La testimonianza di un figliolo di Dio

Sono un tizzone scampato dal fuoco; nato a Catania anagraficamente nel 1965, ma la mia nuova nascita, quella spirituale, è avvenuta a Bergamo e non sono nemmeno un adolescente.

Probabilmente questa testimonianza avrà un impatto particolare su molte persone che  mi conoscono ed avranno modo di leggerla; ciò in quanto ritengo che alcuni aspetti di essa, essendo parte di un passato che non mi appartiene più, potrebbero essere una sorpresa per molte persone che mi conoscono solo marginalmente o che comunque mi hanno conosciuto solo dopo “la metamorfosi”.

Rendere pubbliche determinate cose non è semplice; solitamente quando si ha un passato imbarazzante come quello che io ho alle spalle, la tendenza sarebbe quella di lasciarlo sepolto dietro di se cercando di non farlo più venire alla luce, ma non voglio dimenticare  nessuno dei benefici che Dio ha procurato alla mia vita. Anzi, desidero tenere sempre bene impresso nella mia mente il pantano fangoso da cui Il mio Signore e Salvatore Gesù Cristo mi ha tratto fuori, in modo tale che giorno dopo giorno io non possa mai dimenticarmi di dare a Lui gloria, onore, ringraziamento e mostrargli riconoscenza per ogni cosa che ha fatto e che so che continuerà a fare nella vita mia e della mia famiglia;  spero di tutto cuore che leggere questo scritto possa essere di benedizione e di incoraggiamento  a qualcuno che ne ha bisogno, e che possa dare una speranza a chi necessita di speranza, indicare La Via a chi ha bisogno di direzione,  far conoscere La Verità a chi vive nel dubbio e ridare La Vita a chi una vita non ha, ma è morto nei propri peccati. Insomma, che almeno qualcuno tra coloro che lo leggeranno possa avvicinarsi alla buona notizia del Vangelo.

Come già detto sono nato a Catania, una città meravigliosa sia come posizione geografica, che climaticamente ed anche molto interessante sotto l’aspetto culturale, nonché culinario (che non guasta).

Come tutte le grandi città del sud però hanno il suo rovescio della medaglia; vivere in contesti come quelli infatti è molto più impegnativo, difficoltoso e sotto certi aspetti anche più pericoloso che altrove, specialmente per persone psicologicamente deboli come lo ero io.

Fin da ragazzino, soffrivo di complessi d’inferiorità nei confronti delle persone che mi circondavano, compagni di classe, compagni di gioco, conoscenti, figli di amici dei miei genitori ecc … Essendo molto orgoglioso, nascondevo questo mio disagio e cercavo di fare di tutto affinché non venisse notato, anzi mi sforzavo costantemente di dimostrare il contrario. Mi sforzavo di atteggiarmi da duro, ma duro, in realtà credo di non esserlo mai stato, ero solo una persona in difficoltà.

Quando ho raggiunto l’età dell’adolescenza, tutto questo mi ha portato a cercare la trasgressione, sempre, comunque, e a tutti i costi, perché mi ero convinto che trasgredire significasse, essere speciali, meritare la stima, il rispetto, l’ammirazione degli altri, o almeno, anche semplicemente l’essere notati per qualcosa.  Questo, anche se allora non lo comprendevo, credo fosse dovuto  anche al fatto che certe rock star di cui ero letteralmente invaghito, suscitavano nei miei coetanei nonché in me stesso questo tipo di sentimenti. Ahimè come mi sbagliavo! Purtroppo ero cieco, ed ero anche stolto, non vedevo e non comprendevo.

Credo di aver acceso la mia prima sigaretta all’età di sette/otto anni e se la memoria non m’inganna, già attorno agli undici anni avevo sperimentato la prima sbornia.

Mi ricordo che da adolescente, quando mi trovavo vicino a una ragazza, ero letteralmente attanagliato da attacchi d’ansia la cui intensità era direttamente proporzionale all’attrazione che sentivo per la persona che avevo di fronte.

Mi ricordo che qualsiasi cosa io facessi, sia a scuola, sia nello sport, sia in qualsiasi altro tipo di attività, c’era sempre il figlio o la figlia di qualche parente, o di qualche amico di famiglia che lo faceva meglio di me. Questo sentirmi sempre paragonato a qualcun altro di migliore, non faceva altro che accrescere i miei stati d’ansia e le mie crisi depressive, nonché  la paura di deludere le aspettative di chiunque s’aspettasse qualcosa da me.

Per farla breve, dalle prime sbornie e i primi spinelli, sono rapidamente passato alle droghe pesanti, principalmente eroina e cocaina.

All’inizio le sniffavo, ed ero anche convinto che non mi sarei mai bucato perché solo vedere una siringa mi metteva addosso una paura tremenda. Inoltre i miei sballi si limitavano ai week end perché essendo impegnato con il lavoro, gli altri giorni non potevo permettermi certe libertà, infatti, fin da giovanissimo, a circa quattordici anni, ho iniziato a lavorare con mio padre che aveva una piccola aziendina a carattere artigianale.

Poi, a distanza di poco tempo, arrivò il primo buco. Mi ricordo che me lo fece un “amica”. Li cambiò il mio rapporto con la droga. Piano, piano imparai a farmi da solo e quello fu l’inizio della fine. Nel giro di poco tempo, benché fossi convinto di riuscire a gestire la situazione, l’eroina era diventata la mia padrona. Non riuscivo più a farne a meno, e mentre prima la usavo per sballare il sabato sera, ben presto mi ritrovai nella condizione di averne bisogno tutti i giorni per non stare male. Sperimentai quella brutta bestia di cui in precedenza avevo solo sentito parlare: “La scimmia”. Nel gergo dei tossici avere la scimmia, essere “scimmiati” significa essere “a rota”, cioè dipendenza sia fisica sia psicologica dalla sostanza. In pratica l’eroina riempiva totalmente la mia mente, riuscivo a pensare o a fare anche altre cose solo dopo essermi fatto.

Ero diventato un drogato, un tossicodipendente, e questo oltre all’uso delle sostanze, comportava anche il vivere in tutto l’entourage, cioè luoghi, persone e situazioni totalmente e assolutamente fuori da quello che dovrebbe essere il normale corso di un’esistenza ordinaria, ma prima o poi i nodi vengono al pettine.

Non dimenticherò mai l’espressione del volto di mia madre il giorno in cui trovò in casa, in un mio cassetto, un cucchiaio e una siringa sporca di sangue. Non dimenticherò mai i suoi occhi sgranati che mi guardavano cercando una risposta, una spiegazione. Non dimenticherò mai l’atteggiamento amorevole di mio padre, nel quale non trovai un giudice adirato, bensì un padre amorevole e ansioso di aiutarmi a venirne fuori, a vincere una battaglia contro un nemico a lui sconosciuto.

Iniziò la nostra guerra, tra piccoli successi e grandi sconfitte. Mio padre aveva una sorella che si chiamava Concetta. Per me era la zia Conci e subito dopo mia madre era la donna che amavo di più. La zia Conci era una cristiana evangelica pentecostale, e mi aveva sempre parlato di Dio, di un Dio vivente e vero che interagisce con le sue creature, che è un Padre amorevole e che ha dato il Suo unigenito Figlio Cristo Gesù per la salvezza di chiunque crede in Lui.

Tante e tante volte la zia Conci aveva insistito a presentarmi Il Signore Gesù, io l’ascoltavo ma poi tornavo alla mia vita. Lei però non si stancava e continuava a seminare. Sono anche certo che intercedesse per me in preghiera continuamente.

Un giorno, non so come, mi ricordo che mi recai a casa sua e, mentre mi trovavo lì, lei mi chiese di poter pregare per me, per la mia vita; io le risposi di fare come desiderava, ma ero completamente insensibile e apatico alle sue parole e alle sue preghiere.

A un certo punto però cominciò a succedere qualcosa che non sapevo spiegarmi, mentre lei pregava e invocava l’intervento di Gesù sulla mia vita, io pur nella mia condizione peccaminosa, iniziai a percepire che qualcosa di soprannaturale stava succedendo in quel luogo, a quel punto iniziai a sentire un forte disagio e le chiesi di smettere perché mi sentivo disturbato. Lei non mi diede ascolto, era troppo infervorata, non smise di pregare, anzi incalzò ancora con più forza. A quel punto, non so spiegare umanamente cosa sia successo, ma qualcosa di più grande e di più forte di me ha operato nella mia vita, sono caduto sulle ginocchia e piangendo ho iniziato a invocare la misericordia di Dio sulla mia vita, e Cristo Gesù ha risposto.

Che ci crediate o no, da quel momento io ho smesso di iniettarmi eroina, senza bisogno di comunità terapeutiche, senza bisogno di metadone o altri palliativi. Senza niente. Gesù Il Figlio di Dio aveva operato nella mia vita.

Iniziai a frequentare la chiesa a Catania, prima in Via Susanna dal pastore Paolo Lombardo, poi in Via Mascagni dal pastore Filippo Wiles, dove  nel 1990 fui battezzato in  acqua, dai fratelli (oggi pastori)  Nicola Spuria e Ottavio Prato. Mi ricordo che appena uscii dalla vasca battesimale, mi venne incontro Nunzio Catania, l’autore del libro “Dalla morte alla vita”, un fratello ex tossicodipendente pure lui, col quale c’eravamo conosciuti per strada nell’ambiente dei tossici, un uomo con una potente testimonianza alle spalle. Mi ricordo come se fosse ieri che mi abbracciò e mi disse “finalmente ti sei deciso” e piangemmo insieme di gioia.

Purtroppo però il nemico non si arrende facilmente, e anch’io ritengo doveroso assumermi le mie responsabilità.

Tra il richiamo della carne che combatteva contro lo spirito, tra il fatto che vivevo in una città particolare e che avevo amicizie e conoscenze in certi tipi di ambienti, purtroppo dopo non molto tempo mi ritrovai di nuovo immerso nella schiavitù da cui ero stato liberato. Le tenebre mi avevano sopraffatto di nuovo.

Ho sperimentato in carne La Parola di Dio che dice in 2Corinzi 6:14: Non vi mettete con gli infedeli sotto un giogo che non è per voi; infatti che rapporto c’è tra la giustizia e l’iniquità? O quale comunione tra la luce e le tenebre?

Ed ancora in 2Pietro 2:22 È avvenuto di loro quel che dice con verità il proverbio: «Il cane è tornato al suo vomito», e «La scrofa lavata è tornata a rotolarsi nel fango».

In quel periodo conobbi la mia prima moglie, avevo ventiquattro anni e lei ventotto. M’innamorai di lei e ci sposammo, ma c’era un problema, anche lei era stata una tossicodipendente ed era anche sieropositiva, dopo qualche anno entrò in stato di aids conclamato, la nostra vita era un inferno, le sofferenze che abbiamo vissuto sono state disumane sia per lei che se n’è andata, sia per me che sono rimasto.

Lei aveva un figlio quando la conobbi, sì, era una ragazza madre, io desideravo grandemente sperimentare la paternità. Rimase incinta ma scoprimmo il suo problema e dovette abortire.

Vorrei che chiunque stia leggendo questo scritto capisca che non sto rendendo spudoratamente pubblica la mia vita privata e i miei sentimenti poiché incapace di dare loro il giusto valore, né per mancanza di pudore e riservatezza, ma solo perché ho un obiettivo ben preciso, che è quello che ho specificato all’ inizio: Ringraziare Il mio Signore Cristo Gesù e testimoniare della Sua grazia meravigliosa nella mia vita.

Vivemmo insieme per sette anni, e quando lei morì, mi precipitai in un baratro senza fine. Desideravo solo spegnermi, ma non avevo il coraggio di farlo, desideravo staccare la spina, non pensare, non ero in grado di sostenere nessun tipo di responsabilità, e la soluzione più immediata che riuscivo a trovare era sempre ed ancora quella.

Ho toccato il fondo, ho raschiato con le unghie delle mie mani il fondo del baratro. Quando mi facevo anche la cocaina sono arrivato a spendere in una sera cifre incredibili. Ci chiudevamo in un appartamento e mi facevo un buco dietro l’altro, a intervalli di 15/20 minuti perché l’effetto della coca iniettata in vena dura pochissimo. Poi quando finiva la coca, avevo bisogno dell’eroina per tranquillizzarmi, per superare il down della coca (la fase depressiva) che era insopportabile. Mi è capitato diverse volte di collassare con una siringa infilata nel braccio, mi sono sempre risvegliato, a volte con qualcuno che mi faceva la respirazione artificiale. Mi è capitato di iniettarmi eroina con la stessa siringa con persone che oggi non ci sono più perché sono morte di aids.

Grazie a Dio, Il Signore mi ha preservato dall’ aids, però mi sono ammalato di epatite c, e questa malattia a causa del mio abuso di alcol e droghe stava avendo effetti devastanti nella mia vita, effetti che ad un certo punto avevano iniziato a manifestarsi anche visibilmente nel mio corpo in maniera alquanto debilitante.

In pratica mi ero ritrovato a sperimentare il più profondo disprezzo da parte degli uomini, quegli stessi uomini dei quali avevo  desiderato l’approvazione.

 Mi trovavo nel ventre del pesce, come Giona, ma non riuscivo a gridare a Dio, avevo vergogna perché lo avevo tradito, e satana continuava a sussurrarmi all’ orecchio che anche se l’avessi fatto, sarebbe stato inutile perché ero indegno e non meritavo il perdono di Dio ma il suo giudizio, ma questa è la più grande menzogna che esista. Dio non mi aveva dimenticato, Gesù non ha permesso che io fossi rapito dalla sua mano (Gv.10:28).

Nel 2001 ho conosciuto Carla, mia moglie, che è bergamasca, più precisamente di Clusone; io credo che Dio stesso l’abbia messa sul mio cammino e si sia usato di lei per recuperare ciò che era perduto.

Nell’ agosto del 2002 mi sono trasferito a Bergamo e le uniche cose che mi ero portato dietro come dote, erano la mia malattia e una montagna di debiti.

Lei, Carla ha creduto in me quando nessuno ci avrebbe scommesso mille lire. E’ stata un grande aiuto e un sostegno non indifferente. Ho una moglie preziosa, sono riconoscente a lei e  a Dio che ha fatto incrociare le nostre strade e mi ha fatto dono di questo aiuto convenevole (Gen. 2:18).

Oggi, se mi volto a guardare indietro vedo l’Egitto, il faraone, vedo i carri del faraone che mi seguivano mentre venivo via. A volte mi succede di ricordare i volti di tante persone che ho conosciuto, con le quali ho condiviso la mia vita di allora, alcuni probabilmente continuano nella stessa direzione, altri staranno lottando con malattie deleterie, altri ancora saranno in galera o in comunità, ma tanti non ci sono più.

 Se dopo tutto quello che ho passato sono ancora qui, credo che sia perché Qualcuno molto più grande di me, ed anche molto più grande di satana  ha stabilito che io rimanessi, forse per raccontare la mia storia ad altri, per raccontare che c’è speranza. Per raccontare che abbiamo un Dio grande e onnipotente. Probabilmente Egli ha dei sogni per me e per il mio futuro, probabilmente come dice la bibbia in 1Corinzi 1:27: ma Dio ha scelto le cose pazze del mondo per svergognare i sapienti; Dio ha scelto le cose deboli del mondo per svergognare le forti; 28 Dio ha scelto le cose ignobili del mondo e le cose disprezzate, anzi le cose che non sono, per ridurre al niente le cose che sono.

Nel 2004 sono tornato al Signore, nella chiesa pasturata dal pastore Tino Di Domenico. Mi sono sentito come il figliuol prodigo. Non ho trovato un Dio adirato pronto a schiacciarmi col Suo giudizio, bensì un Padre amorevole pronto a far festa per il mio ritorno che mi ha accolto nella Sua casa, che mi ha ridato una dignità, una veste ripulita e soprattutto il Suo infinito amore e il Suo perdono.

A un certo punto anche mia moglie incuriosita dal mio cambiamento, ha iniziato a frequentare la chiesa e nel 2006 anche lei ha accettato Cristo come personale salvatore scendendo nelle acque battesimali.

Nello stesso anno 2006, sono stato liberato anche dall’ultima schiavitù che mi portavo addosso: il vizio del fumo, sono stato, infatti, anche un fumatore incallito, e in certi periodi sono arrivato a fumare anche tre pacchetti di sigarette al giorno. Oggi sono completamente libero da ansie come quella di dover cercare un tabaccaio aperto di domenica.

Dio ha fatto un’opera incredibile nella mia vita. A Catania avevo fatto due cicli d’interferone senza risultati. Il responso era sempre lo stesso “NO RESPONSE” cioè nessun riscontro, nessuna risposta al farmaco.

A Bergamo insieme a mia moglie che m’infondeva coraggio e fiducia, e con Dio che mi dava la forza fisica, ho portato a termine un ciclo di un anno d’interferone e ribavirina. Stavolta il medico che mi ha seguito non ha scritto “NO RESPONSE”, ma ha scritto “GUARITO”. Adesso sono negativo alla conta delle riba “RNA” da dieci anni. Ho sanato tutti i debiti che avevo. Il mio grande desiderio di sperimentare la paternità, è stato abbondantemente appagato, Il Signore ha coronato il mio matrimonio con tre figli meravigliosi: Cristiana nel 2004, Michele nel 2006 e la piccola Sara a dicembre del 2011.

Oggi io e la mia famiglia frequentiamo l’assemblea cristiana evangelica di Seriate e li serviamo Il Signore Gesù Cristo, Colui che è degno di essere servito, lodato e adorato, e lo facciamo con gioia.

Vorrei concludere questa mia testimonianza proclamando a quanti vivono nella difficoltà che ciò che Dio ha fatto per la mia vita è pronto a farlo anche per voi, cercatelo con tutto il cuore ed Egli si farà trovare. Inoltre desidero fare un appello a quanti si ritengono delle persone per bene che non hanno bisogno del perdono di Dio, nonché a tutti coloro che si professano atei.

A entrambi desidero dire questo: Che ci crediate o no, esiste il paradiso ed esiste pure l’inferno, e quest’ultimo è pieno di anime che darebbero qualsiasi cosa per poter avere l’opportunità che a voi viene offerta oggi, l’opportunità di ricevere il vangelo.

Dio vi ama tutti incondizionatamente e desidera profondamente potersi incontrare singolarmente con ognuno di voi.

2Pietro 3:9: Il Signore non ritarda l’adempimento della sua promessa, come pretendono alcuni; ma è paziente verso di voi, non volendo che qualcuno perisca, ma che tutti giungano al ravvedimento.

Dio vi benedica.

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