel periodo ma era troppo bello per durare.

Nel frattempo ci eravamo trasferiti in città a Milano e all’ improvviso qualcosa cambiò in casa nostra; vedevo sempre più spesso mia madre piangere silenziosamente mentre aspettava il ritorno a casa di mio padre finché un giorno mio padre non tornò più. Di punto in bianco la mia vita cambiò per la seconda volta, solo che stavolta mi sentivo tradito e cominciò a sorgere dentro di me un sentimento di odio profondo nei confronti di mio padre. Dovetti necessariamente smettere di studiare e incominciai a lavoricchiare qua e la, ma i sentimenti che affollavano la mia mente e il mio cuore erano ribellione, indifferenza verso qualsiasi tipo di religione, inimicizia persino contro mia madre ( seppi in seguito che invece lei si era battuta fino all’ ultimo perché mio padre non se ne andasse) .

Così un giorno decisi di andarmene di casa proprio come aveva fatto mio padre, deciso a fare la mia vita! Ma anche in quel breve tempo il Signore ebbe cura di me; avevo solo quattordici anni e in realtà non conoscevo proprio nulla del mondo che mi circondava anche se mi davo arie da adulto. A Genova incontrai un buon uomo che mi seppe convincere di tornare a casa e così feci. Non vi dico la gioia di mia madre quando mi vide sulla porta di casa, chiedendole scusa per averla fatta preoccupare! Ma non era finita, sarebbe stato troppo semplice! Il giorno dopo si presentarono a casa  i carabinieri del comando dove mia mamma aveva dovuto fare la denuncia di scomparsa di minore dicendo che dovevo essere tradotto al “Cesare Beccaria”.  Lei non sapeva neppure cosa fosse ma io si; li in via Padova era conosciuto tra i miei “amici” come “Il gabbio dei ragazzi” che tradotto voleva dire “Il carcere minorile”.

Passai li dentro nove lunghi mesi e quando uscii non ero più lo stesso Paolo di quando ero entrato; ero incattivito si, ma anche più smaliziato e furbo. Così iniziai un periodo in cui dicevo a tutti di si e poi facevo quello che volevo, facevo il “Bravo ragazzo” coi fratelli e con mia mamma, ma quando uscivo con i miei amici ero il più pestifero di tutti. Poi mia mamma si riammalò sempre di tubercolosi, credo a causa dei dispiaceri che anch’io le causavo; dico anch’io perché nel frattempo di mio padre non c’era più notizia, si era semplicemente dileguato nel nulla e nessuno sapeva più dirci dove fosse. I miei parenti non ne volevano sapere di me (credo che avessero anche ragione), mia mamma entrò per la seconda volta in sanatorio, questa volta a Vialba un paesino vicino a Milano e io, indovinate un po’ dove sono andato? Facile, in collegio! Difatti mia madre ,saputo di dover essere ricoverata, contattò una assistente sociale che aveva preso cura del mio caso quando ero stato al Beccaria e lei mi trovò un “Buon” collegio in quel di Pizzighettone che aveva un nome accattivante “Villa dei Gerani”. Questo accadeva nel giugno del 1966 e questo è l’anno in cui mi successe la cosa più importante e bella della mia vita.

Dopo essere stato in campeggio con i ragazzi della “Villa”, così ci chiamavano gli abitanti di Pizzighettone, il direttore mi disse che se qualcuno si fosse preso la responsabilità avrei potuto fare un breve periodo di vacanza a casa, io lo dissi a mia madre e lei lo riferì al Pastore Giuliani il quale, anche grazie all’ insistenza di un mio caro amico che nel frattempo aveva dato il suo cuore a Gesù, decise di darmi l’opportunità di fare dieci giorni di campeggio con i giovani cristiani della sua e di altre chiese. L’unico motivo per cui decisi di accettare era per non restare chiuso in collegio praticamente da solo, certamente non mi interessava per nulla fare parte di quel “Branco di illusi”; pensavo:  ”Intanto andiamo li poi vedremo il da farsi”. Ma il Signore aveva altri piani per me e non finirò mai di ringraziarlo per questo!

Arrivato al campeggio… “Campeggio?” Ma quale campeggio, era una cascina sopra Greve in Chianti in provincia di Firenze, sperduta in mezzo a campi di girasoli e vigneti faceva un caldo da morire, si dormiva in letti a castello con reti peggiori di quelle del collegio per non parlare dei materassi, io non ne ho mai visti ma credo che ci abitassero altri “Esseri” oltre a me! In compenso l’ambiente non era male, c’era anche qualche ragazza carina e subito incontrai due o tre ragazzi che come me erano li “per sbaglio” e con loro feci subito comunella; ma il mio amico Pino Molinaro non mi mollava un minuto con la scusa che aveva la responsabilità della mia persona mi presentò ai responsabili , i coniugi Marin, ed ai Pastori che avrebbero condotto gli studi  mattutini e i culti serali, il fratello Vitello e il fratello Filippo Wiles. Quello che mi colpì in tutti o quasi tutti quei ragazzi era la serenità, la gioia e la spontaneità con cui stavano assieme; giocavano e non litigavano mai, facevano battute ma non erano mai sconce, mai una volta sentii uscire dalle loro bocche parole o sottintesi scurrili, ancora meno bestemmie, si capiva che alcuni di loro si facevano la corte ma mai in modo volgare, insomma era proprio un mondo completamente diverso da quello a cui  mi  ero abituato!

Venne la prima sera e tutti salimmo in quello che i ragazzi chiamavano scherzosamente “L’alto solaio” ed effettivamente era così; si trattava del fienile della cascina che era stato ripulito ed imbiancato, all’ interno c’erano delle lunghe panche di legno senza schienali ne cuscini messe tutte in fila e divise a metà da un camminamento che divideva rigorosamente i maschi dalle femmine.

Il Pastore Wiles quella sera con il suo simpatico italiano con accento inglese parlò di salvezza in Cristo ,di ravvedimento, di ritorno a Gesù e poi fece un appello a quanti volessero fare queste esperienze con Gesù; con mia somma meraviglia vidi uno dei “per sbaglio” andare avanti, inginocchiarsi e subito dopo cominciare a piangere e a gridare con le mani alzate, dopo di lui un altro poi una ragazza che avevo conosciuto nel pomeriggio mi si avvicinò e mi disse con tanta dolcezza “Perché non ci vai anche tu?” Ci andai, ma non successe nulla. La sera seguente Sempre il Pastore Wiles parlò di battesimo nello Spirito Santo diceva : “E’ la dinamite di Dio, ti darà forza, ti guiderà e nei momenti difficili intercederà per te presso il Padre!” Il “Padre”? pensavo io “Si, perché Dio vuole essere tuo padre!” disse il Pastore. Sentii dentro qualcosa che si scioglieva e così andai avanti all’ appello, ma non succedette nulla.

La terza sera (era il dieci agosto del 1966), nell’ alto solaio, mi sedetti negli ultimi posti in fondo alla sala e dicevo dentro di me :”Voi fate quello che volete tanto a me non mi vuole più nemmeno Dio, ne ho fatte troppe e troppo grosse anche per Lui!” Ancora non lo sapevo,ma Dio aveva in serbo per me un dono meraviglioso! Il Pastore Wiles fece l’appello io resistetti per un po’, poi all’ improvviso mi ritrovai in ginocchio la davanti, qualcuno appoggiò le sue mani sul mio capo e io che mai avevo dato gloria a Gesù mi ritrovai a piangere e lodare  Dio ad alta voce e immediatamente cominciai a parlare in una lingua strana ma capivo solo una cosa Dio mi amava e mi stava dando i suoi doni la salvezza e lo Spirito Santo! Poi entrai in una visione, dico entrai perché era talmente reale quello che vedevo che avevo la sensazione di camminarci veramente.

Vidi un immenso prato verde sapete quei bei prati di montagna dove l’erba ondeggia al vento provocando quel meraviglioso fruscio, lungo questo prato c’era un ruscello che scendeva mormorando. Nella visione io mi chinai per abbeverarmi, l’acqua era cristallina, fresca; mi voltai a guardare da dove venisse ed in lontananza c’era una grande roccia che si stagliava nel cielo di un azzurro come non ne avevo mai visti, decisi di avvicinarmi e più mi avvicinavo ,più la roccia diventava alta e luminosa quando arrivai ai piedi di questa roccia scoprii che l’acqua del ruscello sgorgava proprio da li e che li sembrava essere ancora più invitante. Cominciai a bere prima con le mani a mo di tazza poi direttamente con la bocca e infine mi ci misi completamente sotto. Era come se bevendo quell’ acqua uscissero fuori da me delle scorie di sporco e l’intero mio essere fosse riempito di una gioia infinita e serenità, di un amore che mai avevo provato nella mia seppur breve vita. Che meraviglia! avevo incontrato la Roccia dei secoli, Colui che ha detto : “Chi ha sete venga a Me e beva”, Colui del quale il salmista Davide dice :”Egli mi fa giacere in verdeggianti pascoli e mi guida lungo le acque calme”.

Oggi questi versi della Bibbia mi sono ben noti,  allora non li conoscevo ma Gesù, perché è Lui la roccia dei secoli, ha fatto di più che farmeli conoscere, me li ha fatti sperimentare. Da allora la mia vita è cambiata, l’odio è scomparso dal mio cuore, ho imparato a perdonare e a chiedere perdono; mi sono riconciliato con mio padre e , dopo lunghi anni ho potuto avere la gioia di vederlo tornare al Signore prima che morisse. Inoltre Dio mi ha dato una famiglia numerosa, una moglie che amo e dalla quale sono riamato, cinque figli di cui quattro felicemente sposati e cinque bellissimi nipoti; mi ha dato una comunità ed un Pastore di cui vado fiero e nei quali posso vedere quanto sia grande l’amore che Dio ha per ciascuno di noi. In tutti questi anni ho potuto con mia moglie vedere i miracoli compiersi nella mia casa a più riprese, ho potuto sempre vedere la Sua fedeltà all’ opera anche quando io non sono stato del tutto fedele a Lui e anche quando come dice la Sua Parola non ho visto sempre il sole, nelle tempeste di questa vita Lui è sempre stato al mio fianco. Di fronte a tutto ciò che Dio ha fatto per me non esistono altre parole da dire se non

 G R A Z I E !!!

A Te solo vada la gloria Dio mio e Padre mio.

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