A Favale una parola di riconciliazione per sanare gli eventi d’intolleranza cattolica avvenuti 160 anni fa

“Dove c’è stata incomprensione e sofferenza, là ci siano riconciliazione e pace”. Sono queste le parole della lapide posta domenica 20 gennaio a Favale di Malvaro (GE), piccolo borgo dell’entroterra di Chiavari, per chiudere una storia di intolleranza che da 160 anni attendeva di essere sanata. Non c’è infatti protestante italiano che non conosca i Cereghino del Favale, famiglia di cantastorie che costituì nel paesino ligure una piccola ma significativa presenza protestante, in particolare valdese. I Cereghino che, nei loro spettacoli raccontavano le storie della Bibbia, vennero duramente perseguitati dai loro compaesani, tanto che l’allora parroco di Favale li denunciò per cospirazione contro la religione di Stato, accusa che pagarono con il carcere. Eventi lontani, rinnovati però ogni giorno dalle parole di una lapide eretta nel 1853 nel Santuario della Madonna del Rosario “a guardia del cattolico dogma, contro la qui intrusa valdese eresia”.

Oggi, a distanza di tutti questi anni, da tante parti della società civile di Favale è maturato il desiderio di una riconciliazione per dimenticare quel drammatico episodio e di un profondo rispetto verso la chiesa evangelica di quella comunità che ha raccolto l’eredità dei Cereghino.

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