LA GIUSTIZIA DEI GIUSTI

Il dubbio e l’incertezza sono la vera forza del giusto, ma chi è veramente il giusto?

Certo noi credenti conosciamo la giustificazione, la fede che santifica e Salva ad opera della morte di Cristo e della Sua resurrezione.

Conosciamo quella fede che ci indica attraverso la scrittura opere buone da compiere, giammai per acquisire la Grazia, unicamente dispensazione divina, ma per predisporci con cuore sincero al cambiamento e al servizio, cercando di essere corretti e coerenti con gli insegnamenti, seguendo i precetti biblici.

Tuttavia, ciò che faremo, il modo in cui agiremo, difficilmente ci renderà “giusti” se non lasciamo aperta un opzione, ovvero: ” è possibile che sia diversa da come la penso? “.

Essere fermi sulle convinzioni su ciò che crediamo di sapere, su ciò che abbiamo letto o imparato rende statico e ignorante il nostro cammino. Ignorante proprio nel suo corretto significato, ignoriamo altre possibili soluzioni poiché non siamo disposti a sondarle.

Questa visione induce a pensare che ad un certo punto si conosca tutto, o che si possa conoscere tutto, giacché siamo convinti, di essere nel giusto non ammettendo altre possibili vie. Prevede quindi che si sappia sempre come agire, ci autorizza a pensare che chi ha un concetto diverso dal nostro certamente sbaglia! Insomma è qualcosa che assomiglia molto alla presunzione.

Ancor più quando i nostri pensieri sono rivolti a Dio, là dove gli spazi del pensiero sono infiniti, una dimensione dove tutto è possibile, dove il contrario è un concetto molto vicino all’esatto.

Esiste tuttavia la visione dello spirito, dove la giustizia non è sindacabile ( mai ) poiché la giustizia è giusta! Viceversa se vista dal cuore umano pare avere mille sfaccettature possibili.

Esse appaiono tutte buone, modulabili, adattabili all’abbisogna. Ovviamente spiritualmente menzognere.

Per esempio riteniamo settario colui che si allontana o si scosta da una determinata dottrina a motivo di una interpretazione diversa. Tale individuo perseguendo i propri ragionamenti o interpretando diversamente alcuni concetti non è più ritenuto coerente alla comunità o chiesa a cui appartiene. In qualche modo avendo una visione ” esclusiva” viene considerato settario. Quando, ritengo invece valido il ragionamento opposto: essendo la comunità non disponibile a valutare opzioni differenti essa stessa si rende esclusiva e quindi settaria.

La versione per cui molti vedono le cose in un determinato modo e quindi probabilmente è così, non conferma nulla se non l’attitudine umana a conformarsi.

La chiesa spesso si chiude in un carapace fatto di norme a cui diamo un’interpretazione parziale o giustificata. Si rifiuta di guardare oltre, ingrediente primario di crescita in ogni campo. Così come la scienza spinge le sue ricerche nello spazio del non conosciuto per aprire nuovi varchi, lo stesso fa la fede per non inabissarsi nei meandri della religione.

Ma… essere giusto vuol dire sopportare, patire?

Quante volte abbiamo sentito dire:” l’obbedienza vale più del sacrificio”, quante volte lo abbiamo sentito accostato al ” sopportare qualche torto “. Tutto ciò è corretto e vero, ma una cosa è applicarlo a regole morali e di comportamento, una cosa è adattarlo a concetti di giustizia suprema.

Ha senso sopportare quando l’origine del malcontento non ha nulla a che vedere con la giustizia, con la dottrina o con il Vangelo? Si ha senso! È un ottimo esercizio spirituale, fatto salvo che quella situazione deve cambiare ed evolversi. Patire qualche torto non vuole dire patire perennemente!

Mi spiego… sopportare qualche torto è buono, obbedire è buono. Qualsiasi tipo di società si regge bene su di questi principi, dal condominio, alla comunità, alla Chiesa.

Sicuramente non è buono obbedire e sopportare ad oltranza quando questo mina le fondamenta della nostra fede, su cui appoggiamo l’idea di comunità, su cui abbiamo costruito il nostro amore verso i fratelli.

Secondo i crismi della sua epoca Gesù non avrebbe mai dovuto opporsi all’ordine farisaico, né insegnare dottrine in contrasto con la legge (come guarire in giorno di sabato). Ciò vorrebbe dire che Cristo avrebbe dovuto obbedire e sopportare il comportamento dei sacerdoti del suo tempo.

Gesù era giusto o ribelle?

Gesù patì molto di più che qualche torto, fu molto più che obbediente. Insomma Cristo fu obbediente e umile pur essendo contrario è ostinato.

È un concetto difficile da comprendere, Gesù si sacrificava e si sottometteva e allo stesso tempo disobbediva, quale delle due cose aveva più valore o era più grave. Obbedire a Dio o disobbedire agli uomini? Quegli uomini non erano forse stabiliti da Dio stesso nel loro sacerdozio?

I Sacerdoti non sarebbero mai andati oltre la legge, non avrebbero osato, eppure oltre la legge c’era la Grazia. Per questo motivo Gesù disse di essere venuto a portare a compimento la legge e non ad abolirla superando il limite che nessun sacerdote avrebbe potuto varcare.

Non la mia volontà ma la tua…

Luca 22:42 «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Però non la mia volontà, ma la tua sia fatta».

Gesù avrebbe potuto opporsi? Si! Infatti è scritto ” non la mia volontà, ma la tua ” è pure ” depongo la mia vita da me per riprenderla poi”.

Gesù aveva anche una volontà umana è certo timore per quello che già sapeva gli sarebbe accaduto. Fece un grande sforzo per sottomettere la carne, ciò per obbedire alla volontà divina

Obbedire non è riferito ad un comportamento da tenere, come obbedire ad un ordine, ma obbedire alla volontà divina che è giusta e perfetta, sacrificarsi è annullare la propria volontà a favore del Regno, ciò per percorrere l’unica via per il nostro bene e per il bene altrui.

Disubbidire agli uomini per ubbidire a Dio è un peccato? Quale esempio prendiamo per essere a Sua immagine e somiglianza?

Matteo 12:50 Poiché chiunque avrà fatto la volontà del Padre mio, che è nei cieli, mi è fratello e sorella e madre».

Giovanni 6:38 perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.

Ma … qual’è la volontà di Dio Padre?

La volontà di Dio è il fondamento su cui si basano la fede e tutta la chiesa…Amatevi l’un l’altro come io vi ho amato.

Questo per essere uno in Cristo e con Cristo nel Padre.

Giovanni 17:21 che siano tutti uno; e come tu, o Padre, sei in me e io sono in te, anch’essi siano in noi: affinché il mondo creda che tu mi hai mandato.

Come essere coerenti e obbedienti? Come varcare la soglia della conformità per abbattere i limiti religiosi che confinano l’amore di Dio ad un comportamento amorevolmente umano.

Dio, è certo, non possiede confini e quando pensiamo di conoscerlo non abbiamo scoperto neanche un milionesimo della Sua luce e se ciò basta a farci sentire appagati difficilmente vivremo esperienze profonde.

Che si vada oltre è il desiderio di Dio per noi, Egli ci spinge concedendoci tutte le garanzie possibili “se Dio è con me, chi sarà contro di me?”

Il Signore ha tracciato un cammino: i precetti che troviamo nella scrittura. Essi non sono né ordini, né disposizioni di uomini, ma dettami ai quali ci assoggettiamo umilmente con sofferenza (nella carne) per ricavarne gioia eterna.

Chi è allora il giusto? se mai ne esiste uno. Non sarà colui che contro ogni giustizia umana farà prevalere la volontà di Dio.

copyright©francescoblaganò 6/2020

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