“Quando Dio crea… e quando l’uomo rovina”

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Guarda la creazione. Ma guardala davvero. Non con gli occhi stanchi della routine, ma con la meraviglia di un bambino che vede tutto per la prima volta. Chi ha insegnato al mare a fermarsi proprio lì, sulla riva, senza mai oltrepassare il limite? Chi ha pensato a tutte le sfumature del cielo, che non sono mai le stesse due volte? Chi ha intessuto il canto degli uccelli all’alba, la danza delle foglie mosse dal vento, il silenzio potente delle montagne?

Chi ha dato ai gatti quella grazia silenziosa, quella leggerezza quasi irreale, quell’indipendenza che sa comunque amare? Chi ha messo nei cani quella lealtà disarmante, quell’istinto a proteggere anche chi non lo merita, quell’amore che non ti chiede di essere all’altezza, ma semplicemente presente?

Chi ha fatto sbocciare i fiori nei deserti e colorato i pesci nei fondali dove nessun occhio umano sarebbe arrivato? Chi, se non un Dio che ama la bellezza per il gusto di donarla. Un Dio che crea perché trabocca. Che non ha bisogno di farsi notare, ma si rivela nel dettaglio. Che non chiede di essere capito, ma contemplato.

Dio non è grigio. Il grigio lo abbiamo inventato noi. Quando abbiamo cercato di incastrare il Dio vivo dentro i limiti delle nostre strutture morte. Quando abbiamo preso la fiamma dello Spirito e l’abbiamo chiusa sotto una campana di vetro, chiamandola “decoro”, “ordine”, “tradizione”. Quando abbiamo messo l’etichetta “proprietà privata” sull’opera di Dio e l’abbiamo organizzata in programmi, regolamenti e ministeri registrati.

Dio crea e libera. L’uomo — quando non ascolta — incatena e rovina. Lo vediamo nel mondo: la natura esplode di vita, e l’uomo arriva con le sue mani sporche di dominio, controllo, sfruttamento. Lo vediamo anche nella Chiesa: Dio soffia con potenza, guarisce, salva, consola, e l’uomo corre subito a recintare, ad etichettare, a commercializzare. È lì che inizia il declino. È lì che la freschezza dello Spirito si spegne e la gioia si trasforma in prassi senz’anima. È lì che la grazia viene distorta e Dio non si riconosce più… perché l’immagine è stata contaminata.

E allora si finisce per predicare un Dio che non è più il Padre di Gesù, ma una caricatura religiosa fatta di controllo, punizione e paura. Un Dio utile solo a mantenere il sistema. Ma quel Dio non è reale. Non è il Creatore degli oceani e dei fiori di campo. Non è il Dio che sorride mentre disegna il piumaggio di un uccello che nessuno vedrà. Non è il Dio che guarisce, consola, lava i piedi e piange con chi soffre. Quello è un idolo, nato non dal cuore del cielo, ma dalle paure dell’uomo.

La verità è che Dio è bellezza. È vita. È libertà. È eccedenza. È grazia che trabocca, anche quando nessuno guarda. È Colui che fa nuove tutte le cose, e lo fa ogni giorno, senza stancarsi mai. E se vogliamo tornare a vederLo, dobbiamo smettere di mettere le mani su ciò che non ci appartiene. Dobbiamo lasciare che il vento dello Spirito soffi, senza chiedergli dove va. Dobbiamo togliere le nostre strutture dalla scena e tornare semplicemente a contemplare.

Perché quando Dio crea, l’anima respira. Ma quando l’uomo prende il controllo, tutto si irrigidisce, si corrompe, si spegne. E la differenza… si sente. Sempre.

— Marcello Donadio ❤️❤️

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