Lettera al professore Veronesi

“Dveronesi1i fatto sono sempre stato anticonformista, ribelle ai luoghi comuni e alle convenzioni accettate acriticamente, e questa mia natura mal si conciliava con l’integralismo della dottrina cattolica che era stata il fondamento della mia educazione di bambino; ed è allora che l’uomo scopre di essere uomo, si rende conto che non c’è nessuna entità sovrannaturale a benedire il suo operato, che ci sei solo tu in quei momenti, solo con la tua capacità, la tua concentrazione, la tua lucidità, la tua esperienza, i tuoi studi, il tuo amore (o anche la tua carità come la chiamava don Giovanni) per la persona malata. Allo stesso modo di Auschwitz, per me il cancro è diventato la prova della non esistenza di Dio. Questo è quanto Ella scrive nel suo libro “Il mestiere di uomo”, per giustificare o motivare il suo progressivo allontanamento dalla fede in Dio ma non nella vita. “Nessun Dio può riscattare l’uomo dalla sua sofferenza, nessuna verità rivelata può lenire il dolore di due genitori che perdono un figlio malato di tumore”, aggiunge ancora lei, ma come credente debbo dirle con estrema sincerità che Ella è in pieno errore! Ricordo, egregio Prof. Veronesi,  di averle scritto tanti anni fa a commento di una sua intervista sempre sul tema del cancro, e mi rattrista constatare come – dopo tanto tempo – la sua incredulità si sia così radicata, malgrado la sua longevità l’avvicini al giorno in cui, volente o nolente, dovrà ritrovarsi alla presenza di quel Dio in cui non crede o rifiuta di accettare: le assicuro che l’Eterno non le chiederà il permesso di riportarla in vita poiché TUTTI, bravi e cattivi, colti e ignoranti, non potremo scampare alla resurrezione del corpo.

Quella data arriverà con certezza sicura, così come è sicuro che io le sto scrivendo e che lei sta leggendo. Orbene, si è mai chiesto chi le ha dato l’intelligenza? Si domanda mai perché continua a svegliarsi, ogni mattina, e ad affrontare la giornata che, immagino, sarà fitta di impegni? Oh, so bene che la sua cultura, i suoi studi e le sue ricerche hanno concorso a farla diventare quel che è oggi, cioè una grande autorità e un rinomato nome nel panorama scientifico internazionale, ma tutta il suo “sapere” è di scarso valore davanti a Dio perché Dio non si rivela ai sapienti ma ai semplici (Matteo 11:25): infatti, il motivo principale che impedisce al mondo di oggi di conoscere (e relazionare) il Creatore sono la Superbia e l’Orgoglio umani, i quali sono dei seri ostacoli perché si possa percepire la presenza di Dio e instaurare un concreto dialogo con Lui. L’ateismo e l’incredulità che segnano il XXII secolo sono la conferma di ciò che dico, nonostante l’Eterno  cerchi l’uomo non per “punirlo” ma per “ricondurlo a se”.

Pertanto, poiché non sarò io a cambiare il suo cuore ma sarà Dio, a condizione Ella si fermi a riflettere e smetta di associare Gesù alla religione, debbo necessariamente correggerla laddove nega che possa esserci un “Dio capace di riscattarci dalla sofferenza”…. perché Cristo, l’Unigenito Figlio del Padre, è vissuto su questa terra proprio per “riscattare” l’intero genere umano dalla morte e dal peccato, portando addosso con sé ogni tipo di peccato (Isaia 53:4-5) ivi compreso quello legato alla sua incredulità (o rabbia verso il sistema clericale?). Né Budda, né Confucio e neppure Maometto hanno fatto qualcosa per Lei, egregio professore, ma soltanto Gesù ha “riconciliato il mondo nella sua carne” (Efesini 16). E questo è comprovato dalla storia di Roma nel cui contesto il Messìa ha vissuto, ha manifestato l’Iddio invisibile, ha guarito e aperto gli occhi dei ciechi e cambiato i cuori di molti! Spero queste mie parole la spingano a meditare con attenzione ed Ella possa afferrare, in un attimo, la mano del Signore che le offre una seconda possibilità. Non la sprechi.

Salvatore Di Fede – notiziecristiane.com

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