Qual’è il metodo migliore per svolgere il mestiere di genitori in una società cristiana?

L’apprensione e l’interesse per un argomento tanto importante come quello dell’educazione cristiana dei figli onora Dio ed è segno di una profonda sensibilità cristiana.

La maggior parte dei genitori evita di trattare un argomento così importante, considerandolo ormai sorpassato e di “competenza” della chiesa o della Scuola Domenicale, ma non della famiglia.

Occorre innanzi tutto considerare che quello dei genitori non è un “mestiere”, ma un “ministerio”. Il mestiere si deve imparare, il “ministerio” è un “dono di Dio”.

L’amore per i figli è innato nei genitori, ed è un sentimento che li spinge a qualsiasi sacrificio per renderli felici e per perpetuare e vedere riprodotti nella propria prole le virtù, le capacità, i talenti che Dio ha donato loro.

Lasciandosi guidare dall’amore naturale che Dio ha messo nel loro cuore, si dedicheranno “spontaneamente” al benessere spirituale, morale e fisico dei figli.

I genitori d’oggi si preoccupano in primo luogo del benessere fisico dei figli. Certamente questo aspetto è importante, ma non a tal punto da far dimenticare quello morale e spirituale.

E’ giusto desiderare che i nostri figli siano sani, belli, amati, vestiti bene, ma questo non è tutto. Il benessere materiale da solo non basta, occorre qualcos’altro, perché stiamo parlando di “vita vera” e non di “vita apparente”.

Ecco, quindi, il ruolo dell’educazione e dell’educazione cristiana, quello cioè di indirizzare i figli a Gesù.

L’educazione cristiana si fonda su tre principi indispensabili: ESEMPIO, EDUCAZIONE E EMULAZIONE.

L’ESEMPIO. L’educazione inizia con l’esempio. I nostri primi anni di vita sono i più importanti. I pedagogisti affermano che s’impara più nel primo anno di vita che in qualsiasi altro.

Sembra incredibile eppure se riflettiamo un momento scopriamo che è vero. I bambini nel primo anno di vita imparano a camminare, a parlare, a pensare, a riconoscere cose e persone, inoltre, inconsapevolmente per noi, si formano il loro carattere e la loro personalità.

Come fanno ad imparare? Non frequentano nessuna scuola. Imparano con l’esempio! I bimbi imparano ad esprimersi con la stessa intonazione, con uguali espressioni e con gli stessi gesti di coloro che li circondano. Per questo è importante la presenza dei genitori.
Maniere, personalità, gusti, perfino l’accento del linguaggio dei bimbi sarà influenzato da chi li circonda.

L’esempio è importante ed è l’unico metodo per la formazione e lo sviluppo spirituale, morale e mentale dei figli. Troppi genitori si comportano seguendo il notissimo proverbio: “Fa quello che dico, ma non quello che faccio”.

L’esempio è fondamentale. ” … sii d’esempio … nel parlare, nella condotta, nell’amore, nella fede, nella castità” (I Timoteo 4:12). Questo è un brano che contiene un’esortazione per i ministri dell’Evangelo, ma “in senso lato” ministri da parte di Dio non lo sono anche i genitori rispetto ai loro figli? “Sii d’esempio”, è quanto lo Spirito Santo richiede a tutti i genitori senza differenza.

L’EDUCAZIONE. L’altro principio è quello dell’educazione. Usiamo il termine educazione e non istruzione in quanto “educare” vuol dire “sviluppare le facoltà intellettuali, fisiche, morali e spirituali specialmente dei giovani, secondo determinati principi, vuol dire assuefare, abituare, formare, coltivare il carattere”.

Mentre “istruire” vuol dire soltanto “far apprendere a qualcuno delle nozioni, mediante un insegnamento teorico, informare”. Ne consegue che l’istruzione è il fondamento dell’educazione, ma tratta soltanto la parte teorica, mentre l’educazione e la formazione consiste nell’affinamento del carattere.

I genitori cristiani sono chiamati ad educare in quanto non soltanto “informano” ma “formano”. Essi hanno a disposizione lo strumento migliore: la Parola di Dio che è “utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia” (II Timoteo 3:16).
Il ruolo dei genitori è fondamentale nell’educare alla giustizia, in quanto i figli crescono nell’ambiente creato loro dai genitori.

Il dono più grande che i genitori possono fare ai figli è prima di tutto dedicare loro del tempo. La compagnia dei genitori produce sicurezza ed il calore dell’amicizia tra figli e genitori è la base per l’educazione cristiana.

Qualsiasi regalo si faccia ai figli ha un prezzo. Si nota però che i genitori sono molto spesso più propensi a fare sacrifici per acquistare doni voluttuari e non indispensabili, piuttosto di essere disposti a dare loro il proprio tempo. Invece di lavorare, accumulando ore di straordinario o magari svolgendo un secondo lavoro per assecondare i capricci dei figli, consacriamo del tempo da trascorrere con loro. Questo atteggiamento è solitamente proprio di chi vorrebbe riparare il torto di essere quasi totalmente assente dalla vita dei propri figli e non direttamente coinvolto nei loro problemi. Se non abbiamo tempo, facciamo in modo di trovarne, perché questo è il dono,il regalo più grande. I genitori che riservano del tempo ai propri figli eviteranno quanto è descritto in Proverbi 29:15, “…il fanciullo lasciato a se stesso, fa vergogna a sua madre”, mentre la promessa per i genitori fedeli è: “L’uomo buono lascia un’eredità ai figli dei suoi figli, …” (Proverbi 13:22). “Inculca al fanciullo la condotta che deve tenere, anche quando sarà vecchio non se ne dipartirà” (Proverbi 22:6). L’eredità vera da lasciare ai figli non consiste nelle proprietà immobiliari o nel deposito bancario,ma è un’educazione cristiana che anche nella indigenza rimane integra,è il lascito di tesori dove “ …né tignola né ruggine consumano, e dove i ladri non sconficcano né rubano” (Matteo 6:20), è una buona educazione illuminata dalla Parola di Dio. Quella di cui parla Paolo a Timoteo ricordando “…la fede non finta…” che era in lui, “…la quale abitò prima…” nella sua nonna e poi in sua madre (2 Timoteo 1:5). Quella “…eredità incorruttibile, immacolata ed immarcescibile, conservata nei cieli…” (1 Pietro 1:4).

L’EMULAZIONE. Il terzo principio è quello dell’emulazione. Per emulazione si intende: ”L’attitudine di eguagliare o di superare in nobile gara… le virtù di qualcuno”. Se l’esempio e l’educazione sono insostituibili nel “ministerio” dei genitori, è di fondamentale importanza incoraggiare in “nobile gara” i propri figli, per attuare praticamente i principi insegnati con l’esempio e l’educazione. Certamente ciascuno di noi ricorda dei particolari della propria fanciullezza, anche quelli apparentemente insignificanti. Chi scrive ricorda, ad esempio, con una limpidezza particolare quando il proprio padre “perse” del tempo per insegnargli ad allacciare le scarpe. Fino allora le scarpe erano state sempre allacciate dai genitori. Un bel giorno, però, il babbo disse: “Ora sei ‘grande’, devi imparare a farlo da solo”. E con pazienza guidò le mani inesperte del figlio.

La competizione è innata nell’animo del fanciullo e, quindi, occorre utilizzare questo sentimento. Esso deve essere usato dai genitori per vedere manifestate ed attuate nella vita quotidiana le qualità morali e spirituali dei propri figli. Perché ciò sia possibile occorre assolvere il dovere di genitore con pazienza e amore. Spesso rimane nei genitori il rimpianto che non hanno trascorso con i propri figli,soprattutto quando si incamminano su strade che non sono né sante né oneste. Allora si scopre che non si è dato l’esempio e l’educazione di cui avevano bisogno, non li abbiamo spinti a “gareggiare” nel bene, nella giustizia, nell’amore e nell’altruismo. Sono stati abbandonati a loro stessi, a compagnie di dubbia moralità, abituati a non utilizzare in modo giusto il loro tempo. Quanti genitori hanno imparato troppo tardi che i lunghi orari di lavoro per guadagnare di più e dare un’esistenza più confortevole ai propri figli hanno provocato l’effetto più deleterio di tutti: la perdita dei propri figli. Vale la pena raggiungere una posizione elevata, guadagnare di più e poi sacrificare i rapporti con i figli al punto che essi sono virtualmente degli “estranei”, che conosciamo quanto il vicino della porta accanto? Non basta baciare i bimbi al mattino mentre ancora dormono e poi ribaciarli la sera tardi, quando li ritroviamo assonnati. I genitori hanno un ruolo ordinato da Dio, il dono più bello, più grande che possa essere fatto ad un figlio è stare con lui e dedicargli del tempo.

Parliamo con loro, gareggiamo con loro, leggiamo con loro, preghiamo con loro, con loro frequentiamo i culti e la Scuola Domenicale, ma soprattutto educhiamoli “nell’ammonizione del Signore”, poiché “… il padre dell’uomo da nulla non avrà gioia” (Proverbi 17:21), mentre “Il padre del giusto esulta grandemente; chi ha generato un savio, ne avrà gioia. Possano tuo padre e tua madre rallegrarsi, …” (Proverbi 23:24, 25).

Ci aiuti il Signore a svolgere il “ministerio” di genitori che Egli ci ha affidato per dire: “Io non ho maggiore allegrezza di questa, d’udire che i miei figliuoli camminano nella verità” (III Giovanni 4).

Adiparma.it

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